Conosciamo i Balega (Congo Rd): l’età per sposarsi

   Padre Oliviero Ferro

Non conoscendo esattamente la data di nascita e non potendo dunque determinare l’età, è difficile dire a che età si sposino i giovani Balega “si giudica solo in base alla maturità del corpo”. Per il ragazzo c’è l’iniziazione: quando uno l’ha superata, è considerato un uomo fatto ed è quindi preoccupazione del padre cercargli la sua donna. La ragazza è considerata matura e quindi atta al matrimonio da quando ha avute le mestruazioni e ha un seno abbastanza sviluppato…In ogni caso le ragazze si sposano sempre molto giovani. Quando il ragazzo è pronto, compito del padre è cercargli una ragazza ben sviluppata dal punto di vista fisiologico, così che il ragazzo possa generare in fretta e avere una posterità garantita e numerosa. Dopo aver versato quanto pattuito dopo la seconda tappa, la giovane donna, pur vivendo nella casa dei genitori del ragazzo, è custodita gelosamente dalla suocera ed è severamente proibito al suo futuro marito di avere rapporti con la ragazza. E ciò fino a quando la terza porzione della dote non sia stata versata. La convivenza, tuttavia, serve ai due giovani per conoscersi  meglio e rendersi conto se siano fatti l’uno per l’altra. In ogni caso, comunque vadano le cose, il matrimonio è già deciso e non si può tornare indietro. Terminata questa fase, la ragazza torna dai suoi e il ragazzo deve tenere duro fino alla celebrazione del matrimonio. I contatti prima del matrimonio sono assolutamente proibiti: si tratta di una legge talmente ferrea da minacciare castighi futuri, qualora ci fosse una infrazione che, d’altronde, nessuno si sognerebbe di commettere…Si racconta che, nei tempi più remoti, una ragazza fosse rimasta incinta prima delle nozze: fu cacciata dal territorio della tribù perché andasse a vivere altrove. Si fermò nell’attuale territorio dei BaBembe e avrebbe dato inizio, col parto del suo bambino, a quella tribù. Le due tribù, BaLega e BaBembe, sono cugine, ma hanno tra loro gli stessi rapporti che esistono tra Ebrei e Palestinesi…Nell’ambito della famiglia, la sola preoccupazione è quella di preparare i futuri sposi per le responsabilità della casa e della famiglia. Il giovane trova modo di avere una preparazione adeguata già al momento dell’iniziazione. Compito del padre o, meglio, del nonno, sarà quello di fargli approfondire tutte le conoscenze avute lungo il tempo dell’iniziazione, in modo sperimentale. Dal padre, il giovane che si prepara al matrimonio, apprende l’arte e la pratica per costruire la casa. Insieme vanno a tagliare gli alberelli necessari, li preparano e li mettono in piedi, dopo aver preso le misure della capanna. Per indurre il ragazzo ad apprendere in fretta e bene, il padre gli ripete “sarai giudicato uno da nulla se non impari per bene”. Quindi gli insegna a legare i pali tra di loro e a fabbricarsi la cordicella di fibre necessaria per tale lavoro. Il ragazzo per mostrare che è davvero diventato adulto, ce la mette tutta, divenendo così abile e indipendente. Tutto, in casa e fuori casa, fa capo al padre. Egli sorveglia la casa, guarda con occhi esperti i campi, le trappole della foresta e il suo comportamento diventa una scuola per i figli. E’ il padre che segue da vicino il figlio. Nel giorno in cui sposerà la sua donna, sarà compito del nuovo capo famiglia delimitare il campo, tagliare le piante per liberare il più possibile il terreno, bruciare il tutto, in modo che la sposina possa iniziare il suo lavoro di preparazione immediata, levando le erbe rimaste e procedere alla semina. Continuano nel frattempo i consigli per la preparazione immediata al matrimonio. Ad impartire consigli alla ragazza non è la madre, bensì la nonna, che la istruirà su tutto quanto deve sapere per essere una buona sposa. Insisterà in particolare sul rispetto e sull’obbedienza che deve portare al marito e ai futuri suoceri e raccomanderà