La cooperazione nel Mediterraneo: traguardi e prospettive, sviluppo sociale, culturale ed umano

Giuseppe Lembo

Il Mediterraneo, crocevia di culture, nel suo insieme di popoli, ha avuto una parte importante nello sviluppo della civiltà e soprattutto nella vita dell’Italia. Le diversità etnico-culturali che ne fanno parte, rappresentano, ancora oggi, un’unità geografica, storica e culturale assai definita. Un aspetto significativo dell’unità geografica della regione mediterranea è dato dalla solarità e dall’uniformità delle condizioni climatiche che ne hanno determinato nel tempo una inconfondibile caratterizzazione delle specie botaniche fatte di piante aromatiche, di arbusti sempreverdi, di pini d’aleppo e di boschi ricchi di querce e di castagni. Gran parte della flora mediterranea originaria è stata modificata dall’attività dell’uomo che ha introdotto la vite, il fico e soprattutto l’ulivo; oggi danno al paesaggio segni caratteristici di unicità e di grande bellezza. Nell’ulivo sia in Italia che presso altri popoli del Mediterraneo, sono concentrate tante tradizioni grazie all’olio che si produce; nella dieta, fatta di piatti poveri, di un mangiare sano (la dieta mediterranea), con ottime caratteristiche salutistiche, l’olio si rivela amico dell’uomo ed elisir di lunga vita, per la forte presenza di vitamina E e di sostanze antiossidanti che ritardano l’invecchiamento delle cellule. Oltre ai prodotti della terra, anche quelli del mare, con la sua ottima varietà di pesci, rappresentano un elemento di inconfondibile caratterizzazione gastronomica. Il Mediterraneo ed in particolar modo la sua zona litoranea, ha esercitato da sempre un grande fascino. Oggi il Mediterraneo ha perso gran parte della sua unità etnografica, religiosa, culturale e linguistica un tempo dovuta ad una forte coesione creata dall’Impero Romano e dalla comunanza della fede cristiana; tanto per l’estendersi dell’Islam a larga parte delle sue coste. Il contatto con i popoli d’oriente ha creato situazioni diffuse di sovrapposizioni di gente diversa per razza, lingua e religione, dando vita a dei “mosaici etnici”, frutto del diffondersi e del permeare di sé tanta parte del mondo orientale. Mentre il bacino occidentale del Mediterraneo è ancora fortemente latino, il bacino orientale conserva genti che si possono considerare neolatine; in quest’area due masse ne contendono il dominio: gli Slavi a settentrione e gli Orientali (Turchi, Israeliti, Arabi) al centro e a mezzogiorno. Oltre al frazionamento etnico, il Mediterraneo si caratterizza per un forte frazionamento politico e con situazioni in costante movimento per le crescenti sovrapposizioni tra le popolazioni, molte delle quali vanno sempre più perdendo i loro caratteri originari. Nonostante le diverse unità politiche e le crescenti difficoltà di stare insieme e di cooperare per il bene comune, l’intera area trova il suo punto di forza, di coesione e di forte identità d’insieme, proprio nel suo mare. Nelle diverse vicende storiche, l’Italia ha avuto ed ha un ruolo importante nell’area del Mediterraneo. E’ centrale; per la sua posizione può rappresentare un punto di convergenza per gli scambi commerciali fra l’Oriente e l’Europa e per lo sviluppo di nuovi flussi turistici orientali verso il nostro paese, allargando così la conoscenza ed il confronto, per un vivere insieme basato sulla solidarietà, sulla cooperazione e sul rispetto reciproco. Può servire ad aiutare i più deboli e ridare all’intero Mediterraneo, un ruolo di grande civiltà anche nell’epoca della globalizzazione, dove la prima fondamentale regola è quella di conoscere se stessi e di pensare al bene comune, partendo dal proprio territorio. Lo sviluppo, come nel pensiero di Amarthia Sen, economista indiano, premio Nobel per l’economia, è libertà (lo sviluppo è un processo di espansione delle  libertà di cui godono gli esseri umani). Occorre un grande dialogo nell’area del Mediterraneo; aprire ed aprirsi al confronto, facendo partecipare la gente affinché capisca il nuovo che avanza, è un atto che può spingere all’unione solidale anche chi da secoli ha vissuto in un “individualismo sfiduciato ed inerte”. La forza dei popoli del Mediterraneo è nella sua storia, nel suo patrimonio storico/paesaggistico, nei suoi saperi e sapori e nei suoi attrattori culturali. La cultura può contribuire a promuovere la crescita umana ed il progresso del territorio. L’intercultura può facilitare la conoscenza ed il dialogo e favorire lungo le sponde del Mediterraneo, il confronto di civiltà tra il mondo arabo e le popolazioni neolatine, dove nel corso dei secoli, si sono succedute ripetute