PD: è sempre più De Luca

Aldo Bianchini

Semmai ci fosse stata una flebile ipotesi di accordo “extrapartiti” tra Vincenzo De Luca e Edmondo Cirielli (per far vincere il centro-destra nelle prossime elezioni provinciali), alla luce degli ultimi avvenimenti sembra proprio che di questo ipotetico accordo non ce ne sia più bisogno. Tanto il PD si sta condannando da solo a causa delle viscerali faide interne. Ormai il Partito Democratico è spezzato in più tronconi: Villani, Valiante, Andria e “cespugliame vario”. Il bello è che mentre i cossiddetti leaders si spennanno tra loro, sembra che tutti facciano, poi, riferimento a quello che appare come il vero “capo dei capi” nel partito a livello almeno cittadino. L’ultimo scontro, quello tra Alfonso Andria e Antonio Valiante sulla revoca della delega di assessore regionale a Montemarano, è la classica goccia che fa traboccare il vaso, a meno di non pensare ad un fatto nuovo. Correndo il rischio di scantonare nella fantapolitica, è anche ipotizzabile la strategia del “tutti divisi” non per favorire il capo ma per metterlo in seria difficoltà nel caso di una storica e paventata sconfitta. Difatti se diamo per scontato, come dicono in tanti, che il vero capo è De Luca bisognerà poi necessariamente attribuire a lui, e solamente a lui, anche l’eventuale sconfitta. Reo a quel punto di aver provocato, con il suo atteggiamento autoritario, anche le numerose spaccature all’interno del “piddi”. Salvo, poi, in caso di vittoria a rinsaldare le fila che al momento appaiono sempre più diversificate. Se così non è, o non sarà, potremo commentare di trovarci di fronte a personaggi (Andria, Villani, Valiante) che veramente stanno oltrepassando i confini dell’ultima spiaggia. E non potranno mai più sottrarsi al potere egemonico del “capo dei capi”.