Napoli: detenuto suicida a Secondigliano, gli erano morti moglie e figlio

 Resta alta la tensione nelle carceri italiane, sempre più invivibili. Ed è ancora in Campania che si concentrano le criticità detentive. “Dopo il tentato suicidio di un detenuto nel carcere di Avellino” dichiara Donato CAPECE, Segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE – il primo e più rappresentativo della Categoria -, “sabato notte si è tolto la vita nel Centro Penitenziario di Napoli Secondigliano un detenuto italiano, A.P., nato nel 1957 e con un fine pena nel 2030 per reati vari. Aveva dato fuoco qualche giorno fa alla sua cella, evidentemente dopo la tragica notizia della morte della moglie e del figlio, ed anche per questo era stato spostato in altra camera “liscia”, dove sabato notte si è impiccato con alcuni stracci alla finestra. Non posso che giudicare con estrema preoccupazione la grave situazione penitenziaria italiana, che si aggrava ogni giorno di più. Le carceri italiane sono sovraffollate con oltre 66mila. Non è più il tempo delle parole, è il momento di agire concretamente. Denunciamo quasi quotidianamente che quasi tutte le Regioni italiane sono “fuori legge”, ospitano cioè un numero di persone superiore al limite “tollerabile” delle strutture carcerarie. Tutto questo è gravissimo ed inaccettabile Il SAPPE da tempo chiede alla Ministro della Giustizia di sollecitare l’attenzione del Parlamento su ogni utile soluzione legislativa che possa decongestionare concretamente le carceri, a cominciare proprio dalla calendarizzazione del provvedimento della Ministro sulle depenalizzazioni. Sul tema, il primo Sindacato della Polizia Penitenziaria, il SAPPE, è in piena sintonia con la Ministro sulla necessità di ricorrere maggiormente alle misure alternative alla detenzione per quei reati di minore allarme sociale. Riteniamo sia importante incontrare la Ministro della Giustizia vista la recente legge sulla revisione di spesa che potrebbe piegare le gambe al Corpo: è necessario garantire adeguati stanziamenti di denaro per la funzionalità operativa della Polizia penitenziaria. Il SAPPE, primo e più rappresentativo sindacato della Polizia, torna ad esternare le proprie preoccupazioni per le politiche gestionali dell’Amministrazione Penitenziaria che, a nostro avviso, stanno delegittimando e depotenziando oltre misura il ruolo di sicurezza affidato alla Polizia Penitenziaria. Secondo noi, il Capo del DAP Giovanni Tamburino sottovaluta l’aspetto della sicurezza e dell’ordine pubblico a favore di una indiscriminata politica trattamentale che allo stato attuale, con queste strutture e questi numeri allarmanti, è semplicemente pura utopia”.