Cava de’ Tirreni: Mamma Lucia “Faro, Luce, Speranza”  

Cava de’ Tirreni: Mamma Lucia “Faro, Luce, Speranza”  

Maria Amendola

Mamma Lucia, questo era il nome con cui era conosciuta Lucia Pisapia,  colei che divenne un simbolo di pace e di misericordia. Era nata il 18 novembre 1887 nella frazione di S. Angelo di Cava de’ Tirreni. A 25 anni sposò il commerciante Carlo Apicella, da cui ebbe due figli: Vincenzo e Antonio, che tornarono indenni dalle seconda guerra mondiale. Il giorno 8 settembre 1943  con lo sbarco a Salerno “Operazione Avalanche”  Cava de’ Tirreni si ritrovò ad essere teatro di guerra: gli alleati sbarcarono sulle spiagge salernitane e liberarono il territorio dai tedeschi. Dopo la seconda guerra mondiale fino alla legge del 9 gennaio 1951 n°204, nessuno si impegnò all’esumazione dei cadaveri  dei soldati tedeschi rimasti sul terreno, alla mercè di sciacallaggio, delle  intemperie e degli animali. Lucia un giorno vide dei ragazzi giocare a calcio con un teschio e rimase sconvolta da quell’immagine, la notte sognò 8 croci su di un monte da cui uscirono 8 soldati che la implorarono affinché  essi venissero restituiti alle loro madri. Ricevuti i permessi necessari dal 16 luglio del 1946, aiutata da una sua parente Carmela Pisapia Matonti, Mamma Lucia si dedicò a quella che divenne la sua missione di vita: recuperate tutti i resti dei soldati tedeschi nei pressi di Salerno.  I becchini dopo poco non l’aiutarono più a causa dei pericoli del territorio. Tra bombe inesplose, campi accidentati e pericoli ha recuperato i resti dei soldati, li ha posti in teche comprate da lei, e quando l’identificazione attraverso le piastrine riusciva si impegnava a restituire quei “figli” alle famiglie. Diede fondo a tutti i risparmi e non ha esitato a lavorare la lana dei suoi materassi per filarne tessuto da vendere per poter guadagnare i soldi necessari  per poter compere le teche che venivano custodite nella chiesa di Santa Maria della Pietà (detta di San Girolamo).  Al sarcasmo della gente rispondeva “Song tutt figli e mamm (erano sempre figli di mamma, uccisi lontano dalle loro mamme)”. In Germania dal momento che le autorità iniziarono a ricevere i “figli della patria” l’opera di Lucia iniziò a dare risonanza, tanto che alcune madri le scrivevano chiedendo di  restituirgli i resti del proprio figlio. Sul finire del 1944 il numero delle salme di soldati inglesi, americani e tedeschi  recuperi ammontano a circa 700 (tra questi: 14 salme in una grotta vicino Monte Castello; 25 ad Arcara; in un campo di patate scopre circa 50 corpi allineati; 18 a Santa Maria a Tuorno; a Montecorvino 8 salme in una trincea e 60 in cima ad un pendio; sul monte San Liberato trovò altre salme). In Germania la chiamavano “Mutter der toten” o “Mama Luzia. Onorificenze: invitata dal Presidente Theodor Heuss il 4 agosto 1951 riceverà la “Grande Croce dell’Ordine al Merito della Repubblica Federale di Germania”; nel 1951 fu invita in udienza con il sindaco di Roma, l’ambasciatore tedesco von Brentano e dal Papa Pio XII, fu insignita della “Medaglia d’oro della Virtù” dove pronunciò una semplice frase “Non più guerre”; nel 1959 fu insignita del titolo di “Commendatore dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana” dal Presidente delle Repubblica Giovanni Gronchi; nel luglio del 1980 insignita della “Medaglia d’oro al Merito civile” dal Presidente della Repubblica Sandro Pertini. La Mamma di tutti i soldati si spense all’età di 94 anni il 27 agosto 1982 nella sua città natale. Ricevette altri riconoscimenti postumi.

Alcuni estratti dal libro SALERNO! di Hugh Pond:

–   “I passanti, vedendo un piede scoperto o un cranio in putrefazione si giravano dall’altra parte e si allontanavano frettolosamente, facendosi il segno della croce; altri, con mente più ordinata, buttavano alcune manciate di terra sui resti pietosi e proseguivano sul loro cannino dopo aver mormorato una preghiera. Non era affar loro.  …

Era uno sconosciuto venuti da una terra lontana, nemico o alleato in ogni caso straniero. Vi era però una persona che vedeva e piangeva, la cui coscienza si ribellava contro l’indifferenza e l’insensibilità della guerra e delle sue conseguenze. Era una donna semplice, una donna del popolo,  la proprietaria di una piccola drogheria nel villaggio di Cava dei Tirreni, sulla strada fra Salerno e Napoli. Lucia Apicella, chiamata da tutti “Mamma Lucia”, aveva senza saperlo rivissuto la leggenda greca di Antigone: la donna che, sfidando Creonte, si era recata sul campo di battaglia per seppellire i morti”.

–   “Il nipote Vincenzo: Mamma Lucia , guarda, è arrivata una lettera; dice che sei stata decorata con la medaglia d’oro della Bontà, ne sei contenta? Lei disse: Perché? Non ho mai voluto alcuna ricompensa per quello che ho fatto. Ho seguito semplicemente la volontà di Dio ”.

–  Su di una pietra trovata da Mamma Lucia sul monte San Liberatore vi era inciso: “O vento del mare Tirreno, tu che conosci il mio nome, bacia per me la mamma lontana”.