Comunicazione in gruppo, assioma inderogabile a scuola 

Comunicazione in gruppo, assioma inderogabile a scuola 
 Dirigente Scolastico Michele Cirino
Non potrebbe esistere nessun gruppo se non fosse possibile comunicare, cioè scambiare significati che vengono compresi da tutti. Anche per numerose specie animali, come hanno mostrato gli etologi, esistono codici comunicativi interni, che vanno dalle tracce odorose a segnali sonori, a comportamenti posturali che veicolano messaggi ben precisi: minaccia, difesa, corteggiamento, protezione del territorio, ecc. Nella nostra specie la comunicazione ha un codice privilegiato nel linguaggio verbale, che fornisce una gamma molto ampia di espressione di contenuti, anche se non è meno potente un altro canale, quello dalle comunicazione non verbale (il linguaggio del corpo) che comprende gesti, posture, sguardi, mimica facciale, prossimità fisica e orientamento spaziale, segnali che completano, arricchiscono e a volte contraddicono la stessa comunicazione verbale. Esiste inoltre un codice “non verbale” del verbale, fatto di pause, esitazioni, tono della voce, borbottii, che offrono all’ascoltatore una serie di indicatori da cui potrà dedurre che il suo interlocutore è, ad esempio, imbarazzato, aggressivo, annoiato, poco sincero, condiscendente, inferiorizzato, spaventato. Senza comunicazione non può esistere un gruppo. Gli aspetti strutturali (status, ruoli, norme), sono costruiti nel corso di un ininterrotto fluire di comunicazioni, verbali e non verbali; si potrebbero studiare tutti i gruppi a partire dai processi comunicativi che si svolgono al loro interno. Immaginiamo di osservare dall’esterno una riunione di gruppo, cui sia stato “tolto l’audio”; noteremo subito alcune cose particolarmente evidenti: vi sono persone che parlano di più e altre di meno e altre ancora non dicono neppure una parola; vi sono persone che mentre parlano sono ascoltate da tutti con attenzione, mentre altre sono poco ascoltate (gli altri si distraggono, parlottano fra loro, non rivolgono lo sguardo verso chi parla). Noteremo inoltre che alcuni membri hanno un atteggiamento posturale che testimonia sicurezza, uno sguardo diretto sugli altri mentre parlano, la capacità di sostenere lo sguardo degli altri più a lungo, mentre altri esibiscono atteggiamenti meno assertivi, più difensivi. Potremo cogliere, se siamo in un buon punto di osservazione, che certi membri si scambiano occhiate e mezzi sorrisi fra di loro quando parla qualcuno, o fanno gesti di esasperazione, come se fossero molto disturbati dagli interventi di questa persona.
Insomma, dopo un certo tempo di osservazione, avremo un po’ di idee su alcuni aspetti di quel gruppo; avremo informazioni, ad esempio, su chi conta di più e chi conta di meno (cioè sulla gerarchia interna), su quanti siano i membri che partecipano poco o sono addirittura marginalizzati, sul livello di coinvolgimento dei membri rispetto al lavoro comune, sul clima affettivo prevalente (caldo/freddo, interessato/disinteressato, collaborativo/competitivo, sereno/teso, ecc.). A questo punto si potrà accendere l’audio e nel corso degli scambi verbali potremo avere conferme di quanto ipotizzato. Potremo, ad esempio, accorgerci che quell’individuo che suscita sguardi fra i membri ed espressioni di noia è qualcuno che fa discorsi prolissi e poco chiari, cercando un consenso e una visibilità senza avere particolari abilità e competenze per meritarli. Discutere, scambiare opinioni è molto importante non solo per i piccoli gruppi faccia-a faccia, ma anche per i gruppi estesi, come partiti, confessioni religiose, organizzazioni scientifiche, che hanno cura di riunire periodicamente i propri membri per scambi, dibattiti, convegni, in cui si consolida (talora pur tra conflitti) il senso di appartenenza a quel gruppo.
Nell’ambito della comunicazione, vi sono due concetti da distinguere: la rete di comunicazione e la struttura di comunicazioni: la rete di comunicazione è l’insieme di canali comunicativi presenti in un gruppo; i “canali” sono le condizioni materiali che rendono possibile il passaggio delle informazioni. In altre parole, una rete è un insieme di possibilità materiali di comunicazione. Un altro elemento che incide sulla qualità della comunicazione è lo spazio, l’ambiente fisico in cui le persone si incontrano. Non è la stessa cosa interagire in gruppo in una stanza accogliente, con arredi gradevoli, comodamente seduti su poltrone, con la possibilità di vedersi tutti, o al contrario incontrarsi in un’aula anfiteatro, vasta e anonima, con le persone sedute in file parallele che fanno fatica a guardarsi reciprocamente in faccia. In molti dibattiti televisivi si cerca di riprodurre la situazione di un salotto, piuttosto che di un’aula, per rendere più vivaci gli scambi d’opinione. Alcuni insegnanti sensibili dal punto di vista psico-pedagogico cercano, proprio per creare climi interattivi più caldi, di cambiare l’ordine dei banchi e di metterli in cerchio, in modo che gli allievi possano vedersi e relazionarsi in modo continuativo.
Quando vengono svolti corsi di formazione di gruppo, una consuetudine ormai ampiamente diffusa vuole che si lavori con le persone sedute in cerchio per consentire che tutti vedano tutti, in modo tale che la comunicazione “circoli” liberamente fra i componenti. Questi fatti così conosciuti da ognuno di noi sono stati sottoposti a verifiche sperimentali: si è constatato, ad esempio, che gli individui interagiscono più attivamente e si coinvolgono di più quando stanno intorno ad un tavolo quadrato, in cui viene mantenuto costante il contatto visivo fra tutti, piuttosto che seduti l’uno di fianco all’altro, in una situazione di “allineamento”, che impedisce la spontaneità degli scambi. Non è solo la disposizione spaziale degli interlocutori a cambiare l’intensità della comunicazione; anche lo stesso ambiente fisico in cui ci si pone contribuisce a ravvivare o a spegnere la discussione. In un esperimento i soggetti sperimentali dovevano svolgere un dibattito seduti sui due lati di un tavolo rettangolare, che in un caso era situato in un grande anfiteatro di circa 250 posti, nell’altro in una stanzetta che poteva contenere al massimo una trentina di persone. I risultati mostrano che la partecipazione al dibattito è molto più calda e intensa nella stanzetta, mentre nello spazio freddo dell’anfiteatro gli scambi si rivelano più formali e meno partecipativi.
Insomma, anche la tipologia dell’ambiente spaziale influenza i processi comunicativi; per questo in alcune associazioni la stanza delle riunioni viene arredata in modo da presentarsi come un luogo piacevole, accogliente, non troppo disturbato da rumori. Infatti, lo stress ambientale (rumori, temperatura inadeguata, spazio ristretto o troppo ampio, ecc.) viene considerato come uno dei fattori che incidono sulla qualità della comunicazione e della produttività di gruppo.