Salerno: IC “M. Mari”, Progetto “A scuola di petcare, “Supereroi in rifugio”, 5C-5D tra 20 finalisti

Salerno: IC “M. Mari”, Progetto “A scuola di petcare, “Supereroi in rifugio”, 5C-5D tra 20 finalisti

INVASIONE INTERGALATTICA NEUTRALIZZATA… (CLASSE V C I.C. “MATTEO MARI”)
In una gelida giornata di un inverno, il più rigido degli ultimi 10 anni, i volontari dell’Enpa di Salerno
furono messi in allarme da una comunicazione per recarsi presso un posto inaccessibile e portare
soccorso immediato.
Giunti sul posto, sotto una pioggia incessante, dai ruderi di una casa diroccata, s’intravedevano
una mamma gatto con i suoi cinque micini in difficoltà.
Non fu facile per i volontari dell’associazione tirar fuori quella piccola famigliola spaventata,
infreddolita e indifesa, anche perchè alla mamma gatto mancava la zampina destra anteriore.
Portarono in un luogo sicuro ognuno di loro e nel tepore della nuova dimora subito iniziarono a
riacquistare l’energia, che dopo un po’, guizzava da ogni poro, quel rifugio fu la loro casa. Paolina,
la dolce felina, indossava un collare dorato con il suo nome e uno maschile, Pèpe, la sua dolce
metà.
Era molto triste, perché pensava al suo amato, in quanto non riusciva ad immaginare dove fosse e
perché non l’avesse cercata.
Parlava spesso ai suoi cuccioli del loro papà, che sempre più curiosi avevano tante domande da
porre e rispondeva evasivamente che il loro papà era impegnato in una missione umanitaria e
presto sarebbe tornato.
Intanto il tempo passava, arrivò la primavera e i gattini uscivano a giocare nei prati affollati di
erbetta fresca, soffice e tenera su cui facevano capolino pratoline, violette e altri fiorellini che
inebriavano l’aria di un soave profumo.
Paolina li osservava da lontano cercando con lo sguardo possibili pericoli che avrebbero potuto
minacciarli.
Nel vigilare attentamente, le venne alla mente quando un violento mastino l’aggredì facendole
perdere la sua zampina nel tentativo di difendere la sua cucciolata.
Passò la primavera molto in fretta e durante una serata d’estate, mentre i cuccioli erano intenti a
cenare, qualcosa attirò l’attenzione di Paolina, un piccolo oggetto dalla forma sferica atterrò nel
giardino.
Ne uscì fuori il famigerato doctor Pulce, conosciuto in tutte le galassie, che era intento a parlare
con i suoi ufficiali.
Stava preparando un piano per invadere la Terra.
Purtroppo gli umani erano all’oscuro e non potevano immaginare la minaccia che imperversava sul
bel pianeta Terra, anche se negli ultimi secoli il genere umano non se n’era preso cura per niente,
contribuendo al suo declino.
Allora la fragile Paolina, armandosi di audacia, decise con uno stratagemma di intrufolarsi
nell’astronave per cercare di capirci qualcosa, e senza essere vista, scagliò un sasso contro un
portellone.
Il soldato di guardia con un’armatura dà far rabbrividire chiunque l’avesse solo guardato, si
allontanò per comprendere l’origine di quel rumore.
In gran fretta si introdusse nell’enorme abitacolo e rimase stupita nel vedere un ambiente
ultraspaziale, in cui non si poteva distinguere nè l’inizio… nè la fine…
Riavutasi dal turbamento, entrò in uno spazio che conteneva tantissime celle di metallo che al solo
passarvi d’avanti s’illuminavano, in ognuna c’erano delle tavole di metallo che fluttuavano, dove
sembravano che dormissero sia umani che animali.
Osservando meravigliata, su una di esse scorse un cane gigantesco con uno strano mantello
rosso che aveva in testa un enorme casco con mille fili che lo trattenevano e sembrava che
chiedesse aiuto.
Paolina si fermò, e la sua attenzione fu attirata da un pulsante di due colori, giallo e blu, il cane con
gli occhi le indicò di pigiarlo e lei con tutte le sue esili forze, cercò di sorreggersi sulle zampette
posteriori, eeeh!!!, zack!!!, con la sola zampina anteriore riuscì nell’intento.
