Giulio Caso
La parola fascismo, come molti altre che finiscono in ..ismo, è brutta e, oggi, poco attraente.
Oltretutto, sommando i numeri corrispondenti alle sue lettere, otteniamo 77.
Un doppio 7 , due sette che azzerano le evocazioni storico, psico/sociologiche insite in questo numero.
Il fascismo rientra nel 900 come un tarlo in un mobile antico.
Oggi lo si evoca per generalizzare atti di opposizione al sistema che, “non è mai democratico”, se non aderente alle proprie simpatie politiche.
 Lo si usa per nascondere l’incapacità di esplicitare un proprio, coerente programma e, a detta di molti sapienti psicologi, per disevocare proprie tendenze occulte verso forme d’imposizioni sociali, proprie impotenze ad incidere sul sistema.
Il fascismo è defunto, con tutte le sue macchiettistiche, quanto tragiche, manifestazioni da operetta ed avanspettacolo.
È finito con le smorfie del duce, corrotto nel pensiero che passò dal socialismo a forme dittatoriali in cui prevalevano pavidi assolutisti e non forti pensatori.
Questo lo si è visto quando operavano vessazioni, in squadre, contro i deboli.
Il fascismo è finito con le sue pagliacciate ed atti di vera vigliaccheria.
I forti non temono il confronto col pensiero.
Il fascismo, cioè il periodo storico del fascismo però, (spero di essere smentito), non viene studiato neppure a scuola.
Gli unici che ne parlano sono i sedicenti antifascisti. Quindi il fascismo viene divulgato soprattutto dagli antifascisti.
E mentre loro parlano di fascismo, superato, obsoleto e neppure conosciuto dai più, altre forme di imposizioni sociali sorgono. Questi nuovi semi di dittatura futura avranno fronde rampicanti e mimetiche. Cresceranno e avvilupperanno i pensieri liberi. Saranno difese proprio da coloro che si sbracciano per farsi identificare come antifascisti e che invece sono la base feconda di queste nuove “dittature” sull’uomo.
Come riconoscerli?
Sono coloro che hanno in tasca la verità, il loro sistema di vita scontato che usano come metro di paragone per discriminare gli altri.
Si riconoscono per avere irritante, quanto saccente, smorfia sul viso.
W la dolcezza, w l’empatia, w l’uomo.