Salerno: Decameron di Giovanni Boccaccio        

Salerno: Decameron di Giovanni Boccaccio        

Maria Amendola

 Giovanni Boccaccio (1313-1375) poeta e scrittore italiano, nacque e morì in Toscana. Egli viaggiò molto. Il padre Boccaccino per il figlio aspirava ad una vita da mercante, professione tradizionale di famiglia. Dopo un breve tirocinio a Firenze decise di portare con sé il figlio a Napoli nel 1327, città dove il visse per circa 15 anni e che era sede della corte regale e cosmopolita di re Roberto d’Angiò detto il Saggio (1277-1343) figlio del re Carlo II d’Angiò, detto lo Zoppo (1254 -1309). Una delle sue opere più famose è il “Decameron”, una raccolta di cento novelle scritta tra il 1349-5. Il titolo è tratto dal greco antico “δέκα (déka)” cioè “dieci” e  “ἡμέραι (hēméra” cioè “giorno” che significa letteralmente “di dieci giorni”, infatti essa narra la storia di dieci giovani che, per sottrarsi alla peste di Firenze del 1348, si rifugiano in una villa di campagna, dove per ingannare il tempo per dieci giorni narreranno vicendevolmente delle novelle.

Il Boccaccio per rispetto ne cambia le identità con degli pseudonimi: Pampinea, Filomena, Neifile, Fiammetta, Elissa, Lauretta, Emilia, Dioneo, Filostrato e Panfilo. La scelta dei nomi non è affatto banale; i nomi (di origine greca e di spunto letterario) intrecciano dei rapporti stretti sia con la produzione letteraria giovanile del Boccaccio  sia con i relativi temi delle giornate. Boccaccio  giustifica la compagnia mista di uomini e donne ritenuta accettabile solo in circostanze straordinarie e drammatiche come quella della peste. Pampinea (la più adulta delle sette) delinea la situazione della sua città e suggerisce di fuggirne il prima possibile. Ma alla ragazza sta a cuore anche sottolineare un altro aspetto importante, ovvero  il degrado etico e morale della città di Firenze. La corruzione dei costumi è molto forte e coinvolgere persino i rappresentanti della fede. Ogni giorno viene nominato un re o regina che decide l’argomento delle novelle di quel giorno. Le giornate vengono organizzate nel seguente modo:

  • Pampinea è nominata regina della prima giornata in quanto è stata lei a proporre l’allontanamento

da Firenze, e sarà lei a dettare le regole della convivenza dei giovani. Ella decide di dedicare quella giornata al tema libero. La novella d’apertura, dedicata a Ser Cepparello è di gran rilievo. I vizi dei potenti vengono spesso messi in ridicolo, mente di alcuni protagonisti viene esaltata l’abilità di parola (ad esempio  Melchisedech). Pampinea è un personaggio che compare anche in altre opere: nel “Bucolicum carmen” e nella “Comedìa delle ninfe fiorentine”;

  • Filomenaè nominata regina della seconda giornata. Il tema della giornata è l’avventura. Ella è la donna a cui Boccaccio dedica opera giovanile il “Filostrato” (sull’amore infelice di Troiolo e Cressida);
  • Neifileè nominata regina della terza giornata. Il nome della donna che significa “colei che torna ad amare”, il tema della giornata è quello dell’amore da soddisfare grazie alla messa a buon frutto delle proprie doti e del proprio ingegno;
  • Filostratoè nominato re della quarta giornata. Filostrato “vinto d’amore” è già il titolo di un poemetto giovanile in ottave, e questo nome deriva da un’errata etimologia. Tema della giornata è quello dell’amore e della sofferenza che può portare fino agli estremi (Lisabetta da Messina);
  • Fiammettaè nominata regina della quinta giornata. Ma è anche la figura centrale della vita del giovane Boccaccio (dal “Filocolo” all’Elegia di Madonna Fiammetta). Tema la forza dell’amore che riesce infine ad essere coronato felicemente, dopo mille peripezie, ma Boccaccio utilizza anche toni più drammatici;
  • Elissa è nominata regina della sesta giornata. Elissa “colei che è stata abbandonata” sembra essere una maschera del personaggio di Didone (nell’Eneide). In questa giornata il tema è l’abilità del “motto” verbale;
  • Dioneoil “lussurioso” è nominato re della settima giornata. Dioneo (in base all’etimologia Dione è la madre della dea Venere).Tema della giornata è l’adulterio;
  • Lauretta è nominata regina della ottava giornata. Il nome della fanciulla alluderebbe a Petrarca e alla tradizione della lirica d’amore. Il tema di quella giornata è quello della “beffa”;
  • Emiliaè nominata regina della nona giornata. Emilia è la figura principale della “Teseida” (poema epico in volgare composto tra 1339 e 1340). Il tema della giornata è libero;
  • Panfiloè nominato re della decima giornata. Panfilo è l’amante di Fiammetta ne “Elegia”. Nella sua giornata le novelle sono ambientate fuori dalla Toscana e indugiano in gesti di liberalità e di cortesia, con un senso di nostalgia verso il mondo aristocratico.

