Salerno: al Piccolo teatro del Giullare “Nell’ardore della nostra camera”

Salerno: al Piccolo teatro del Giullare “Nell’ardore della nostra camera”

Domenica 18 febbrio – ore 18,30 “Nell’ardore della nostra camera” di Massimo Sgorbani, con Donatella Busini, regia di Paolo Orlandelli, scene Georgia De’ Conno, costumi Patrizia Moretti, foto Andrea D’Errico.

 Dopo il Teatro Tor Bella Monaca di Roma, il Teatro Comunale di Veroli e Napoli, approda al Piccolo Teatro del Giullare di Salerno “Nell’ardore della nostra camera” di Massimo Sgorbani. Protagonista Donatella Busini diretta da Paolo Orlandelli che veste i panni di una vedova frustrata e sottomessa dai soprusi del marito in vita; che ora giace inerme li davanti a lei, occasione per urlare tutta la sua rabbia per un riscatto che rimarrà solo nelle intenzioni.

“Questa stronzata della famiglia”.  Nel delicato momento di passaggio tra il secolo XX° e il XI°, quando cadono i tabù e la religione cattolica comincia a collassare sotto il peso dell’anacronismo e dell’ipocrisia, Sgorbani apre e fotografa il contenuto di uno di quegli “armadi” che in molti preferiscono tenere ben chiusi, perché fa male constatare la piccolezza e la meschinità di un’educazione che ha prodotto soprattutto dei rivoltanti mostri.

Dei testi di Massimo Sgorbani si dice che siano delle confessioni: è vero, perché consistono nella trascrizione di pensieri e di moti interiori spesso impronunciabili. Ma la pratica più estrema esercitata da Sgorbani è, a mio avviso, la vivisezione. Come il suo sguardo riesca a cogliere e la sua penna a descrivere i rimuginamenti che gorgogliano nei più profondi recessi dell’animo umano, è un mistero che – come Sgorbani ha dichiarato – sorprende lui stesso.

Imbarcato in un una sonda microscopica, improvvisamente solo per l’intimità alla quale l’autore lo costringe, lo spettatore procede tra gli strettissimi meandri del cervello, si inerpica lungo i gangli e scivola nelle sinapsi, tra sogni, ricordi e avvenimenti, per fuoriuscire dagli occhi, dal naso, dalla bocca, dalle orecchie, dalla vagina o dal glande di personaggi di una mostruosa umanità nella quale è impossibile non riconoscersi.