stratificazioni storiche. Conoscere gli altri serve a conoscersi meglio ed a costruire insieme, nuovi percorsi di vita. Le antiche sponde del Mare Nostrum, nelle loro diversità, racchiuse tra le coste meridionali dell’Europa, settentrionali dell’Africa ed orientali dell’Asia, rappresentano il simbolo unificatore della grande regione mediterranea. Il Mediterraneo rappresenta il centro dello sviluppo della cultura umana; qui è stata scritta una parte inconfondibile della storia del mondo antico; ha avuto la sua importanza nel mondo moderno e non mancherà di averne anche nel terzo millennio caratterizzato dalla globalizzazione e da processi crescenti di mondializzazione tra i popoli della Terra che, spogliatisi della loro stanzialità, sono presi dal desiderio crescente di andare per le vie del mondo a ricercare sempre nuove e migliori condizioni di vita, confrontandosi con gli altri, senza perdere le caratteristiche della loro identità d’origine negli aspetti etnografici, religiosi, culturali e linguistici. L’obiettivo di civiltà di questo nuovo secolo e del nuovo millennio è di ridurre le enormi distanze tra chi ha e chi non ha, tra le povertà diffuse e le ricchezze che nel mondo diventano sempre più privilegio per pochi. Occorre conoscenza e confronto per costruire insieme, partendo dalle scuole, un progetto di solidarietà diffusa; rappresenta una necessità per tutti, compreso l’Occidente in crescente difficoltà, considerate le turbolenze ed i contrasti che affliggono le razze ed i popoli della Terra, per i quali ad essere prioritaria non è solo l’esigenza di garantire la “sopravvivenza”, ma soprattutto la “dignità negata” di uomini. In virtù di quanto detto, si deve sentire il bisogno di promuovere l’identità mediterranea come fatto di cultura e di conoscenza per nuovi traguardi e per nuove prospettive di sviluppo sociale ed umano. È tempo di agire per il cambiamento e lo sviluppo; è, soprattutto, tempo di dare all’uomo nuove certezze ed un sostegno solidale per fargli vincere le sfide e le paure che affliggono sempre più la gente che, per responsabilità di un mediatico invasivo, vive nell’incertezza del futuro senza prospettive e nella disperazione di un presente privo di cultura del futuro soprattutto nel mondo giovanile, oggi ovunque accomunato da fatti funzionali al solo apparire, al protagonismo effimero, al consumismo con sempre meno attenzione per l’essere. Occuparsi della civiltà del Mediterraneo è un fatto estremamente importante; si tratta di un’inversione di tendenza di fare cultura per il territorio e sul territorio, interrogandosi sul chi eravamo, sul chi siamo e sul dove andiamo. È importante unire le differenze e promuovere la solidarietà; dobbiamo capire ed anticipare le grandi sfide del nostro tempo; dobbiamo soprattutto saper agire per umanizzare i rapporti tra le diversità, non trascurando minimamente i disagi propri dell’uomo del nostro tempo ovunque viva. Bisogna lottare contro le emarginazioni e le solitudini che uccidono; bisogna dare certezze di futuro alle nuove generazioni sempre più sfiduciate del proprio domani; riduciamo le distanze e gli steccati tra le diversità umane. Si tratta di un impegno non facile, viste le difficoltà del momento; ma non bisogna scoraggiarsi di fronte alle grandi sfide. Occorre entusiasmo e forza comune per rendere anche l’impossibile, possibile. Riduciamo in noi gli spazi dell’apparire dominante e rivolgiamo tutto il nostro impegno a promuoverci e promuovere l’essere, il pensiero razionale ed i valori della vita anche di fronte ad un processo di globalizzazione che, nel ridurre le distanze, impoverisce l’uomo e lo espropria delle sue caratteristiche identitarie. Abbiamo un grande punto di forza che è il Mediterraneo, la sua civiltà, il suo essere crocevia di tante culture diverse. È un laboratorio importante per un’azione che deve coinvolgere ed unire le diversità, riducendo e/o annullando le ostilità; partiamo dalle nostre radici e dedichiamo con forza la necessaria attenzione ai grandi temi della vita in questo inizio del Terzo Millennio. Trasformiamo il Mediterraneo e la sua civiltà in palestra di cultura senza pareti e/o confini ed insieme avviamo un “programma mediterraneo”, partendo da ciascuno di noi, verificando l’effettiva disponibilità a farci attivi protagonisti di cooperazione tra i popoli che lo abitano; insieme entriamo nelle scuole e pensiamo ad una  forma di dialogo che deve rappresentare un’azione di sintesi con concrete proposte per lo sviluppo umano di genti diverse, ma unite dalla forza di un grande mare, oggi significativo simbolo della grande civiltà globale della nostra epoca.