Salerno: la città aveva due Ville Comunali   

Salerno: la città aveva due Ville Comunali   

Maria Amendola

In epoca medievale l’area esterna al nucleo abitativo era stato interessato da edifici religiosi (San Giovanni di Dio e dall’ospedale, in seguito dal convento di San Francesco di Paola e dal convento Santa Maria di Portosalvo) e la successiva espansione dell’area costiera portarono il Governo del periodo borbonico a ideare spazi verdi nelle aree prospicienti il molo e la spiaggia di Santa Teresa per abbellire e per creare un luogo di passeggio esterno al centro urbano, nonché avere una sorta di “vetrina” per i turisti che giungevano a Salerno via mare. Nel 1818 gli ingegneri Bellini e Scodes ebbero l’incarico di progettare la Villa Comunale, ma questo non venne realizzato. Su quel suolo adibito a Piazza d’Armi e anche a deposito di munizioni nel periodo dell’occupazione francese è ancora ubicata la fontana di Don Tullio, la tradizione ci tramanda che  essa fu donata proprio a Gioacchino Murat (1767 -1815) per il suo compleanno. La villetta era di forma pressoché rettangolare, e presentava una recinzione e due ingressi a sud-est e sud-ovest. Questo progetto risulterà quasi totalmente differente da quello che venne effettivamente realizzato in seguito, infatti  esso era in linea con i gusti e con la moda dell’epoca ed era simile a quello che venne presentato nel 1823 per un’altra villetta che si trovava lungo via dei Principati. Lo spazio destinato alla villa ideata del Bellini (che non fu realizzata) venne destinato al Teatro Municipale Giuseppe Verdi (inaugurato il 15 aprile 1872). L’architetto Casalbore nel 1870 circa presentò un progetto per la creazione di giardini pubblici nei pressi del teatro, i lavori iniziarono nel 1870. Il progetto prevedeva un muro di contenimento con un asse longitudinale su cui si sviluppava un grande viale parallelo alla linea della spiaggia, viale che si intersecava con un altro viale trasversale. La costruzione della villa e del teatro furono il fulcro culturale che rese il quartiere uno dei luoghi più in della Salerno dell’800. La villa comunale all’epoca arrivava fino al palazzo Edilizia con l’edificazione del palazzo della Prefettura fu ridimensionata. In seguito ad un periodo di abbandono e tentativi di recupero negli anni ’70 e nel 1997 venne effettuato un prestigioso restauro botanico (l’ampliamento dell’area verde e l’innesto di nuove piante della macchia mediterranea) ed un prestigioso restauro architettonico redatto dall’architetto Enrico Auletta (il restauro della fontana centrale, di tutti i monumenti e delle antiche panchine in ferro battuto, ridisegno dei viali, rifacimento di tutta la pavimentazione e della zona pedonale di via D’Agostino). All’interno della villa si trovano diverse statue:

  • statua di Giovanni Nicotera (1828-1894) inaugurata il 3 ottobre del 1897, dallo scultore Alfonso Balzico (1825-1901);
  • statua del 1864 (ma locata nella Villa Comunale dal 1883) di Carlo Pisacane (1818-1857), dello scultore Gennaro Calì (1799-1877);
  • busto ritratto del 1910 di Clemente Mauro (1860 – 1926) dello scultore salernitano Gaetano Chiaromonte (1872-1962);
  • busto ritratto del 1949 di Giovanni Cuomo (1874-1948) dello scultore Chiaromonte.

Curiosità:

Nello specifico la villa Comunale di via Due Principati  era stata concepita dall’architetto Domenico Antonio Napoli con una divisione geometrica dello spazio interno e muro con grate. Nel 1851 L’architetto Casalbore ne curò il restaurato.

Quest’ultima ubicata al tempo  dal suolo attualmente occupato dal palazzo che ospita il porticato del negozio Brancaccio  si estendeva fino all’ex piazza Malta, dal 1857 circa venne progressivamente occupata da palazzi fino a sparire del tutto.

Per questa ragione via Due Principati a seconda della direzione della percorrenza prende la denominata “‘a scesa ra villa” (andando verso il lungomare), o “a sagliuta ra villa” (in direzione zona Carmine). Fu acquistata in un periodo in cui il Comune versava in ristrettezze economiche. La villetta già nella metà del XIX secolo era in condizioni pressoché precarie tanto da portare il Comune in grave deficit economico alla vendita. Il 3 maggio 1854 il signor Francesco Conforti chiese l’occupazione di pochi palmi di suolo pubblico della Villetta (già chiusa al pubblico da un ventennio) a titolo gratuito e pagando per il lato appartenente alla Villetta, per poter costruire un fabbricato. Nel febbraio-marzo 1857 il Sindaco Bottiglieri presentò ai cittadini la quota base l’asta  di ducati 1338 per la vendita della Villetta, che venne acquistata dalla famiglia Conforti per 1650 ducati e in pochissimi anni la villetta scomparve completamente.