Capaccio terra di nessuno

Aurelio Di Matteo

Gli episodi degli ultimi giorni di questa calda estate hanno riproposto in modo evidente il problema della sicurezza sul territorio di Capaccio, in particolare per la cosiddetta piccola criminalità, ma che riguarda il patrimonio personale e, spesso in modo drammatico, l’incolumità fisica delle malcapitate vittime. E fu di certo meritorio che l’Amminsitrazione comunale avesse portato l’attenzione sui problemi della sicurezza nel Consiglio comunale itinerante svoltosi nella popolosa contrada di Licinella che nei mesi invernali fu teatro di una serie di incendi, oltre che di altri episodi di ordinaria criminalità. Il problema della sicurezza, come testimoniano gli episodi sempre più frequenti, investe in modo più o meno preoccupante tutti gli altri Borghi, grandi e piccoli, sia quelli a frequenza più stagionale sia quelli a connotazione più urbanizzata. E non si tratta sempre di piccola o occasionale criminalità, né dei furti di un modesto elettrodomestico d’uso, per i quali può essere imputabile il singolo sprovveduto immigrato. A questi vanno aggiunti gli episodi sempre più frequenti di risse e il fenomeno dello spaccio di sostanze stupefacenti. La prima domanda che mi sento di porre è la seguente. A quelle ottime intenzioni espresse in Consiglio comunale ha fatto seguito qualche iniziativa concreta di competenza? Ho appreso dalla stampa locale che, dopo gli ultimi incresciosi episodi, il Sindaco ha fatto appello al Prefetto. È vero che l’ordine pubblico attiene alla competenza dello Stato attarverso i suoi organismi preposti alla prevenzione e alla repressione della criminalità variamente definita e articolata; ma per un’Amministrazione comunale la sicurezza dei cittadini dovrebbe essere il primo degli obiettivi. Ed essa ha anche gli strumenti operativi per intervenire, non solo per le competenze che ricadono specificamente in capo al Corpo dei Vigili urbani, equiparato in ciò alle Forze dell’ordine statali, ma per i compiti demandati dal comma 4 dell’art.118 del titolo V della Costituzione e dai trasferimenti operati dal decentramento amministrativo, soprattutto per le finalità che può e deve perseguire con interventi rivolti al tessuto sociale, alla cura del territorio e alla diffusa e concreta vivibilità secondo legalità. La sicurezza è tema che non ha coloritura politica, né di destra né di sinistra, ma è condizione essenziale della vita civile e sociale nella sua globalità. In particolare per l’Amministrazione comunale di Capaccio, che rivendica il suo colore “civico”, il problema dovrebbe essere in cima ai suoi obiettivi e interventi. Certo non tutto dipende dal Sindaco; ma l’elezione diretta dei sindaci e il trasferimento di funzioni dallo Stato agli Enti locali hanno comportato per le Amministrazioni locali un ruolo sempre maggiore per le politiche della sicurezza urbana. D’altra parte l’aumento di alcuni fenomeni (immigrazione clandestina, spaccio di sostanze stupefacenti, varie forme di abusivismo sociale, ecc.) ha obbligato le Amministrazioni locali a porre in primo piano compiti di “sicurezza urbana” intesa come bene pubblico da tutelare attraverso attività poste a difesa, nell’ambito delle comunità locali, del rispetto delle norme che regolano la vita civile, per migliorare le condizioni di vivibilità, di convivenza civile e di coesione sociale. Il bisogno di legalità e di sicurezza è la condizione essenziale per ogni forma di sviluppo economico, prima ancora che per una tranquilla convivenza. Questo, sì, non è né di destra né di sinistra! Il Sindaco cominci a utilizzare i nuovi poteri amministrativi che la legge consente ampiamente; i Vigili tornino a essere un corpo di prevenzione e vigilanza, non solo di direzione del traffico e di repressione della sosta selvaggia, perchè hanno tre requisiti essenziali idonei per questo compito, la possibilità giuridica, la competenza e la minuta conoscenza del territorio e della comunità; i cittadini siano coinvolti secondo il principio di sussidarietà. Si tratta di far sentire e assicurare una presenza continua dell’Istituzione pubblica al fine di presidiare e riconquistare il territorio alla legalità. E la legalità si afferma non con i retorici discorsetti in pubbliche manifestazioni o con l’arrivo della madonna pellegrina di turno nell’Aula magna di un Istituto scolastico. Essa si afferma evitando le varie forme di abusivismo sociale, piccolo o grande che sia, così diffuso nel territorio – in tal senso quello edilizio è forse il meno pericoloso -, l’ampia clandestinità che caratterizza l’intera area, le molteplici attività in nero o semplicemente sommerse; consentendo condizioni di vita accettabili e umanamente dignitose ai tanti immigrati, in modo che una condotta civica adeguata e il rispetto delle norme siano vissuti e appresi in un contesto che mostra in concreto l’essere nella legalità. Importante è già cominciare a ricreare una situazione infrastrutturale accogliente e un’organizzazione sociale e valoriale attraverso la trasformazione del contesto in cui si possa leggere ordine, decoro, normativa e legalità. Per fare ciò basta un po’ d’impegno e di determinazione, a costo anche di pestare qualche callo ai cosiddetti poteri forti o semplicemente a qualche grosso contenitore di voti.