Campania: Agronomi e Forestali, strategie per salvaguardare redditi imprese agricole in caso di danni da cambiamenti climatici

I cambiamenti climatici influenzano diversi settori, in particolare l’agricoltura. Gli effetti sono negativi per le produzioni. Le variazioni del clima associate all’aumento delle temperature provocano danni da gelata e da altre avversità estreme, quali venti forti, ondate di calore, grandinate violente. I vertici della Federazione Regionale degli Ordini dei Dottori Agronomi e Dottori Forestali della Campania spiegano le strategie che possono adottare gli imprenditori agricoli per salvaguardare i redditi aziendali e le coltivazioni.

“Un argomento che negli ultimi tempi ha visto il proliferare di esperti è quello delle cause dei cambiamenti climatici e delle conseguenze per l’uomo e l’ambiente. Nel corso degli ultimi anni i mutamenti più profondi e rapidi del clima sono stati determinati dall’uomo, principalmente tramite la crescente emissione di gas serra in atmosfera”, spiega Ciro Picariello presidente della Federazione. Che aggiunge: “Nelle ultime settimane abbiamo assistito in Campania e un po’ in tutta Italia a gelate tardive, grandinate, venti forti che hanno determinato danni diretti o indiretti alle produzioni agricole”.

I fenomeni metereologici avversi hanno focalizzato l’attenzione sul tema della gestione del rischio in agricoltura.

“Gli agricoltori – afferma Carmine Maisto vicepresidente della Federazione – possono accedere ai contributi pubblici per la sottoscrizione delle polizze assicurative sui raccolti, sugli allevamenti e sulle strutture, principalmente attraverso il fondo di solidarietà nazionale o attraverso la misura 17 del PSR che ha l’impianto normativo di riferimento nell’art. 36 del reg. UE 1305/2013”.

“Il ricorso – aggiunge Maisto – agli strumenti assicurativi agevolati, che in ogni caso coprono appena il 19% circa della PLV e solo il 9% della SAU(superficie agricola utilizzata), è sbilanciato in maniera netta verso le regioni del nord Italia ove si concentra oltre l’80% dei capitali assicurati. Inoltre, a fronte dell’incremento tendenziale dei capitali assicurati, si registra una significativa contrazione del numero di aziende interessate. Ciò sta a significare che lo strumento assicurativo è sempre più concentrato nelle aree storicamente più a rischio e vi fanno sempre più ricorso le aziende di dimensioni medio grandi”.

“E’ necessario – evidenzia Maisto – incentivare il ricorso alla difesa passiva anche in aree del territorio storicamente meno interessate ai fenomeni metereologici avversi ma che, con i cambiamenti climatici in atto, risultano sempre più vulnerabili. Vanno, inoltre, maggiormente coinvolte le aziende medio piccole che, soprattutto in alcune regioni del sud, rappresentano gran parte del tessuto produttivo agricolo”.

“La migliore distribuzione del rischio sul territorio – conclude Maisto – consentirebbe da un lato di ridurre i premi assicurativi e dall’altro di garantire a tutti la possibilità di accedere agli strumenti di stabilizzazione del reddito. Una risposta in tal senso potrebbe venire dall’introduzione da meccanismi incentivanti o anche vincolanti legati al primo pilastro della PAC oltre che favorire un’ulteriore diminuzione della burocrazia e della complessità gestionale nonché dei vincoli legati all’applicazione dei regolamenti UE. Ovviamente la materia è complessa e va analizzata nel dettaglio e non è facile individuare e applicare soluzioni definitive ma la sfida recata dai cambiamenti climatici ci impone attente riflessioni e nuove risposte”.