All’improvviso il cane con tutto il suo vigore e la sua potenza si liberò, prese la spaurita gattina la
mise in uno shuttle e uscirono fuori da una rampa di lancio.
Il cane le disse che era un Super eroe dotato di poteri eccezionali, dei quali si serviva per salvare
gli esseri umani in pericolo, si chiamava Capitan Dog, conosceva anche il suo amato Pèpe, che
era in missione su un altro pianeta cercando di reclutare quanti più esseri intergalattici poteva per
sgominare il piano del dottor Pulce, che voleva la supremazia dell’intero Universo e oltre. Paolina
tornò a casa dai suoi cuccioli e Super Dog spiccò un volo, oltre la velocità della luce e sparì
verso la sua meta.
Un uccellino giallo bussò alla sua porta, Cip, le disse che era stato mandato dal Capitano affinchè
vegliasse su di loro in ogni momento della giornata e potevano chiedergli qualsiasi cosa. Anche
Cip aveva poteri soprannaturali che mise a disposizione dell’amorevole gattina, a cui fece
crescere la zampina e le permise di accarezzare meglio e abbracciare i suoi pelosetti.
Paolina era strafelice di aver acquisito la sensazione sopita, ma non dimenticata nell’utilizzare le
sue zampine per abbracciare i suoi cuccioli e tenerli stretti per ore. Non aveva parole per
ringraziare il piccolo Cip dalle grandi doti.
Bisognava aiutare Capitan Dog e allora Paolina chiese a Cip il potere di farla comprendere dagli
umani.
Sapendo che da li a poco l’esercito di astronavi del doctor Pulce avrebbe invaso il tanto amato
Pianeta Terra, si fece portare davanti ai capi di tutti i cinque continenti del mondo.
Chiese di fermare le guerre che stavano facendo tra loro per vari motivi: territori contesi, contrasti
etnici e religiosi, conquista del potere politico, supremazia economica, controllo delle risorse
naturali: acqua, minerali, petrolio, ecc.
Cercò di far capire che queste cause producevano solo morte, distruzione e terrore, costringendo
milioni di persone ad abbandonare la loro terra, le loro case e i loro posti di lavoro.
In quel momento avrebbero dovuto deporre ogni forma di violenza e unirsi per salvare il valore
della libertà mondiale.
I capi, dopo una lunga discussione tra loro, decisero di unirsi all’unanimità per salvaguardare la
Terra dagli attacchi alieni.
Nel frattempo Capitan Dog aveva escogitato un piano perfetto per fermare l’esercito nemico.
Aiutato da Pèpe e dagli abitanti delle altre galassie, prese un portale, reso naturalmente invisibile,
che conduceva in un buco nero, lo posero sulla strada intergalattica che avrebbero attraversato le
astronavi del doctor Pulce.
Il giorno in cui gli invasori iniziarono a dirigersi lungo la strada celeste, ad una ad una le astronavi
finirono nel buco nero, fin quando scomparvero del tutto dalla vista.
Allora i capi di stato che insieme avevamo assistito a quell’evento in un grande maxischermo,
brindarono in tutte le parti del mondo in cui vivevano e tra di loro giurarono che la parola guerra
sarebbe stata bandita dal vocabolario, tutti i viventi avrebbero dovuto vivere in pace e amarsi a
vicenda.
E su tutta l’umanità avrebbe vegliato Capitan Dog, il super eroe inter galattico coadiuvato da Cip,
che era sempre pronto ogni giorno a farsi un giro d’ispezione intorno alla Sfera Celeste, che nel
frattempo era diventata un paradiso, dove tutti erano felici, buoni, pronti ad aiutarsi e anche a
essere uniti nella diversità, capendo che solo così la pace avrebbe regnato ovunque, anche con gli
altri mondi.
Pèpe, divenuto anch’egli un eroe, ritornò dalla sua bella famigliola e ogni giorno raccontava
un’avventura diversa trascorsa sugli altri pianeti.

TUTTI INSIEME SI PUO’… (CLASSE V D I.C. “MATTEO MARI”)
Un giorno nell’Oasi del Cilento sotto le cascate dei Capelli di Venere era stata trovata una capretta
nana con una zampina lussata, i volontari dell’Enpa la recuperarono e portarono nel recinto
dell’associazione.