di non fare sortilegi e stregonerie. Viene poi preparata a tutto quanto riguarda la vita intima col marito, soprattutto in ordine ai rapporti coniugali. La nonna stessa si incarica di preparare artificialmente la vagina, allargandola progressivamente introducendovi le dita, così che i contatti con il marito siano più spediti. Ciò si fa anche per preparare la ragazza al momento del parto. Tutte queste formalità e preparazioni al matrimonio si fanno nel tempo in cui viene versata la dote, a proposito della quale, occorre aggiungere ancora un particolare. La dote, nelle sue varie tappe, viene portata dal padre accompagnato dal figlio; non solo dal papà che lungo il viaggio verso i futuri suoceri potrebbe essere tentato di sperperarla per futili motivi. Ciascuna parte di dote è consegnata al padre della ragazza, tramite la ragazza stessa, la quale, in tale modo, è obbligata a esprimere il suo consenso alla decisione del padre. Presso i baFulero, una delle tribù limitrofe, è molto diverso: al momento del versamento della dote e per tutta quella giornata, la ragazza resterà chiusa in casa con l’ordine tassativo di non farsi vedere da nessuno, soprattutto dalla parte dei parenti del suo ragazzo che, per l’occasione vengano in massa per partecipare al lauto pranzo. Qualora la ragazza si faccia vedere, sarebbe giudicata come una donna frivola e, quindi, non meritevole del giovane sposo scelto per lei. Il giorno stesso in cui termina il versamento della dote, si procede al matrimonio. La ragazza deve arrivare vergine al matrimonio. Qualora ci fosse il dubbio di un comportamento ambiguo e cioè che il giovane e la ragazza si siano già comportati come marito e moglie, si procede all’esame della ragazza. Nel caso in cui risultasse la non verginità della ragazza, la notizia è immediatamente diffusa nel villaggio, dove tutti esprimono il loro giudizio di condanna, soprattutto nei confronti dei genitori e della famiglia del giovane. Questi ultimi sono giudicati come gente incapace di educare i figli secondo i costumi della tribù e apertamente disprezzati come persone nocive alla tribù stessa. Nonostante ciò, il matrimonio è comunque celebrato, ma con un altro spirito. Il cerimoniale del matrimonio è molto semplice. Una grande festa, consistente poi in un buon pranzo; la festa più grande è riservata alla nascita del primo figlio, dopo che la donna è stata consegnata al marito. La cerimonia delle nozze procede in questo modo: il nonno della ragazza porta una gallina che viene consegnata alla sposa in presenza dello sposo. Al momento della consegna, viene spruzzata della saliva sulla ragazza e sulla gallina: incominciava il nonno, seguito dal padre della ragazza, dalla nonna e dalla madre. Spruzzare la saliva è segno di benedizione. La sposa prende poi la gallina nelle sue mani e la porta con sé. Tale gallina viene conservata e custodita gelosamente nella casa nuziale, finchè non è stato generato il primo o anche il secondo figlio della coppia: la benedizione, espressa da quel simbolo, ha raggiunto il suo scopo. Al momento della benedizione, i nonni e i genitori, dell’una e dell’altra parte, offrono le ultime raccomandazioni e gli auguri per il nuovo matrimonio. Anche gli anziani non possono essere assenti con i loro consigli. Terminata la cerimonia, si iniziano danze e canti e il proseguimento dei festeggiamenti dipende dalla birra locale e dal cibo preparato, che sono sempre in quantità industriale. All’indomani, tutti i parenti dello sposo tornano al villaggio insieme agli sposi novelli. Allo sposo, di ritorno nel villaggio con la sposa, il padre gli dirà grazie. E alla madre dello sposo dirà che lui si prende cura della sposa, insieme a lei. La sposa entra quindi ku bunyumbà, nella sua casa, e là genera il primo figlio, continua con il secondo, col terzo e il matrimonio è giudicato ben riuscito. L’uomo custodisce sua moglie e la donna suo marito, in buona armonia.