Bancarossa

Angelo Cennamo
Gli intrecci tra finanza e politica, specie in campagna elettorale, non sono una novità di questi giorni. Il caso del Monte dei Paschi di Siena, però, rispetto ad un normale contesto di interlocuzione, che richiederebbe trasparenza e rispetto delle regole nel vicendevole scambio di interessi tra le parti, rischia di intorbidire il clima istituzionale oltre ogni limite per le sue trame oscure e per le imprevedibili ricadute che sicuramente ne deriveranno. MPS ha il primato di essere la banca più antica del mondo, essendo stata fondata addirittura vent’anni prima che Colombo scoprisse l’America. A Siena lo chiamano “La mamma” per la sua generosa ala protettrice sotto la quale operano i più disparati comparti economici e produttivi di quel territorio. Nulla accade in città che non venga prima deciso nei sontuosi e secolari palazzi del Monte, simbolo di opulenza e di potere. La banca è governata da una Fondazione che porta il suo stesso nome. A sua volta, la Fondazione è controllata dal Comune di Siena, il quale, se non erro, è amministrato ininterrottamente dal centro sinistra fin dai tempi di Palmiro Togliatti ( la democrazia a Siena funziona così). Per farla breve, il MPS è stata una propaggine politico finanziaria del Pci, del Pds e dei Ds ieri, lo è oggi del Pd. E chi lo nega è fuori dal mondo. Lo scandalo dei derivati Alexandria e dell’acquisto di Antonveneta ad un prezzo 4 miliardi di euro superiore rispetto al suo reale valore di capitalizzazione pongono sul banco degli imputati Giuseppe Mussari, brillante avvocato di origini calabresi, giunto al vertice di Mps a soli 39 anni, per poi essere promosso presidente dell’Abi qualche anno dopo. Il sospetto che dietro certe operazioni possano nascondersi altri movimenti è forte, e la notizia – per la verità non nuova, ma a suo tempo snobbata dalla maggioranza dei media – sta alimentando delle roventi polemiche e muovendo accuse che potrebbero ritorcersi contro il Pd proprio nel momento più delicato della campagna elettorale. La direzione del partito democratico  è attaccata non solo dalla destra berlusconiana ma anche dal centro di Monti, che stigmatizza le prese di distanza di Bersani e lancia un monito contro la politica nelle banche. Allo stesso modo, sono finite nel mirino anche Bankitalia e Consob per non aver sorvegliato abbastanza sulla gestione allegra della mamma senese. Come finirà? Si dice con una gattopardiana nazionalizzazione di Mps, che porterà la banca rossa ad essere gestita non più dal solo Pd, ma anche da tutti gli altri partiti dell’arco costituzionale.  cennamo.angelo@tiscali.it 
 

Un pensiero su “Bancarossa

  1. Mah, per ora parliamo praticamente del nulla: non vedo alcun reato e a molti ovviamente fa comodo, durante la campagna elettorale far passare lontani sospetti per colpevolezza accertata (su cosa, poi, non è chiaro). Monti candida Monaci. Berlusconi che critica il PD, pure ha avuto i suoi movimenti (vedi http://bit.ly/10Tk4So)…
    Mi sa che l’unico conto MPS di cui a nessuno frega niente è il mio 😀

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