Angri: il direttore Rita Occidente Lupo presenta “Cara Italia, ti scrivo” di Giuseppe Lembo

Domenica 25 Settembre 2011 – ore 10,00 – Salone di Rappresentanza delle Suore Battistine  Via M. Caputo – ANGRI – Presentazione del libro-inchiesta di Giuseppe Lembo“Cara Italia, ti scrivo” Viaggio nel disagio dell’Italia, unita nella disunità dal Nord al Sud. Presente l’autore, ne parleranno, in un confronto aperto con il pubblico della Sagra del Tricolore: Ermanno Corsi – giornalista RAI-Rita Occidente Lupo – Direttore quotidiano “Dentro Salerno-Mario Esposito – giornalista, organizzatore Premio Penisola Sorrentina “Arturo Esposito”-Introduzione della cantante-musicista Alessandra Maffia. Un appuntamento importante per “Cara Italia, ti scrivo”. Riflettori accesi sull’Italia del disagio italiano e soprattutto sull’identità e l’appartenenza dell’insieme italiano; questo è il filo conduttore delle 400 pagine del libro-inchiesta di Giuseppe Lembo, un autore del Sud, da tempo impegnato a scrivere sulla condizione umana, dal locale al globale e sui mali di cui soffre l’uomo del nostro tempo, soprattutto, per la mancanza di dialogo, di valori, di cultura e di un comunicare autentico. Giuseppe Lembo, crede fortemente nella cultura e nell’importanza del dialogo, che, purtroppo, sta mancando all’Italia ed agli italiani anche in occasione dei 150 anni dell’Unità d’Italia. La prestigiosa location è la città di Angri, ex M.C.M., un tempo, tempio del lavoro manifatturiero, poi cancellato, con grave conseguente disagio umano e sociale. L’appuntamento è per sabato 24 e domenica 25 settembre. La Pro- Loco di Angri, presidente il prof. Giuseppe Abate, con il sostegno e la presenza dell’UNPLI (Unione Nazionale Pro Loco d’Italia), sia provinciale che regionale e l’attiva partecipazione di ben 25 Pro Loco delle diverse realtà territoriali salernitane, ha pensato di festeggiare i 150 anni dell’Unità d’Italia, organizzando la “Sagra Tricolore”, nello spirito delle feste popolari antiche, occasioni importanti per la gente, per rinsaldare i vincoli di appartenenza e di identità culturale con la loro terra. Ad Angri, lo scenario celebrativo della “Sagra del Tricolore”, nei giorni 24 e 25 settembre, dominerà su tutto ed in tutti, l’importante principio unificatore, utile a far trovare alimento e vigore nei sempre più necessari sentimenti e valori della coesione sociale, un patrimonio che storicamente fa parte dell’insieme italiano e delle mille culture e storie locali, da lungo tempo, coltivate e tutelate anche dalle Pro Loco italiane, che contribuiscono attivamente ad unificare l’intera comunità nazionale. In questa cornice di grande solidarietà italiana, la “Sagra del Tricolore”, si riempie di diversi contenuti; dalla musica ai prodotti della Terra, dalla cultura al come eravamo, dai canti patriottici alle immagini eroiche del passato italiano. Il tutto negli ampi ed accoglienti spazi di un’area (la ex M.C.M.) un tempo sacrario del lavoro; per due giorni (sabato 24 e domenica 25 settembre), si esalterà il meglio dell’italianità d’insieme, con i buoni proponimenti di conservare anche a quelli che verranno, il patrimonio comune dell’identità e dell’appartenenza italiana che, niente e nessuno dovrà inquinare e/o mettere in discussione. Nella due giorni dell’agro nocerino ad Angri, ci sarà un forte clima italiano, con riflessioni attente per l’importanza dell’insieme italiano dal Nord al Sud del Paese. A fare da collante durante la manifestazione di Angri (per ricordare e far ricordare l’evento, sarà una lapide commemorativa) è l’attualismo libro-inchiesta “Cara Italia, ti scrivo” del sociologo, giornalista e scrittore Giuseppe Lembo. Un libro assolutamente non datato, ma attento, soprattutto, al paesaggio umano di un’Italia, in grave sofferenza, capace di farsi male ad un punto tale da mettere inopportunamente in discussione la sua stessa unità, ricca di 150 anni di storia e con essa, la sua identità italiana che è parte viva dell’insieme italiano, dal Nord al Sud del Paese. A 150 anni dalla nascita dell’Italia Unita, in cui aleggia ancora la necessità incompiuta del “fatta l’Italia, bisogna fare  gli italiani”, cresce il malessere del vivere italiano, con un Nord che predica la secessione ed addebita tutti i mali italiani, ad un Sud che, intanto, inopportunamente, rivendica l’importanza del suo passato con i suoi fasti e le fantastiche ricchezze borboniche (si fa per dire), così come testimoniato dal fanatismo inventato di chi ama oltre ogni limite, la storia del Regno delle Due Sicilie, un’epoca, da tanti considerata gloriosa e foriera di benessere, ma in sé, così come è stata vissuta, soprattutto dal popolo, assolutamente non degna di essere considerata civile (basti pensare solo al tasso di analfabetismo ben oltre il 90% ed alle immani condizioni di degrado umano che interessavano gran parte del popolo estraneo