Serre: Cafè Loti, eventi per festa San Martino Vescovo

Serre: Cafè Loti, eventi per festa San Martino Vescovo

San Martino, ogni mosto è vino!”. Venerdì 11 novembre si festeggia San Martino Vescovo di tour, patrono dei sommelier, dei bottai, di cavalli e cavalieri, nonché degli uomini ammogliati e fidanzati. La venerazione per San Martino è molto sentita, e non vi è giorno dell’anno che non si ha motivo di invocare il grande Santo. A parte l’apertura delle botti e quindi il festeggiamento della fine dell’anno agrario, con la raccolta degli ultimi frutti e l’ultimo banchetto prima del Natale, riscaldato dal tiepido sole che prelude ai giorni più corti, bui e rigidi dell’anno, il suo nome è legato al miracolo della divisione del mantello tra i mendicanti e al miracolo appunto, dell’estate di San Martino. “’A Chiena”- Intervento co-finanziato dal POC Campania 2014-2020 . Rigenerazione urbana, politiche per il turismo e la cultura. Programma unitario di percorsi turistici di tipo culturale, naturalistico ed eno-gastronomico di portata nazionale e internazionale -, firmato da Antonello Mercurio, ritorna nel Palazzo Ducale di Serre (Sa), per due eventi in onore di San Martino e della Festa del Vino. Il primo vedrà, venerdì 11 novembre alle ore 21, nel palazzo ducale di Serre, in scena il Cafè Loti un trio con le corde, la voce e la tammorra di Nando Citarella, voce e corde arabe e mediorientali di Stefano Saletti, l’iraniano musicista (e pittore) Pejman Tadayon voce, saz, oud e percussioni. Il Café Loti a Istanbul era, temporibus illis, luogo di mediazione, di scambio d’idee, di liti che finivano immancabilmente in riconciliazioni Andava così ovunque nei punti cruciali del Mediterraneo, a Orano come a Genova, a Venezia, a Marsiglia, a Tunisi. Le lingue imparavano le une dalle altre a intendersi sul minimo comune denominatore di radici comuni, sull’affinità dei suoni, e dove le radici etimologiche non aiutavano, aiutava la fantasia del comporre a mosaico con spezzoni di suoni e sensi di altre lingue, fini a capirsi per davvero. Il sabir nacque così, ad esempio, con una finzione per molti versi identica a quella che ebbe lo swahili in Africa. Due le grandi campiture che riconosceremo in scaletta, la prima accoglie brani che mettono in conto sonoro schegge di Spagna medievale, Napoli e i trovatori francesi, il sabir per capirsi e commerciare, la Persia come chiave di volta per l’accesso all’Oriente. Nella seconda parte, che intitola tutto il progetto, In Taberna, Café Loti recupera invece lo spirito originale del Codex Buranus, il corpus di composizioni che tutti conoscono nella versione fastosa e tonitruante dei Carmina Burana. Qui l’intento è ben diverso, un lavoro per sottrazione che invece cerca di restituire equilibrio sottile tra sacro e profano, natura e cultura, canti maliziosi e pure espressioni mistiche: e anche qui risuonano tante lingue, a comporre un arazzo che è bello proprio perché multicolore. Al concerto si aggiunge una due giorni di workshop, dello stesso Nando Citarella, che prenderà il via proprio alle 15 di venerdì 11 novembre, nel palazzo ducale di Serre, per concludersi nella mattinata del giorno successivo, dal titolo “Canti di voci lontane e Terra madre”. Il Workshop sarà un’occasione per esplorare le origini antropologiche della “forza sanatrice” della musica nei rituali della tradizione popolare, sperimentando i ritmi di Tamurriate, Pizziche e Tarantelle, legate secondo l’abate gesuita Athanasius Kircher, legate al culto di Dioniso, pubblicando poi a Roma nel 1641 con il titolo De arte magnetica il risultato dei suoi studi sul tarantismo danze chiaroscurali, da ballare in equilibrio sulla sottile linea di confine tra gioia e dolore, tra salute e malattia, tra pazzia e ragione. Uno spazio angusto, limitato dal breve raggio di un giro armonico ossessivo ed ipnotico, capace tuttavia di ospitare un intero universo, un mondo in cui la vita e la morte colpiscono veloci e implacabili come il morso di un insetto.