Longobardi, Franchi e Arechi II    

Longobardi, Franchi e Arechi II    

Maria Amendola

 Nel 568 i Longobardi, chiamati “barbari” dai romani, conquistarono il Friuli, e da lì iniziò il loro dominio in Italia. Erano considerati gli ultimi “barbari” invasori dell’Italia, ed erano dei guerrieri nomadi germanici di origine scandinava. Essi si convertirono al Cristianesimo del papa Ariano I e fondarono il regno suddividendolo in ducati indipendenti: al nord detta Langobardia Minor ( ducato di Spoleto e ducato di Benevento) e al sud in seguito detta Longobardia Maior (dalle Alpi all’odierna Toscana, da Cividale a Pavia, capitale del Regno dal 625 al 774).

Desiderio, fu l’ultimo sovrano longobardo e re d’Italia dal 756 al 774, a causa di un conflitto con il potere papale. Egli era sposato con  Ansa (o Ansia), con la quale ebbe 5 figli:

“Ermengarda” (o Desideria) nome inventato da Manzoni, sposa di Carlo Magno dal 768 fino al 771, anno in cui fu ripudiata; Adalgiso (o Adelchi), fu sconfitto da Carlo Magno nel 773; Liutperga, sposa di Tassilone III di Baviera; Anselperga, badessa del monastero di San Salvatore ed infine Adelperga, che andò sposa ad Arechi II, duca di Benevento.

Nel 768 il re dei longobardi Desiderio, dopo la morte di Pipino il Breve,  si imparentò tramite la politica del matrimonio con uno dei figli di questi, Carlo Magno, facendolo sposare infatti con la figlia “Ermengarda”. In modo da interferire con la politica interna del regno franco che era in crisi per una contrapposizione tra i due fratelli Carlo e Carlomanno, che si sarebbe conclusa soltanto con la sua morte di quest’ultimo nel 771. A questa politica si oppose subito papa Stefano III, perché questa alleanza tra franchi e longobardi avrebbe ostacolato i suoi piani, non avrebbe più potuto usarli a seconda del suo vantaggio. Il papato si impone con tutte le sue forze contro la loro espansione, e per fermare l’avanzata del sovrano longobardo Desiderio conta sul l’aiuto del re dei franchi, Carlo Magno. Gerberga, alla morte del marito Corlomanno, credeva che i due figli ereditassero automaticamente il regno e forse credeva di poter essere lei stessa reggente. Ma nel 771 Carlo Magno conquistò il territorio appartenuto al fratello e  Gerberga allora fuggì con i figli e con  Autcaro (il consigliere di Carlomanno). La fuga verso il regno longobardo di re Desiderio, fece scoppiare la guerra tra il regno dei Franchi e  quello dei Longobardi, infatti re Desiderio diede protezione ai figli di Carlomanno e di Gerberga . Nello stesso anno Carlo Magno ripudiò allora sua moglie Ermengarda (figlia di re Desiderio). Papa Stefano III  morì nel gennaio del 772 e gli successe Adriano I, e re Desiderio per via diplomatica tentò di ovviare al pericolo di un nuovo sodalizio tra il papa Adriano I e i Franchi. La pressione al papa mirava a conferire l’unzione regale ai 2 eredi di Carlomanno e ciò avrebbe disinnescato il legame tra Carlo Magno e papa Adriano I, ma il papa non solo non si fece intimorire e non accettò. Desiderio sul finire dell’anno 772, intensificò la pressione militare sul papa e  minacciò Roma. Adriano I allora scomunicò il re longobardo Desiderio e ricorse ai ripari chiedendo aiuto a Carlo Magno che scende in Italia nel 773 e dopo la sconfitta di Adelchi (figlio di Desiderio) nel 774 sconfisse anche re Desiderio. Carlo Magno si proclamò re dei Franchi e dei Longobardi, mettendo così fine al dominio longobardo nel nord Italia “Longobardia Maior” perché venne inclusa dell’Impero carolingio.  Carlo Magno la notte di Natale dell’800 fu incoronato Imperatore dei romani, nonostante i conflitti col papato.

Nel 774, dopo la vittoria di Carlo Magno e la fine della Langobardia Maior, Arechi II (734 circa- 26 agosto 787 Salerno) quindicesimo duca di Benevento dal 758 (nominato dal suocero re Desiderio posto del ribelle Liutprando) divenne il primo “princeps” di Benevento. Solo la parte meridionale della penisola e Benevento rimasero longobarde ed Arechi II vi pose le basi della “Langobardia Minor”.

Arechi decise di trovare uno sbocco al mare e dal 774 si trasferì a Salerno con la corte formata da nobili longobardi. A Salerno rifondò la sua nuova capitale. Dopo la decadenza la fine dell’impero romano il principe longobardo Arechi II  è stato il secondo fondatore di Salerno. Egli rafforzò il castello edificato dai Bizantini (castello Arechi) e  si dice, che con i soldi ottenuti dalla fusione di una statua d’oro pagana del dio Priapo trovata fortuitamente, tra il 770 e il 774 costruì per sé la sua reggia,  il Palazzo di San Pietro a Corte con Cappella palatina dedicata ai Santi Pietro e Paolo, su di un preesistente complesso termale romano (attivo tra I e III secolo),  nelle vicinanze delle mura meridionali. Fu un uomo diplomatico:

  • svolse un’attività politica di indipendenza, pur prestando giuramento a Carlo Magno non accettò legami vassallatici;
  • ebbe un atteggiamento amichevole verso i Bizantini;
  • non creò un aperto conflitto con il Papato.

Arechi II fu committente di molti siti monastici, promotore di numerose iniziative urbanistiche, nonché mecenate di uomini di cultura, insieme alla moglie Adelperga, fra i più famosi ricordiamo Paolo Diacono al quale Adelperga commissionò “Historia Gentis Langobardorum”. Arechi II aveva emanato un codice legislativo. Arechi II regnò su Salerno fino al 787 cercando di espandere il potere di Salerno verso il Sud (a discapito dei Bizantini) e segnò la politica di questa città per i secoli successivi e cercò anche di vivere in pace con Carlo Magno. Ne “Il Chronicon”, scritto da un anonimo autore salernitano nel X secolo, viene narrato lo splendore della reggia di Arechi II. Secondo il “Chronicon Salernitanum” egli morì il 26 agosto del 787 all’età di 53 anni, pochi giorni prima dell’arrivo degli ambasciatori bizantini, incaricati di stipulare un’alleanza, ma che sarà stipulata da sua moglie Adelperga. Della sua tomba non vi sono più tracce poiché egli fu sepolto nella Cattedrale di Santa Maria di Salerno che cadde in disuso e sparì per via della costruzione del Duomo. Salerno lo ha omaggiato con l’intitolazione del castello sul monte Bonadies, di una strada e dello Stadio (l’Arechi).