ai piaceri goderecci della corte borbonica). Giuseppe Lembo, scrive all’Italia per dire, a chiare lettere, che l’Unità del Paese non va assolutamente messa in discussione; è una ricchezza per tutti; è un riferimento importante, come testimoniato dai 150 anni dell’Unità italiana, di cui nessuno degli italiani, può fare a meno anche nel futuro. Dal locale al globale, l’uomo, nelle sue diversità, ha bisogno di identità; ha bisogno di un legame forte con l’ambiente di vita. Ha bisogno di essere fortemente se stesso, nella sua identità, per essere insieme agli altri, un buon cittadino del mondo. È per questo che, soprattutto oggi, non possiamo mettere in discussione la nostra appartenenza all’Italia Unita; è per questo che, dobbiamo saper ritrovare uno spirito identitario anche come cittadini d’Europa, non più solo e solo, insieme monetario, ma soprattutto, insieme di popoli uniti; è per questo che, come uomini privilegiati di un occidente opulento, dobbiamo saper riflettere e ritrovare il legame di quel filo spezzato con il resto del mondo, soprattutto di quel mondo dimenticato, dove fame e morte per fame, gridano vendetta nei confronti di tanti affamatori disumani ed indifferenti agli altri. È per questo che, l’Io mondo, deve diventare concretamente tale, partendo dall’Io di un’appartenenza forte e radicata nel proprio Paese e nell’insieme del proprio mondo umano e sociale. Giuseppe Lembo con le sue 400 pagine, in 10 capitoli dedicati alla sua “Cara Italia”, vuole significare e vuole dirci tutto questo. Profondamente scosso, è indignato per le cialtronerie dei tanti profeti che vorrebbero riportarci indietro e dividere l’Italia, come inopportuna risposta alle nostalgie borboniche del Sud o dall’altra parte, come ancora di salvezza secessionista di un Nord virtuoso, che si considera vittima di un Sud, dove parassitismi, forme diffuse di corruzione e malgoverno, assoluta mancanza di progettualità di cambiamento e sviluppo, utilizzando al meglio le risorse disponibili, ne fanno, purtroppo, una realtà amara e senza futuro, compromettendo così il più generale futuro dell’intero Paese. Giuseppe Lembo, senza nulla nascondere, affronta i mali del Sud e non solo del Sud; insieme a quelli, parla dei più generali mali d’Italia, di un’Italia morente, perché soffocata da opportunismi affaristici, da corruzione diffusa, da immoralità, da incapacità di essere solidale con i deboli e con i giovani, sempre più, dal futuro segnato, per la crisi irreversibile della politica, per la cultura che non c’è, per la mancanza di etica, per un consumismo sempre più sfrenato e per l’attaccamento alle cose. In ogni settore dell’attività umana del nostro Paese denuncia Lembo nel suo libro-inchiesta, c’è una profonda ed irreversibile crisi di identità. Mentre il nuovo avanza, mentre la società tende a diventare società-mondo e la Terra a diventare Terra-Stato, l’Italia morente, purtroppo, proprio non sa rinnovarsi; non sa pensare al proprio futuro. Sedotta ed abbandonata, così com’è, è destinata a morte sicura; continuando a scivolare verso il suo inarrestabile declino, è sempre più difficile, il poterla salvare. Giuseppe Lembo è fortemente preoccupato per il futuro sempre più incerto del suo Paese che ha preso la strada sbagliata del nulla e non sa come rimettersi sulla strada giusta, con protagonista attiva la sua gente, gli italiani che vivono in Italia e gli altri, dell’altra Italia, che vivono sparsi per il mondo. In Cara Italia, ti scrivo, il raccontare per raccontarsi di Giuseppe Lembo, di volta in volta e nelle diverse situazioni, diventa un racconto d’insieme, forte del protagonismo della gente; l’insieme italiano rappresenta la nostra identità di italiani veri e come tale, è parte del nostro incancellabile DNA e quindi rappresenta, in tutti noi, la vera grande forza italiana. L’intero percorso del libro, in un intreccio da vero e proprio romanzo sociale, si snoda in un viaggio nel quale è centrale l’italianità, da conservare, appellandosi al protagonismo umano degli italiani. Il libro di Giuseppe Lembo è ricco di spunti per un confronto serio sul cammino italiano con tanti mali che vengono da lontano e prima dell’Unità; Unità, purtroppo, non condivisa che presenta ancora, a 150 anni dalla sua nascita, un’italianità sempre più disunita. Il comitato promotore dell’evento celebrativo di Angri, fatto da un insieme di Pro Loco salernitane, ha ritenuto riconoscere ed attribuire a Giuseppe Lembo sociologo, giornalista scrittore, il premio dell’italianità, quale interprete autentico dell’identità italiana, per il suo appassionato impegno umano, civile e soprattutto culturale di italiano vero e di uomo d’Italia dalla forte identità italiana, utile a conservare, per il futuro dell’Italia, la continuità dell’appartenenza e dell’insieme italiano dal Nord al Sud, senza equivoci e/o strumentali ed inopportuni ripensamenti.