Nel proemio il poeta spiega che “confortare le donne che soffrono per amore” è l’intento della sua opera.

Boccaccio dopo il “Proemio” dedica l’introduzione a presentare:

  • dieci narratori e alla conseguenza di quella peste nera a Firenze nel 1348 (chiamata “Morte Nera” arrivò agli inizi di marzo e vi rimase fino a settembre fu preceduta da tre segni “premonitori” ovvero “cometa”, “grandine”, “cero”. Giovanni e Matteo Villani, scrivendo la “Cronica”  del 1348 fornirono una testimonianza su ciò che accadde a quelle generazioni);
  • la prima giornata;
  • il proposito sei giovani di lasciare la città per fuggire al contagio.

Nel Decameron, tre delle cento novelle sono focalizzate sulla figura di tre illustri salernitani:

  • Landolfo Rufolo: nella seconda giornata della regina Filomena si narrano le “avventure a lieto fine” ed esattamente citato nella 4ª novella narrata da Lauretta.

Landolfo Rufolo è un ricco mercante di Ravello che, non soddisfatto della sua ricchezza, decide di viaggiare fino all’isola di Cipro al fine di vendere le sue merci. Una volta arrivato sul posto, però, egli si rese conto della concorrenza e fu costretto a deprezzare le sue merci e venderle sottoprezzo e, per recuperare l’investimento effettuato, dovette vendere anche la sua nave. Landolfo, acquistata una nave più piccola, si diede alla pirateria fin quando fu catturato dalla marina Genovese e imprigionato su di una nave che a causa di una forte tempesta affondò. Il mercante di Ravello aggrappandosi ad una cassa si salvò. Fu salvato da una donna su una spiaggia di Corfù. Landolfo allora scoprì che la cassa grazie alla quale si era salvato conteneva pietre preziose, con le quali ricompensò la donna generosamente, si pagò il viaggio di ritorno  fino a Ravello dove per il resto della sua vita visse senza più commerciare;

  • Tancredi e Ghismunda: è esattamente la 1ª novella narrata da Fiammetta nella quarta giornata del re Filostrato dedicata alle “novelle di amori infelici”.

Tancredi era il principe di Salerno ed era molto geloso di sua figlia Ghismunda, e volle darla in sposa al duca di Capua che morì poco dopo il matrimonio. La bella fanciulla rimase vedova in giovane età senza contrarre un nuovo matrimonio. Ghismunda intraprese con Guiscardo (un valletto di umili origini del padre) una relazione clandestina che fu scoperta per caso da Tandredi che chiese spiegazioni alla figlia, ma fece imprigionare Guiscardo. Ghismunda difese il giovane dichiarando che, pur di umili origini, egli possedeva un cuore nobile e che questa nobiltà fosse ben più importante di quella data da un nobile titolo acquisito alla nascita. Adirato Tancredi fece uccidere il valletto e fece recapitare alla figlia il cuore del giovane in una coppa. Ghismunda allora si avvelenò con del veleno versato nella stessa coppa per raggiungere l’amato nella morte. Tancredi venuto a spere del gesto della figlia, corse per salvare Ghismunda, ma arrivò tardi.

  • Mazzeo della Montagna: narrata anche questa nella quarta giornata ed è esattamente la 10ª

novella della giornata ed è narrata da Dioneo.

Mazzeo della Montagna è un grande medico della Scuola medica salernitana. Egli preso dai suoi impegni e dal suo lavoro, si sposò in età matura con una giovane donna salernitana. La donna, però, sentendosi trascurata, si trovò un amante, ovvero il nobile Ruggieri d’Aieroli, ma che aveva una brutta fama a causa della sua condotta poco nobile. Un giorno Mazzeo preparò una bevanda anestetica per addormentare un infermo che doveva essere operato, ma chiamato d’urgenza ad Amalfi egli decise di lasciare la bevanda e di medicare la ferita dell’infermo e di operarlo il mattino seguente. Allorché la moglie di Mazzeo chiamò Ruggieri per passarci la notte insieme, fecendolo nascondere momentaneamente proprio nella stanza dove era stato preparato l’anestetico. Il giovane lo bevve in quanto lo scambiò per acqua. L’amante fu ritrovato inerme e così fu ritenuto morto dalla giovane donna che, con l’aiuto di una serva, lo nascose in un’arca di un falegname vicino che durante la notte fu rubata da due usurai. Ruggieri si svegliò a casa degli usurai, e proprio questi lo accusarono di furto. La moglie di Mazzeo venuta a sapere il fatto corse per scagionare l’amante. Ella spiegando la situazione fece scoprire che, in realtà, i veri ladri erano i due usurai che furono poi arrestati. La figura di Mazzeo  viene dedicata a Matteo Silvatico (1245-1342) medico del re di Napoli Roberto d’Angiò.

Curiosità:

I giovani sono rimasti quattordici giorni in campagna, perché bisogna calcolare che il venerdì era giorno di preghiera mentre la domenica era la giornata in cui le donne si lavavano e si prendevano cura del corpo.