Baronissi: emergenza Covid-19, appello a Presidente De Luca per sopravvivenza ristoratori con asporto

Caro Presidente -anzi, mi scusi, solo Presidente: il caro non Le è dovuto, perché una persona cara non ci abbandonerebbe così, in una situazione di emergenza e assoluta difficoltà come quella che stiamo  vivendo- Le scrivo, così non si distrae neanche un po’.

Sono Tony Siniscalco, trentacinque anni, laureato in economia e restaurant manager dell’Osteria Re Baccalà sita in Baronissi.

Mi permetto di scriverLe per rappresentare i sentimenti di migliaia di partite iva  della ristorazione e dell’indotto.

Viene chiesto a tutti indistintamente di fare uno sforzo, di avere buon senso e di essere coscienziosi e responsabili -ed è giusto che sia così- ma questo non significa chiudere gli occhi ed abboccare inebetiti a tutto quello che ci viene propinato: i cosiddetti pseudo-aiuti del governo per la nostra causa altro non sono che un debito che dovremo restituire con gli interessi!

Molti della categoria hanno abbassato le saracinesche prima ancora che ci venisse imposto -e non solo per amor proprio ma anche- perché siamo d’accordo sul fatto che la salute viene prima di tutto.

Ci spieghi, però, Signor Presidente: come possiamo e dobbiamo fare per sopravvivere in questo periodo e per tutelare la NOSTRA di salute e quella dei nostri “Cari” ai quali dobbiamo provvedere quotidianamente nonostante tutto? Lei ha ben compreso che per noi, finito il tragico ed angoscioso momento della quarantena forzata, inizierà la nostra più grande flagellazione e devastazione? Dove prenderemo le risorse economiche per ripartire (quasi letteralmente DA ZERO) se in questi mesi non abbiamo avuto entrate, ma solo ed esclusivamente uscite? Come faremo a ripartire sapendo di essere indebitati fino al collo?

Come ben sa -o dovrebbe sapere ed aver compreso- non si è fatto ancora niente per sospendere o abolire i vari pagamenti quali tributi e utenze: sprezzanti del momento devastante, le fatidiche “bollette” continuano ad arrivare inesorabilmente.

Questa non vuole essere una lettera di polemica, ma di sollecito: non possiamo essere lasciati in balia dell’acerrimo ed invisibile nemico che si manifesta con la morte, non solo fisica, ma anche economica.

Stiamo combattendo un avversario più grande di noi che richiede l’aiuto delle Istituzioni: il Suo! Ne potremmo ricevere uno immediato, Presidente, e senza alcun aggravio per la nostra Regione:  RIAPRIRE L’ASPORTO! Sì, l’asporto, perché solo in Campania questa pratica non è consentita. Noi chiediamo e vogliamo ricevere questa possibilità come avviene in tutte le altre Regioni d’Italia, logicamente rispettando TUTTI i decreti emanati e le attuali norme di sicurezza igienico-sanitarie, agendo con la massima responsabilità, perché sappiamo che in questo momento “la cura di uno è la cura per tutti”. Non si tratta di organizzare feste di laurea o incontri ludici ma del lavoro di migliaia di persone che, in questo momento, esercitano per poter sopravvivere e tentare di ripartire in piedi quando l’emergenza sanitaria sarà cessata. Dopotutto i corrieri oggi in Campania consegnano. Anzi, non hanno mai smesso di farlo! Se possono essere consegnati giocattoli, abbigliamento, cosmetici e ogni altro genere che non sia di primissima necessità, perché non potrebbe essere consegnata a domicilio anche una cena ?

Potrà sembrarLe niente ma Le assicuro che per la nostra categoria significa tanto: SIGNIFICA SPERANZA!

Perché questa pratica, che ormai riguarda tutte le attività e tutti i settori e regola gran parte del mercato Nazionale, fa in modo da non farci sprofondare nel dimenticatoio e di trarre un minimo incasso che ci permetterebbe quanto meno di coprire le spese più urgenti evitando il collasso. Le garantisco che di questo passo saremo destinati a collassare tutti. Sicuramente presto usciremo da questa crisi sanitaria, ma con altrettanta sicurezza ci troveremo in una crisi economica che non farà meno vittime della prima.

Evitiamo un’ulteriore strage: ci tenda la mano (in questo caso virtuale) ed eviteremo conseguenze catastrofiche.

Se per riaprire, ci tengo a farglielo presente, devo contrarre ulteriori debiti, preferisco cedere la mia attività a chi ha liquidità infinita (e nella nostra Regione sappiamo chi ne ha) o chiudere definitivamente ed aspettare la “buona stella” (o magari il reddito di cittadinanza)!

Anni fa, per una crisi economica che attraversò la sanità Campana ci furono molti scioperi e un infermiere si suicidò per la disperazione di non poter più provvedere alla propria famiglia. Poniamo oggi le giuste basi per evitare che domani la crisi economica ci ripresenti scenari raccapriccianti e irreparabili.

La saluto, con la speranza che le parole scritte da questo “pazzo”, che come tanti della categoria non è scappato dalla propria terra ma ha investito nel suo paese e tra mille difficoltà e sacrifici è riuscito a creare la propria indipendenza economica e a dare lavoro ad altre persone non rimangano inascoltate: RIAPRA L’ASPORTO PER L’ATTIVITA’ RISTORATIVA ANCHE IN CAMPANIA, DOPOTUTTO SIAMO ITALIANI ANCHE NOI !!!

Tony Siniscalco