Dio e i sogni in un libro di don Stanzione

Dio e i sogni in un libro di don Stanzione

Elia Lucchini

“Nel Cuore della notte Dio ci parla” è il testo scritto da don Marcello Stanzione per L’editrice Mimep-Docete.

Nell’Antico Testamento troviamo il sogno, in diverse forme, quale strumento di rivelazione divina. Vi sono ad esempio sogni inequivocabili di Dio (Gn 31,11-18,24; 1 Re 3,5-15), ed altri nei quali Dio parla attraverso immagini (Gn 37, 5-11; 40, 9ss.; Gdc 7,13ss.; Dn 2; 4) che richiedono un’interpretazione. Poiché tuttavia nessun uomo può interpretare da sé i sogni, perché “è Dio che ha in suo potere le interpretazioni” (Gn 40,8) è Dio stesso che, a seconda dei casi, abilita l’uomo alla loro comprensione. Le rivelazioni oniriche dell’Antico Testamento riguardano principalmente la storia della salvezza (Gn 28,12ss.), le circostanze politiche (Gn 41) o personali (cfr. Gn 40,9ss.). dio utilizza i sogni per svelare all’uomo il presente (1 Sam 28, 6.15) o il futuro (Gn 37,5ss.); egli non parla in sogno solo ai bambini del suo popolo, ma comunica in questo modo anche con i pagani (Gn 20,3; 41; Dn 2;4). I sogni vengono dunque considerati come strumenti di rivelazione divina, legittimati da Dio stesso (Nm 12,6; 1 Sam 28, 6.15; Dn 7,1ss.) e promessi dal profeta Gioele agli anziani della comunità di Israele per la fine dei tempi (3,1). Ciononostante non viene loro attribuita un’importanza fondamentale per la rivelazione divina veterotestamentaria. Nessuno dei grandi profeti, infatti, fa esplicito richiamo ai sogni, e l’incontro personale e diretto tra Dio e il suo messaggero ha valore sicuramente maggiore (Nm 12,6). Se dunque già in questo modo viene attribuita alla parola di Dio una priorità, Dt 13, 1-5 mette addirittura espressamente in guardia contro il pericolo di interpretare erroneamente i sogni come rivelazioni e lasciarsi indurre al distacco da Dio e alla caduta. Per lo stesso motivo, il profeta Geremia critica e rifiuta decisamente il tentativo dei falsi profeti di legittimare con i sogni la loro vocazione (23,25 ss.; 27,9 s.; 29,8s.; cfr. anche Zc 10,2). Partendo da questi presupposti la letteratura sapienziale veterotestamentaria mette in guardia contro qualsiasi sopravvalutazione dei sogni. Essi vengono infatti ritenuti vane e fugaci illusioni (Sal 73,20; Gc 20,8; cfr anche Is 29,7 s.), (Qo 5,6) o specchio dei desideri umani (Qo 5,2; Sir 34,5ss.; cfr anche Is 29, 7s.; Ger 23, 25 ss.).

Rispetto alle numerose attestazioni dell’Antico testamento, il sogno (gr.onar) come strumento di rivelazione compare molto più raramente nei racconti neotestamentari. Se anche qui non viene esclusa completamente questa sua funzione divina (Gl 3,1, viene ancora citato positivamente cfr. At 2,17) essa rimane tuttavia limitata a singoli casi sporadici. Gd 8, al contrario, mette in guardia addirittura contro quelli eretici che fanno appello ai sogni come testimonianza del loro presunto rapporto privilegiato con Dio. Nessun testimone, del resto, cerca di fondare sul sogno il messaggio centrale del Vangelo o anche solo gli elementi fondamentali di tale messaggio. Paolo stesso non riferisce di alcun sogno nelle sue lettere, né fa risalire ad essi alcuna rivelazione divina. I sogni che incontriamo nel Nuovo Testamento si distinguono tuttavia da quelli dell’Antico Testamento non solo perché meno frequenti, ma anche per il loro differente contenuto. Da una parte, infatti, essi sono fondamentalmente orientati in senso escatologico piuttosto che essere riferiti al destino del singolo individuo, dall’altra sono tutti così chiari e comprensibili, da non rendere necessaria alcuna ulteriore interpretazione.

Certamente, non tutti i nostri sogni hanno dei contenuti intensamente spirituali e profetici come quelli riportati nella Bibbia, anzi, la maggior parte del materiale onirico è costituita da fantasiose visioni, senza alcun nesso logico: “Non far caso ai sogni, a meno che non vengano dall’Altissimo. I sogni hanno già ingannato tanta gente e chi ha messo la sua speranza nei sogni è rimasto deluso” (Sir 34, 6-7).

Certamente, non tutti i nostri sogni hanno dei contenuti intensamente spirituali e profetici come quelli riportasti nella Bibbia, anzi, la maggior parte del materiale onirico è costituita da fantasiose visioni, senza alcun nesso logico. Non far caso ai sogni, a meno che non vengano dall’Altissimo. I sogni hanno già ingannato tanta gente e chi ha messo la sua speranza nei sogni è rimasto deluso” (Sir 34, 6-7)

Comunque, succede molto spesso di fare dei sogni particolarmente suggestivi, densi di significati che, al risveglio mattutino, sembrano aver prodotto in noi un certo senso di benessere, come di ricarica per affrontare al meglio la giornata, e specialmente, quando riusciamo a trovare la soluzione di qualche angoscioso problema. Infatti, popolarmente, si dice che la notte porti consiglio, ma sarebbe meglio piuttosto dire: “Benedico il Signore che mio dato consiglio, anche di notte il mio cuore mi istruisce” (Sal 15,7). Certe volte, capita di fare dei sogni premonitori di qualche evento prossimo a verificarsi. Spesso si verificano dei sogni consolatori, come ad esempio: quando si sogna un caro familiare defunto, che si percepisce come presente e vivo accanto a noi.  Insomma, il sognare è un elemento importantissimo della nostra vita, compresi, naturalmente, anche i sogni ad occhi aperti! Per predisporsi ad un sonno “vantaggioso”, prima di addormentarsi, è necessario rivolgersi al Signore, implorandolo di illuminare le nostre tenebre. Sono molto particolari le seguenti due preghiere: la prima, risalente all’epoca di Mosè, tramandata fino ai nostri giorni da un celebre egittologo, che era utilizzata per ricordare le visioni e i sogni notturni. Eccone una parte:

O Dio Unico, Creatore dell’Universo! Senza te nulla esiste. Fondamento di ogni forma di vita, Padre, madre di tutti gli umani, vengo a te per implorare il tuo aiuto. Permettimi di unire il mio pensiero al pensiero degli spiriti superiori affinché la luce perpetua illumini con la sua chiarezza la mia coscienza. Osanna! Gloria al Creatore!”.

Quest’altra preghiera, invece, era la preghiera che il Talmud ebraico prescriveva, ad ogni pio israelita, di recitare prima di addormentarsi:

Nel nome del Signore Dio d’Israele, sia Michael alla mia destra, Gabriel alla mia sinistra, dinanzi a me Uriel, dietro a me Raphael, sopra la mia testa la divina presenza di Dio”.