Euro in declino anche nel Cilento

La recessione, come di declama a destra o a sinistra, ha portato al declino dell’euro. In un mio articolo di alcuni mesi fa scrissi, erroneamente, che se il pane nei paesi poveri aumenta di cinquanta centesimi al chilo, ci sta una immediata ripercussione sul bilancio familiare dei meno abbienti, mentre in Italia e nei paesi cosiddetti ricchi, nessuno se ne sarebbe accorto. Il fatto che negli ultimi tempi se ne stanno accorgendo anche i ceti medio bassi della nostra beneamata repubblica, lascia pensare e meditare sull’ottimo stato di salute  dell’euro made in Italy. Vivendo a stretto contatto con gli anziani del Centro Sociale Polivalente di Agropoli, nel Cilento, in provincia di Salerno, oltre mille iscritti, quasi tutti a reddito medio basso, mi accorgo delle difficoltà che molte famiglie affrontano pe’ mettere ‘o ccaccaviello ‘ngoppa ‘o ffuoco”, per dirla con un vecchio detto napoletano tanto in uso nel primo dopoguerra quando l’appetito si chiamava fame. Certamente non siamo arrivati a quei livelli, ma già lo spreco, caratteristico del primo quinquennio del nuovo millennio, ha subito una grossa frenata.  Gente che va  a fare la spesa gratis alla Caritas se ne vede… eccome. Gente dignitosa che vive con quattrocento euro al mese. Le previsioni degli economisti sono rosee, ma io non ci credo non perché sono pessimista, anzi…, ma il fatto che sovente hanno fatto previsioni di poi errate in pieno, lascia dubitare anche sulle previsioni metereologiche che potrebbero fare questi esimi ed illustri studiosi. Ed allora cosa fare? Trasparenza sulla spesa pubblica ed enti locali, controlli delle entrate e delle uscite, studio attento ed oculato, fatto da esperti naturalmente non di parte, parsimonia sugli investimenti inutili o quanto meno non produttivi, abolizioni sul cumulo di stipendi, tetto massimo e tetto minimo per le entrate di ogni italiano, maggiore tassazione per i beni di lusso e detassazione dei beni di prima necessità, incentivazioni, magari con sgravi  fiscali a termine per le piccole imprese che hanno rappresentato e rappresentano tuttora la parte migliore del Sud della Penisola, maggiori controlli nelle importazioni, sia per la qualità sia per la legalità igienico sanitaria in particolare modo per i prodotti alimentari. Smantellamento dei cosiddetti “Paradisi Fiscali”. Ma la cosa più importante ed urgente è, a mio avviso, dare una mazzata… alle mazzette. Questa illegale tipologia di “entrata facile, esentasse e disonesta, parassita ed altamente immorale” deve scomparire dal vocabolario della politica e dell’amministrazione pubblica della nostra Repubblica. Un’altra importante iniziativa, per incentivare le piccole e medie imprese, potrebbe essere la riconversione delle strutture artigianali ed industriali costruite con immensi capitali (sovente ingigantiti e deviati) negli anni Ottanta o anni del terremoto. In Campania esistono intere aree dismesse, in Piemonte sono state date in comodato gratuito anche per enti onlus, anche dell’arte e della cultura, e dello svago. Una economia che studia attentamente tutti questi problemi può sopravvivere, magari stringendo la cinghia, alla recessione ed alla svalutazione dell’euro, nella fattispecie non più moneta nazionale come la pensionata lira, ma moneta mondiale la cui stabilità nel tempo rappresenta una economia equa non solo in Italia e nella CEE, ma nel mondo.

 

Catello Nastro