La Voce e la Vita della Chiesa: “Giornata Mondiale del Malato”

La Voce e la Vita della Chiesa: “Giornata Mondiale del Malato”

Diac. Francesco Giglio

<<Gesù, percorrendo tutte le città e i villaggi, insegnava nelle loro sinagoghe, annunciava il Vangelo del regno e curava ogni malattia e infermità>>(Mt 9,35)

 Oggi 11 febbraio la Chiesa, in occasione della memoria della Beata Maria Vergine di Lourdes, celebra la “Trentesima Giornata Mondiale del Malato”.

Per meglio comprendere il significato delle guarigioni presentate nei Vangeli bisogna leggere i capitoli 13 e 14 del Libro del Levitico. Gesù è venuto per donarci “vita in abbondanza”. Al lebbroso che si avvicina, che lo tocca con la sua mano (come alla suocera di Pietro, all’emorroissa, alla figlia di Giairo…) comunica la vita e la dignità: la persona toccata da Gesù torna alla società guarita e trasformata in entusiasta messaggera della buona notizia. Il lebbroso ha sperimentato la vicinanza di Gesù, ma ha bisogno di conoscerlo meglio. Per questo Gesù gli chiede di mantenere il silenzio. Per evangelizzare non basta aver incontrato il “Gesù che guarisce”. E’ necessario incontrare il “Gesù morto e risorto”. La malattia spesso stravolge la vita fino a modificare il nostro corpo, cambiare i pensieri e scompaginare i nostri progetti. Purtroppo, in alcuni casi chiude il nostro cuore a Dio, in altri lo allarga facendoci superare i nostri egoismi. Papa Francesco ci ricorda spesso che è importante prendersi cura dei fratelli e delle sorelle ammalati. Egli sollecita la vicinanza a quanti soffrono nel corpo e nello spirito, perché anche il più piccolo atto d’amore è prezioso. Ci esorta anche a pregare, perché la preghiera è una formidabile medicina che ci aiuta a superare tutte le fragilità della vita. Gesù ci ricorda che “i poveri e gli ammalati li avremo sempre con noi e che in loro possiamo vedere il Suo volto”. Nel messaggio per la 30esima Giornata Mondiale del Malato dal tema: ”Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso» (Lc 6,36), Papa Francesco così scrive:

“Cari fratelli e sorelle, trent’anni fa san Giovanni Paolo II istituì la Giornata Mondiale del Malato per sensibilizzare il popolo di Dio, le istituzioni sanitarie cattoliche e la società civile all’attenzione verso i malati e verso quanti se ne prendono cura. Siamo riconoscenti al Signore per il cammino compiuto in questi anni nelle Chiese particolari del mondo intero. Molti passi avanti sono stati fatti, ma molta strada rimane ancora da percorrere per assicurare a tutti i malati, anche nei luoghi e nelle situazioni di maggiore povertà ed emarginazione, le cure sanitarie di cui hanno bisogno; come pure l’accompagnamento pastorale, perché possano vivere il tempo della malattia uniti a Cristo crocifisso e risorto. La 30esima Giornata Mondiale del Malato, la cui celebrazione culminante, a causa della pandemia, non potrà aver luogo ad Arequipa in Perù, ma si terrà nella Basilica di San Pietro in Vaticano, possa aiutarci a crescere nella vicinanza e nel servizio alle persone inferme e alle loro famiglie… L’invito di Gesù a essere misericordiosi come il Padre acquista un significato particolare per gli operatori sanitari. Penso ai medici, agli infermieri, ai tecnici di laboratorio, agli addetti all’assistenza e alla cura dei malati, come pure ai numerosi volontari che donano tempo prezioso a chi soffre. Cari operatori sanitari, il vostro servizio accanto ai malati, svolto con amore e competenza, trascende i limiti della professione per diventare una missione. Le vostre mani che toccano la carne sofferente di Cristo possono essere segno delle mani misericordiose del Padre. Siate consapevoli della grande dignità della vostra professione, come pure della responsabilità che essa comporta… Tutto questo, però, non deve mai far dimenticare la singolarità di ogni malato, con la sua dignità e le sue fragilità. Il malato è sempre più importante della sua malattia, e per questo ogni approccio terapeutico non può prescindere dall’ascolto del paziente, della sua storia, delle sue ansie, delle sue paure. Anche quando non è possibile guarire, sempre è possibile curare, sempre è possibile consolare, sempre è possibile far sentire una vicinanza che mostra interesse alla persona prima che alla sua patologia. Per questo auspico che i percorsi formativi degli operatori della salute siano capaci di abilitare all’ascolto e alla dimensione relazionale… La Giornata Mondiale del Malato è occasione propizia anche per porre la nostra attenzione sui luoghi di cura. La misericordia verso i malati, nel corso dei secoli, ha portato la comunità cristiana ad aprire innumerevoli “locande del buon samaritano”, nelle quali potessero essere accolti e curati malati di ogni genere, soprattutto coloro che non trovavano risposta alla loro domanda di salute o per indigenza o per l’esclusione sociale o per le difficoltà di cura di alcune patologie. A farne le spese, in queste situazioni, sono soprattutto i bambini, gli anziani e le persone più fragili. In questo contesto desidero riaffermare l’importanza delle istituzioni sanitarie cattoliche: esse sono un tesoro prezioso da custodire e sostenere; la loro presenza ha contraddistinto la storia della Chiesa per la prossimità ai malati più poveri e alle situazioni più dimenticate. Quanti fondatori di famiglie religiose hanno saputo ascoltare il grido di fratelli e sorelle privi di accesso alle cure o curati malamente e si sono prodigati al loro servizio! Ancora oggi, anche nei Paesi più sviluppati, la loro presenza è una benedizione, perché sempre possono offrire, oltre alla cura del corpo con tutta la competenza necessaria, anche quella carità per la quale il malato e i suoi familiari sono al centro dell’attenzione. In un tempo nel quale è diffusa la cultura dello scarto e la vita non è sempre riconosciuta degna di essere accolta e vissuta, queste strutture, come case della misericordia, possono essere esemplari nel custodire e curare ogni esistenza, anche la più fragile, dal suo inizio fino al suo termine naturale… A questo proposito, vorrei ricordare che la vicinanza agli infermi e la loro cura pastorale non è compito solo di alcuni ministri specificamente dedicati; visitare gli infermi è un invito rivolto da Cristo a tutti i suoi discepoli. Quanti malati e quante persone anziane vivono a casa e aspettano una visita! Il ministero della consolazione è compito di ogni battezzato, memore della parola di Gesù: «Ero malato e mi avete visitato» (Mt 25,36).  Cari fratelli e sorelle, all’intercessione di Maria, salute degli infermi, affido tutti i malati e le loro famiglie. Uniti a Cristo, che porta su di sé il dolore del mondo, possano trovare senso, consolazione e fiducia. Prego per tutti gli operatori sanitari affinché, ricchi di misericordia, offrano ai pazienti, insieme alle cure adeguate, la loro vicinanza fraterna.”

In questa particolare ricorrenza alla Beata Vergine Maria di Lourdes, Salute dei malati, affidiamo tutte le persone che soffrono nel corpo e nello spirito.