Gli diedero il nome di James, lo curarono, coccolarono e ogni sorta di attenzioni.
Dopo un certo periodo fu portato nel suo habitat, ma a James non piacque questa soluzione e
tornava sempre all’ingresso dell’Oasi.
Allora Marta e Gianni decisero di accogliere ogni qualvolta lo desiderasse il piccolo James.
Marta e Gianni erano felicemente sposati e avevano un bambino di nome Eugenio, molto
intelligente, a cui piaceva tanto inventare nuove cose, come oggetti inusuali: macchine che
volavano, piccole formiche telecomandate, traduttori di lingue animali, pesci mangia plastica ecc.
Un giorno mentre cercava in soffitta, tra le varie cianfrusaglie, un componente per le sue
invenzioni, si imbatte’ in uno specchio che si trovava in una cassapanca.
Era di forma ovale con una cornice tutta rintagliata di color oro, all’apparenza, molto antico
Fu catturato dalla bellezza di quell’oggetto che sembrava volesse comunicargli qualcosa.
Lo prese tra le mani e mentre lo osservava notò che stava cambiando, i bordi si allargavano
sempre di più e vide dei tasti colorati: il primo era verde e sopra c’era scritto ieri, il secondo era
bianco e sopra c’era scritto oggi, e il terzo rosso con scritto domani.
Il bambino portò lo specchio in un posto tranquillo, sotto un albero dell’oasi e iniziò a scrutarlo,
osservarlo, esaminarlo e mentre si specchiava vide dietro di sè il piccolo James.
Inavvertitamente nel girarsi, pigiò sul tasto rosso e subito fu risucchiato dallo specchio insieme a
James.
Si trovò in una radura che non conosceva, il bambino si rivolse a James e gli sussurrò di non aver
paura, e il piccolo capretto gli rispose che a lui piacevano le avventure.
Eugenio rimase a dir poco sbalordito nel sentire parlare James, ma poi si accorse che aveva al
collo il suo traduttore che gli permetteva di farsi capire.
Gli propose di andare a scoprire dove si trovassero, in quale epoca e tempo.
Entrarono in un bar e guardando alle pareti vide un calendario su cui c’era scritto l’anno 2030, si
fece i conti e capì che si trovavano sette anni in avanti nel futuro.
Tra sé Eugenio disse: – Poco male! Di poco avanti!
Frattanto James lo seguiva come un’ombra, attraversarono una zona piena di verde vastissima,
c’era tanta vegetazione, animali bellissimi che vivevano come in simbiosi, senza nessuna lite.
James parlò con un topolino che spiegò che quando nel 2015 i paesi membri dell’ONU
(Organizzazione Nazioni Unite), si erano riuniti realizzarono un piano per migliorare la vita sul
nostro pianeta Terra e di tutti i suoi abitanti. Questo piano fu chiamato Agenda 2030.
Purtroppo nel nostro pianeta non tutti gli abitanti avevano condizioni buone di vita, c’erano paesi
ricchi e paesi poveri. Moltissimi bambini non potevano andare a scuola e andavano a lavorare per
aiutare la famiglia. Anche il pianeta piangeva e soffriva a causa dell’inquinamento dei continenti,
degli oceani, che potevano portare a un peggioramento delle condizioni di vita di tutti gli esseri
viventi. I paesi dell’ONU per risolvere molti di questi problemi individuarono 17 obiettivi da
raggiungere che furono chiamati Obiettivi Globali per uno sviluppo sostenibile.
Il 1°: era, eliminare la povertà nel mondo.
Il 2°: sconfiggere la fame nel mondo.
Il 3°: cure, medicine e benessere per tutti
Il 4°: fare in modo che tutti imparino a leggere e a scrivere
Il 5°: gli uomini e le donne sono uguali. Andavano trattati allo stesso modo e dovevano avere gli
stessi diritti e doveri.
Il 6°: portare acqua potabile per tutti e in tutti i paesi del mondo e migliorare le condizioni igieniche-
sanitarie.
Il 7°: sfruttare e sviluppare i tipi di energia che non inquinassero: energia solare e eolica.
