La storia di Martina

 Giovanna Rezzoagli

Nella vita di ciascuno di noi vi sono eventi che, rievocati a distanza di tempo, assumono i contorni leggermente sfocati di una fotografia abbandonata in un cassetto. La storia di Martina assomiglia ad una favola a lieto fine, come quelle che dolcemente ci cullavano nelle illusioni dell’infanzia. E’ però una storia vera, accaduta anni fa in un piccolo paesino di montagna, talmente piccolo che in molte carte geografiche non viene neppure riportato. Questo piccolo paesino si chiama Torrio e si trova esattamente al confine tra Emilia Romagna e Liguria, in una valle in cui a volte cade la neve nel mese di maggio e che a settembre si incendia di mille colori. Ricordo che quando giugno lasciava il posto a luglio e si sentiva cantare per la prima volta il cuculo, mio padre era solito affermare che finalmente l’estate era arrivata. Martina arrivò nella nostra casa come un piccolo uragano all’inizio di luglio. Mancava molto poco alla nascita di mio figlio, ed era mio marito a spostarsi sulle strade impervie di montagna. Un bel pomeriggio pieno di sole ritornò a casa con la spesa e… con Martina. Una bellissima, dolcissima ed affamatissima piccola di cinghiale. La sua mamma ed i suoi fratelli più robusti avevano improvvisamente attraversato la strada mentre mio marito sopraggiungeva in auto, la più piccola della nidiata, spaventatissima, non era riuscita a seguire la sua famiglia ed era rimasta sul ciglio della strada. Mio marito la raccolse e la portò a casa. Dramma. Cosa si fa con un piccolo, ma veramente molto piccolo cinghiale? La risposta arriva pronta dal veterinario: lo si allatta, come si fa con tutti i piccoli mammiferi del mondo. E fu così che prima di imparare a dare il biberon a mio figlio, imparai con Martina. La signorina crebbe veloce e ben presto la stalla in cui la avevamo ricoverata divenne strettina per la  sua giovanile esuberanza. Nei due mesi in cui Martina rimase con noi feci tanti tentativi per sistemarla al meglio. Mi rivolsi ad associazioni per la tutela degli animali, per sentirmi rispondere che non si occupavano di cinghiali. Mi rivolsi alla sede più vicina del corpo forestale sentendomi dire che avrei potuto essere denunciata per aver accolto la piccola in quanto la stessa era di proprietà dello Stato Italiano. In pratica avevo commesso una appropriazione indebita. Come in tutte le storie che assomigliano alle favole, anche in questa non poteva mancare la fata buona. In questo caso ha assunto le sembianze di una Guardia Forestale maggiormente interessata a contrastare il fenomeno, ancor oggi diffuso, del bracconaggio piuttosto che a denunciare una neo mamma che dopo aver dato il biberon al suo neonato lo preparava anche alla giovane quadrupede. Concordammo che, non appena svezzata, Martina avrebbe vissuto in un’area protetta nella provincia di Piacenza. Alla fine del mese di agosto Martina, ormai cresciuta e abituata a ricevere coccole ed a rispondere se chiamata, salì su di un piccolo furgoncino e ci salutammo. Nel paese in molti avevano preso in simpatia la bestiola. Come accade nei piccoli mondi a sé di campagna si dividono le emozioni belle e quelle tristi, quando nacque mio figlio tanti vennero a conoscere il neonato recando piccoli pensieri, e tutti a stupirsi della cinghialotta che, al pari di un cagnolino, faceva le feste felice per un poco di attenzione. Ho voluto scrivere di questa storia vera e personale, perché proprio in questo istante tanti animali verranno abbandonati ad un amaro destino. Ma l’affetto semplice e sincero che queste creature sono in grado di provare e dimostrare è tanto grande. Basta solo non dimenticarlo. In famiglia ancora ricordiamo Martina. Mi piace pensarla libera e felice in un grande prato verde, sia esso di questo mondo o meno.