Noi e il mondo, uniti nella lettura

Giuseppe Lembo

Una delle cose che possono fortemente unire il mondo, è la lettura. I libri ed i giornali con la loro forza del sapere e del comunicare condiviso, rendono sempre più simili gli uomini della Terra. Rendono sempre più ridotte le differenze e le distanze umane, determinandone concretamente un mondo unito e condiviso; un mondo dalle distanze sempre meno accentuate; sempre meno, in primo piano. Aveva proprio ragione Victor Hugo a dire nei “Miserabili” che, come il fuoco, anche la lettura ha fortemente cambiato la storia dell’uomo. Tanto, molto prima che, gli uomini fossero cambiati. Già nel quarto millennio avanti Cristo in Mesopotamia si leggeva; una lettura essenziale che riguardava i soli aspetti di vita quotidiana, come la spesa degli alimenti o anche in seguito le leggi dello Stato. Ad ogni cosa corrispondeva un segno; un segno da leggere; un segno da leggere, per conoscerne concretamente il significato. Tanti, tanti erano i materiali usati dal mondo antico per scriverci sopra; dalle lastre di pietra alle tavolette di argilla, ai fogli di papiri e rotoli di pergamena, erano tutti materiali saggiamente usati in un passato lontano per scriverci o meglio fermarci dei segni grafici funzionalmente utili per comunicare; per comunicare gli uni agli altri le cose concrete della vita, una vera e propria necessità dell’insieme umano che, prima di ogni altra cosa, era, così come sempre, chiamato ad affrontare e quindi risolvere i problemi della propria quotidianità, come fatto individuale e/o di rapporti condivisi con gli altri, uniti da un insieme fortemente e concretamente essenziale alla vita dell’Uomo della Terra. L’uomo, ieri come oggi, ma soprattutto oggi nella sua dimensione di uomo sempre più globale, non può assolutamente negarsi alla conoscenza e soprattutto alla conoscenza di se stesso; di un se stesso attivamente sulla scena della vita d’insieme, tra l’altro, da idealizzare al massimo, incarnandola prima di tutto, saggiamente nella giusta dimensione di se stesso. Tanto nel saggio spirito di universalità dell’ENCICLOPEDIA francese, la massima espressione della cultura, al fine di renderla universale; di renderla un patrimonio-risorsa di tutti gli uomini della Terra, per vivere meglio insieme, riducendo il numero dei tanti, da sempre rimasti indietro nel triste ruolo di ultimi della società del mondo che, in quanto tali, sono dal futuro negato. Eravamo agli inizi del Novecento (1908 quando Benedetto Croce ricordava, lamentandosi che, l’uomo aveva raggiunto un tempo delle non poche conoscenze, senza di fatto, avere raggiunto quella conoscenza che, purtroppo, si cerca ma che di fatto non c’è; quella conoscenza non voluta dall’industrializzazione di un mondo contemporaneo a senso unico, attento alla sola formazione di competenze specifiche, che l’individuo con i paraocchi, sempre più rinchiuso in campi conoscitivi ristretti e funzionali al solo fare da realizzare per fini spesso, da umanità d’insieme disumanamente negata, dove la cultura ha il solo fine professionale di cognizioni utilitarie, non giovevoli all’umanità del singolo ed altrettanto non giovevoli all’umanità d’insieme. Siamo ad un nuovo che avanza; ad un nuovo non poco ammalato da forti squilibri individuali e sociali insieme. Tanto evitando o limitando la comunicazione fra gli uomini, sempre più ridotta ad un chattare, ad un twittare  assolutamente senza senso, soprattutto nel mondo del rapido sviluppo industriale ed economico.  Occorre ridare forza d’insieme alla cultura – paideia affinché si preoccupi della conoscenza autenticamente umana e dei saperi che devono essere patrimonio condiviso di tutti gli uomini della Terra nessuno escluso. Occorrono percorsi di cultura viva; di una cultura aperta al futuro e prima di tutto, sempre più all’incerto futuro dell’uomo. Tanto, animata dall’apertura verso l’avvenire, fortemente ancorata al passato.