Avvilente Democrazia!

Michele Ingenito

Senza entrare nel merito delle recenti vicende politiche che hanno determinato il crollo del gran Visir Silvio Berlusconi, la cosa che sconvolge davvero è l’impossibilità di una ‘vita’ a tempo dei governi italiani. Cioè, la possibilità che, una volta ricevuto il mandato elettorale, lo si rispetti fino all’ultimo dei suoi giorni. E ciò indipendentemente dalla bontà o meno di chi pilota la ‘barca’. Più di uno si scandalizzerà per queste parole. E non a torto. Perché chi critica parte dal presupposto, condivisibile o meno, che il governo Lega-PDL abbia fallito in anticipo i propri obiettivi, gettando il Paese in una profonda crisi sociale, economica e morale tale da non giustificarne più l’esistenza. Le mode, si sa, corrono anche in politica. E, visto che il capo è alle corde, pian pianino si sollevano sempre più numerose le teste dei benpensanti interni per porre condizioni, opporre resistenza, cambiare casacca, in breve tradire. Dall’altra parte della barriera, dell’opposizione, cioè, il can-can cresce di intensità, e a ragione, attesa l’evoluzione critica della controparte di maggioranza. Fatto sta che, a breve, potremmo ritrovarci con un governo tecnico per miracolose cure anti-spread, con neo-opposizioni scalmanate e rigorosamente collocate sulla breccia, pronte a ‘fucilare’ ogni mutamento di rotta, nel bene e nel male; oppure, con nuove elezioni dalle prospettive imprevedibili e chissà quante sorprese nei cilindri infiniti che ci saranno propinati dai non meno infiniti e consumati eterni prestigiatori della politica italiana. La sensazione netta e disincantata è che, alla fine, non cambierà proprio nulla nel nostro sistema politico-istituzionale; salvo dover assistere ad un nuovo ciclo a breve della sua gestione. L’America di Obama, se ci riflettiamo un attimo, vive una analoga crisi politica. Gli americani sono delusi dal loro Presidente, e da tempo. Se votassero subito, il giovane hawaiano tornerebbe quasi certamente a casa. Nessuno, però, dei senatori democratici osa passare all’altra parte, per quanto potenzialmente la maggioranza in aula non sia più la loro. Altro paese, altra democrazia. Ciò non toglie che si affilino le armi perché, alla scadenza naturale del mandato, sia preparato il conto più salato possibile all’attuale primo inquilino della Casa Bianca, mandandolo a casa senza tanti rimpianti. Nessuno avalla i comportamenti personali di Silvio Berlusconi: troppo se stesso, troppo liberista, troppo autonomo, in fondo troppo autentico in un campo, quale quello dell’etica (formale), la cui violazione ostentata non viene consentita né, tanto meno, perdonata nel nostro Paese. La stampa estera si è divertita sul nostro Premier. Dal Financial Times all’Economist, tanto per citare alcuni tra i critici più ‘rumorosi’ di Silvio, lo hanno etichettato in malo modo, raffigurandolo come colui che ha fregato (e siamo eleganti nel tradurre) il proprio Paese. Il “Bunga Bunga” e il “Rubygate” vengono dipinti come i peccati mortali del Cavaliere, il più longevo Primo ministro dopo Mussolini, così come non minore ‘simpatia’ viene rivolta alle sue fortune processuali ricevute in virtù delle prescrizioni. Effettivamente, nei paesi dall’etica protestante così prepotente, nessun leader politico sarebbe sopravvissuto. Non ci pare, però, di poter dire la stessa cosa per l’Italia. Se così fosse, tanti, ma davvero tanti dei nostri esponenti politici dovrebbero mettere le scarpe al chiodo e tornare mestamente verso casa. Chissà se, proprio per evitare ciò, alcuni, anzi molti, sono già passati dall’altra parte della barriera. E, allora, a che serve sperare nelle sorti della nostra politica? Monti potrebbe risolvere il problema nel suo complesso, il gran complesso delle criticità italiane, incluse quelle di infezione economico-finanziarie internazionali. Ma lo lascerebbero davvero agire in piena autonomia? Lui, neo-senatore di un Napolitano acuto e saggio stratega di palazzo? Nel momento in cui il professore Monti dovesse intervenire pesantemente là dove necessario, le infinite, potentissime lobbies dell’italico sistema dei poteri lo lascerebbero davvero agire con l’autonomia necessaria? A cominciare dalle banche nei cui confronti Monti ha sempre avuto un’attenzione particolare? La democrazia avvilente del nostro sistema non glielo consentirà mai, purtroppo. Siamo indietro di molte, moltissime generazioni. La vera democrazia è di là da venire. Avremmo, altrimenti, gli uomini migliori al servizio dei partiti e del Paese. E mai, comunque, per un numero di legislature superiore alle due, oltre che con benefici economici e di varia natura decisamente inferiori. Chi ricorda Clinton, Bush e, tra non molto, Obama? Nessuno o quasi. Chi Andreotti, De Mita, Scalfaro, Dalema, Fini, e così via? Tutti o quasi. Ci dispiace per i giovani.