“Il sale nel caffè“: racconto “scacciapensieri” di mezza Estate

“Il sale nel caffè“: racconto “scacciapensieri” di mezza Estate

Avv. Marcello Feola

A Favignana, la mattina di ferragosto, a colazione, ho versato il sale nel caffè.

Schernendomi, nessuno dei miei Amici, compagni d’avventura, poteva immaginare che quel gesto inconsulto avrebbe connotato tutta la giornata.

Uscendo, il sussiegoso signore del residence “La Plaza”, senza apparente motivo, sentenziò ad alta voce : “l’ironia è il sale dei popoli !”

Poco dopo, l’avvenente tour operator, ci propose una escursione all’isola di Mozia, con visita guidata alle Saline di Marsala.

Il costo della gita ci sembrò salato, come il cibo che a pranzo ci ammannirono in barca.

Al primo tuffo, Paola esclamò: “oggi il mare è alquanto salato!”  Maria Claudia, Pina, suo marito Lello e Gigino assentirono, dopo essersi immersi a Cala Rossa.

A Pasquale il marinaio la cosa sembrò del tutto ovvia; dacché solcava i flutti per procacciarsi il salario, non aveva ricordo di mari d’acqua dolce.

Dopo il bagno, Marcello, la pelle cosparsa di salsedine, esausto di sole, si addormentò seduto su di un paracarro, immoto, come statua di sale.

Nel pomeriggio, all’ora del caffè, tutti guardammo con sospetto il barattolo del sale             

Nella calma dei venti placati da Anemòs, il vento, i Salinari, nelle vasche salanti frangean la crosta “innesalata, intenti alla raccolta di “veli e soffi di sale”, soffici nei “cattedri”, ceste ricolme, riversi in cumuli di cristalli bianchi sugli argini della Salina, che il sole splendente evapora nella calda estate di Marsala.

Lungo la strada subacquea che da Mothia porta alla necropoli di Birgi, la barca, ricolma di essenze, colori ed immagini, nell’acqua salina, dragava emozioni.

Sull’isola ci scortò con l’agile cocchio il “Giovinetto di Motja”, Alcimedonte, l’efebo avvolto da candida tunica, auriga dai riccioli d’oro. Tra le rovine ed i thofet, sull’ara del tempio, bruciammo sali, sacrificando l’effimero alle divinità Tanit e Baal Hammon.

Nelle teche museali, monete, avori e cammei, esumati dalla terra ferace del sale, barattavano vestigia di sepolte civiltà.

Sulla “nave punica delle meraviglie” dai chiodi inossidabili, cinti dal “ramo d’ulivo” ancora verde, con la ciurma, nelle distese saline, impavidi idealmente pugnammo epiche battaglie, emulando i Greci ed i Persiani a Salamina.

Navigando per le vie del sale, tra labirinti di Storia e i dedali del Tempo, giungemmo a Lilybeo; con la mente improvvidi vogammo senza bussola lungo le procellose rotte dei Fenici, oltre le Colonne d’Ercole.

L’Antico Mulino, che maestoso dispiegava le sue baluginanti pale specchiandosi narciso nelle traslucenti vasche della Salina, c’indusse all’Avventura . . .

Lancia in resta, ansanti ci slanciammo verso i mulini a vento, dislocati tra gli abbacinanti cumuli di sale.

Gli sguardi DonChisciotteschi, allucinati nell’infuocato tramonto, si impigliarono nelle vorticose pale, con esse perigliosamente roteando nell’aria cristallina di Marsala.

Ieratico, Apollo Patroo, cinta di boccoli la testa, troneggiante sul carro del Sole, ci trasse a salvamento nel cielo cobalto all’orizzonte.

Nell’agorà dell’anima, cristallizzati come salgemma, sedimentarono i ricordi.

A cena, l’altro Lello, detto il “Pedale”, ci deliziò con spaghetti alla bottarga di tonno rosso di Favignana, sapientemente sapidi.

L’antipasto fu all’insegna di pesce spada affumicato dell’”Antica Tonnara” e di alici in salamoia.

Sul porto, ci rinfrescò il soffio salmastro del Libeccio.

Al rientro, il sussiegoso villeggiante del residence “La Plaza”, perscrutando i nostri volti divenuti “fittili maschere sardoniche”, senza apparente motivo, sentenziò :

l’Avventura è il sale della vita ! ”

A sera, una doccia refrigerante ci desalinizzò.