Salerno: Carlo V alla corte del principe Ferrante

Salerno: Carlo V alla corte del principe Ferrante

Maria Amendola

 arlo V d’Asburgo (1500-1558), l’imperatore sul cui regno “non tramontava mai il sole”, dopo aver sconfitto in battaglia l’ammiraglio ottomano Khayr al-Din (1478-1546, detto “Barbarossa”) il 4 luglio del 1535 a Tunisi, sbarcò in un clima di acclamazione popolare a Reggio Calabria. Lungo la via del ritorno in patria decise di fare varie tappe fra le più ricordate vi sono quella a Salerno e quella a Padula. Il principe Ferrante Sanseverino (1507-1568) anche noto come Ferdinando Sanseverino  preparò tutto per l’arrivo dell’imperatore. Ferrante ambiva a far di Salerno una capitale culturale, infatti presso la sua corte di Salerno ospitò tanti intellettuali e tanti letterati. Quella fu l’occasione in cui Carlo V conobbe Isabella Villamarina (1503-1559), la bella e nobilissima moglie di Ferrante, con cui per anni resterà in contatto con uno scambio epistolare, i contatti continuarono anche dopo la fuga in Francia di Ferrante che fu l’ultimo principe di Salerno, città che entrò in una fase di decadenza. Ricordiamo un’altra celebre tappa campana, quella presso la certosa di San Lorenzo a Padula il 10 agosto 1535. Si narra che l’imperatore Carlo V,  in  sosta per una battuta di caccia presso la certosa di Padula con il suo esercito, fu accolto calorosamente dai monaci e per colazione il cuoco, oltre ad altre pietanze, preparò una frittata di 1000 uova per sfamare tutto l’esercito. Troviamo il primo riscontro storico di questo episodio nel  1640, infatti fu descritto dettagliatamente dal sacerdote Camillo Tutini. L’episodio è stato citato nel film “C’era una volta…” del 1967 del regista Francesco Rosi, film tratto da una novelle del “Pentamerone” noto come “Lo cunto de li cunti” di Giovan Battista Basile (1583-1632). L’imperatore dimorò presso la certosa per due giorni data l’accoglienza ed impose al suo esercitò e a se stesso l’astinenza dalla carne, per  rispetto alla regola dei monaci certosini. Inoltre si astenne da ogni comodità offerta dai religiosi e dormì in una cella umile anziché nella camera preparata sontuosamente, si concesse il solo agio di sostituire le lenzuola di lana con quelle di lino e il pagliericcio con un materasso.

In foto il ritratto di Carlo V al opera di Tiziano Vecellio del 1549 esposta presso il museo di Capodimonte (NA).