Ricordato con ristampa “Briciole di vita”, Maestro Carmine Moriniello

Ricordato con ristampa “Briciole di vita”, Maestro Carmine Moriniello

Ricordato al pubblico dalla ristampa della sua autobiografia “Briciole di vita”, a cura della nipote Bianca Fasano, il Maestro Carmine Moriniello, pittore sociale.

L’autobiografia di Carmine Moriniello, nato a Napoli nel 1914 e scomparso nel Dicembre 1983, è andata in stampa molti anni fa (Tip. G. Calabrò, 1979 – 111 pagine). La nipote, Bianca, anch’essa pittrice, conosciuta principalmente per la sua attività di scrittrice e giornalista, ne ha curato una ristampa sia in Ebook sia in cartaceo e ci ha precisato in merito:

Mi sono sentita quasi a disagio nel presentare quest’autobiografia di mio zio, Carmine Moriniello, perché, sono stati davvero tanti i critici d’arte di ottima levatura che hanno parlato della sua arte e non ho inteso esprimere pareri sulla

pittura di mio zio, sotto un profilo critico. Con l’incarico d’insegnante di storia dell’arte, per esperienza personale e acquisita, non credo molto nella critica che si fa agli artisti, difatti ho avuto modo di costatare come molti di loro, sia del passato sia attuale, abbiano sofferto anche la fame, restando misconosciuti, per realizzare le loro opere. Credo, invece molto, negli artisti stessi”.

È appurato che Carmine Moriniello sia stato “Principe, titolato in Spagna – Arma della Casta Molinos – repertorio de Blasones de la Comunidad Hispanica – lettera M – pag. 117 A. discendente diretto dei principi regnanti di Granada”.

La famiglia dei Moriniello proviene, difatti, dai Molinos di Granada.  Bianca Fasano ci ha spiegato trattarsi di quei “mori pelle di luna” che vennero cacciati nel 1492 da Isabella di Castiglia e che Boabdil (Abù’ Abdallàh, 1452-1528), il sultano spodestato, si salvò con la fuga e si rifugiò a Malaga presso il fratello Zaghal. La storia ci insegna che l’espulsione dei moriscos dalla penisola iberica, invece, fu ordinata dal re Filippo III e fu portata a termine nel giro di pochi anni, sia pure per gradi, tra il 1609 e il 1614. Dopo di che vi fu la diaspora.

Tornando al pittore Carmine Moriniello, questi è stato sempre ricordato come grande pittore sociale, di fama mondiale e nell’arco della sua vita, ricevette innumerevoli riconoscimenti, nazionali ed internazionali, che lo videro protagonista; fu premiato anche, nel 1965, dall’allora Presidente della Repubblica Italiana, Giuseppe Saragat con medaglia d’oro, per meriti artistici. Da ultimo, non solo cronologicamente e non per importanza, tra i vari riconoscimenti si vide assegnare quello internazionale alla Biennale di Venezia il 3 settembre 1983.

La nipote ci racconta che, come uomo, ebbe un grande dolore, avendo per l’amatissima moglie Anna alla nascita della loro figlioletta Elvira.

Dall’autobiografia sappiamo che successivamente fu chiamato a combattere nella seconda guerra mondiale. Ritornato salvo da questa, dedicò all’arte tutta la sua vita, chiuso, più avanti, nel suo studio di Via Giacinto Gigante, ore, coi colori e le idee sociali che gli fluttuavano per la testa e si gettò in un’arte dapprima quasi monocroma, in cui si poteva leggere la sua anima tormentata, per poi colorire, nel tempo, le sue immagini a volte crude e concrete, con quella che sarà poi la sua tavolozza pittorica.

Il numero di opere da lui compiute e le occasioni in cui queste vennero mostrate al pubblico sono innumerevoli e, pur lavorando come bancario, dedicò alle esposizioni personali una gran parte del suo tempo.

In proposito la nipote ricorda: “Di certo quel suo chiudersi in uno studio, con il balcone serrato e l’immancabile sigaretta tra le labbra, bene non gli fece, giacché morì per un tumore ai polmoni”. E aggiunge,a proposito della ristampa: “Rileggendo l’’autobiografia, laddove sono nominati (ovviamente), tanti personaggi che hanno fatto parte anche della mia vita, ho fatto un’immersione totale in un passato, in parte anche mio, visto sotto il punto di vista di un altro. Mi sono commossa rivedendo passaggi di vita suoi che l’hanno

marchiato di quell’aurea d’infelicità perenne, ben nascosta, spesso, però visibile nella sofferenza che si ritrova nei suoi personaggi. Non soltanto sua, ma della società che lui ha visto vivere, di un popolo, schiantato dalla guerra, dagli strascichi di questa, dai tentativi di risurrezione morale e fisica. Mio zio era davvero, davvero, un artista. Non perché lo dico io e neanche in quanto grandi critici lo hanno affermato. Lo era di nascita. Aveva in sé un’urgenza nel dipingere e nell’esprimersi. Urgenza espressiva, a volte dolorosa nella convinzione che non servisse poi a molto a modificare la società”.

Ricordiamo che di lui hanno tanto parlato e scritto, autorevoli scrittori e critici d’arte, tra cui: Yosè Albert, Carlo Barbieri, Aurelio Benetti, Michele Biancale, Raffaelle De Grada, Salvatore di Bartolomeo, Chiares Ducan, Luigi Eboli, Giliberto Finzi, Pietro Girace, Nicola Iovino, Aldo Lucchetti, Carmine Manzi, Marina Morani, Ignazio Mormino, Pietro Munnicchi, Gianna Pagano, Paolo Perrone, Domenico Petrocelli, Pietro Piciullo, Domenico Rea, Carlo Restagno, Paolo Ricci, G.Oberdan Rizzo, Nik Romano, Enrico Regazzoni, Paolino Robiati, Alfredo Schettini, lvo Senesi, Luigi Servolini, Salvatore Sicilia e Marco Valsecchi,

Sul suo operato artistico è stato pubblicato: “Carmine Moriniello, pittore sociale” a cura di Paolo Perrone; introduzione di Domenico Rea; Napoli ; Milano. Schettini, 1973. Monografia – Testo a stampa; “Carmine Moriniello, un espressionista sociale” / Perrone, Paolo Milano: Nuove edizioni culturali, 1982; Monografia – Testo a stampa. Artisti 74: Campania:  Avellino,  Benevento, Caserta, Napoli, Salerno; Puglia: Bari, Brindisi, Lecce, Foggia, Taranto. [Milano: A. Mondadori]; [Torino] : Bolaffi, 1974. Ed altri. Ciro Riemma editore.