Infanzia negata… “Ti lascio una canzone!”

di Rita Occidente Lupo

C’era una volta, lo”Zecchino D’Oro”! La vetrina della canzone per gli anni verdi, col candore d’animali e burattini, che funzionavano in un testo variegato, premiato. I bambini, non si torcevano, anzi lottavano tra smorfie di timidezza e lagrimoni che inciampavano le performance. Un’infanzia che strappava il sorriso, rimandando il candore dei primi approcci canori. Trasmigrati poi, dal mitico mago Zurlì, nel piccolo coro dell’Antoniano, da Mariele Ventre diretto spezzando note di solidarietà. Poi, un certame sempre più distaccato dalla versione originaria: giungendo a puntare l’audience sui baby cantanti vulcanici della Clerici “Ti lascio una canzone”, più che sul testo. Duo lirici senza pietà, con un’ugola spianata alla Pavarotti, abilissimi più delle star di cui interpretano i testi e gemelle peperine, a far sognare mitici anni ’80!Mini-divi alla ribalta, quelli che il terzo millennio saluta, imponendo di crescere ad ogni costo, nel gareggiare con cantanti affermati, spesso strabiliati dinanzi a piccoli talenti di grandi promesse. Pinocchio in soffitta, con i suoi zecchini, per nulla emulabili con l’euro…oggi, d’infanzia, nulla nei karaoke del sabato sera o nelle minestre rivisitate di spettacoli per adulti! Addio Zecchino d’Oro degli anni ’60! Un solo soffio, sulle 57 candeline, rievocando con rimpianto un’era, nella quale grembiulini bianchi e treccine al vento, rimandavan odore di pulito, dal profumo di “Ava, come lava” …con e senza calzettoni smollati e bermuda anglosassoni!