L’ 8°: tutti dovevano avere un lavoro stabile e ben pagato.
-Posso proseguire o mi fermo? – disse il topolino.
-No ti prego, continua è molto interessante… replicò James.
Il 9°: costruzione di strade, accesso a internet, per permettere lo sviluppo economico.
Il 10°: diminuire le differenze tra i paesi ricchi e poveri, garantendo a tutti le stesse opportunità.
L’11°: costruire città sicure e vivibili.
Il 12°: evitare gli sprechi. Sfruttare le risorse in modo sostenibile, riciclare.
Il 13°: ridurre i rischi ambientali e i disastri naturali, causati dall’attività dell’uomo.
Il 14°: salvaguardare la vita nei mari e negli oceani. Ridurre l’inquinamento della plastica e dai
rifiuti delle industrie.
Il 15°: proteggere il nostro pianeta e i suoi ecosistemi. Difendere le foreste, evitare la
desertificazione.
Il 16°: ridurre la violenza e la mortalità. Giustizia accessibile per tutti.
Il 17°: tutti i paesi, le società, le imprese, le istituzioni, dovevano collaborare per il raggiungimento
di questi obiettivi.
Eugenio che aveva anche lui ascoltato le parole del topolino, chiese come mai in così poco tempo
la vita sul pianeta terra era così cambiata in meglio.
Il piccolo roditore disse che era stato tutto merito di una classe di bambini della scuola primaria, la
V D dell’I.C. Matteo Mari. Questi ragazzi si erano prefissi, una volta venuti a conoscenza
dell’agenda 2030, di andare a far visita a tutti i grandi della terra, per convincerli con tutti i mezzi a
loro disposizione a far in modo che la vita migliorasse in tutti i sensi sul pianeta.
Ci furono molti capi di stato cocciuti che non volevano lasciare il potere fin allora ottenuto, ma i
ragazzi con astuzia fecero cambiare loro idea.
Si ricorda come un capo di stato africano della Repubblica Democratica del Congo sfruttasse le
miniere di diamante tenendo tutti i profitti per sè.
I ragazzi partirono e avevano come mascotte una capretta nano di nome James e tra di loro c’era
un ragazzo che aveva molta inventiva, gli piaceva creare con la sua spiccatissima fantasia oggetti
a dir poco incredibili. Il capo di stato custodiva il diamante più grosso mai visto; allora, i ragazzi
decisero di prenderlo e metterlo a disposizione del popolo.
Mandarono James in avan scoperta nel palazzo del leader, che con la zampetta aprì senza farsi
notare il cancello del giardino e trovò il capo che stava seduto comodamente su una poltroncina in
pieno relax.
Con tutta la sua voce amplificata da un altoparlante gli si mise davanti e cantò: “Trulla, trulla,
trullallà, dammi i diamanti e vai via di qua…ma se vuoi diventar buono unisciti a noi e ottieni il
perdono…” L’uomo volle sapere il motivo di quella scena e decise di aiutare anche lui a far
risorgere il pianeta Terra e James divenne un supereroe.
Così tutti capirono che questi obiettivi dovevano essere validi per tutti i bambini, le donne, gli
anziani e i disabili in qualsiasi zona del mondo abitassero. Il loro motto era: “Nessuno è troppo
piccolo per cambiare il mondo, insieme possiamo migliorare le condizioni di vita delle persone,
senza però danneggiare l’ambiente, ma rispettandolo e proteggendolo”. Com’era bello vedere un
mondo si fatto, pieno d’amore ed armonia.
Eugenio col cuore pieno di gioia cliccò il tasto bianco e si ritrovò insieme a James sotto l’albero
Shajarat-al-Hayat, “albero della vita”, che da quel momento in poi fu l’emblema della sua nuova
vita, ossia far capire al mondo che un gruppo di ragazzi, in solo pochi anni avevano scoperto che
le persone possono cambiare la propria identità, le proprie qualità, competenze, desideri e
aspirazioni, ritrovando aspetti di sé che avevano preso forma nel passato e riflettere sul tipo di
persona che si vuole diventare e su ciò che si vuole fare per cambiare le cose brutte in
meravigliose. Così anche lui con la classe V D e il suo fido amico James dall’anno 2023 iniziarono
a portare nel mondo una luce di speranza.