Roccapiemonte: studenti del CoMVass “Raccontarsi al tempo del Covid”

Da sempre la scrittura è stata un mezzo cui aggrapparsi per trasmettere emozioni, sensazioni, esperienze o semplicemente per liberarsi da un peso che condiziona le azioni del nostro presente. Un bisogno antico come l’uomo che ci spinge con il cuore verso gli altri.

Saranno passate oramai tre o non più di quattro settimane dal primo caso di Covid-19 rilevato in Italia. Era il 21 di febbraio quel giorno, oggi è il 13 marzo. D’allora molte cose sono cambiate e fingere che si stia vivendo come si è da sempre vissuto, a parer mio, vuol dire non aver coraggio di aprire gli occhi su quella che è la realtà… Ma penso che oramai siano in ben pochi coloro che prendono la situazione sotto gamba, non tenendo conto di ripercussioni sull’intera collettività. Difatti sono state emanate dal governo qualche giorno fa misure restrittive, che stanno limitando sempre più le nostre libertà, quasi segregandoci in casa, alimentando la paura che pian piano accresce in noi, la stessa paura che al mattino quasi ci vieta di osservare il cielo all’aria aperta per paura di essere infettati e di infettare i nostri cari. La stessa paura che ha svaligiato supermercati e negozi alimentari, ricorsa al pensiero che la situazione potesse e possa ancora peggiorare. La stessa paura che ha riempito le case di provviste e che lentamente sta divorando la serenità degli Italiani.

Fortunatamente la situazione in Campania non è degenerata e, al di là di pochi casi, non è allarmante, quanto meno messa a paragone con l’Italia settentrionale, in preda al virus, oltre che al panico diffuso tra i cittadini. Devo ammettere che fino a pochi giorni fa il mio pensiero era del tutto diverso da ciò che penso oggi. Vedevo, infatti, il virus come qualcosa di molto lontano. Eppure oggi mi volto, mi guardo intorno e le strade sono deserte: non c’è anima vivente che vaghi. Le poche che si vedono tra gli scaffali dei supermercati hanno un’aria diffidente; non c’è anima vivente che sosti a un bar, che si fermi ad assaporare qualcosa in un ristorante, non c’è anima che conduca la stessa vita di sempre.

Mai avrei potuto pensare che tutto questo potesse accadere davvero! In questi giorni ho avuto modo di dedicare un po’ più di tempo a me stessa, il che non mi spiace affatto. Ho avuto modo di leggere qualche buon libro, di vedere qualche  film consigliatomi, di interessarmi un po’ di più alla cucina e al disegno, che personalmente adoro, di suonare pianoforte…e semplicemente di concedermi una pausa…. Penso che a nessuno dispiaccia allontanarsi per un breve periodo da quelli che sono gli standard frenetici della giornata, a causa dei quali, spesso, ci si sente soffocati dai doveri, dalla monotonia delle giornate e a volte si dimenticano anche i propri interessi (personalmente era da un po’ che non disegnavo puramente per il gusto di farlo, e quasi mi ero dimenticata di quanto mi piacesse poggiare matita su carta)…

Concentrandomi ora su quello che è l’aspetto scolastico, non posso che rimpiangere i giorni in cui, di consuetudine, mi recavo a scuola. Suppongo per la mancanza dell’ambiente scolastico, dei professori, del semplice rincontrarsi con gli amici. Penso che il mio sentimento prevalente restando a casa, più che noia, sia tristezza. In verità non so bene perché, ma per quanto potessi odiare quella sfilza di impegni che puntualmente riempiva le mie giornate, ora rimpiango quei tempi frenetici. So bene che a breve la normalità ritornerà a spopolare tra gli italiani, ma nel frattempo sento quasi come un vuoto, misto a dispiacere e malinconia, che non so come colmare…

Chiara De Simone S.Sec. I Gr. Classe 3D

 

Questo periodo è uno dei più duri per l’Italia perché, purtroppo, anche qui da noi si è diffuso a macchia d’olio il Covid-19. Nelle prime settimane di contagio i ragazzi, ma non solo loro, trasgredivano le norme di sicurezza perché molti non capivano la gravità della situazione, fin quando pochi giorni fa lo Stato ha deciso di dichiarare tutta la nostra nazione “Zona Rossa” e, quindi, tutti noi siamo stati costretti a rimanere a casa. Per colpa di questo virus le scuole, le aziende, i bar e i negozi sono stati chiusi ad eccezione dei servizi di prima necessità e molte persone in questo periodo hanno invaso i supermercati per fare scorte di cibo. Per non rischiare di perdere del tutto la nostra normalità, le scuole e le università, anche se a rilento, hanno messo a disposizione piattaforme online. Così le lezioni si stanno svolgendo virtualmente in modo da proseguire con i programmi.

Nonostante l’ansia e la paura che questo nemico invisibile ci trasmette,  io in questi giorni sto imparando ad apprezzare le piccole cose che prima davo per scontato. Ho riscoperto il valore di stare a casa, in famiglia, anche se mi mancano molto i miei amici. Fortunatamente viviamo in un’era in cui la tecnologia ha subito un grande sviluppo: infatti c’è la possibilità di videochiamarci. Non posso negare che mi mancano gli abbracci e che stare insieme in videochiamata non è uguale a stare insieme fisicamente, ma, come molto spesso accade, si arriva a desiderare qualcosa solo quando ci viene a mancare.

Spero di poter tornare presto alla vita normale e di poter vedere presto i miei amici. E mi auguro che, quando finalmente ritorneremo tutti in strada, sappiamo apprezzare anche le cose più banali e guardare il mondo con occhi diversi. E come ha detto Papa Francesco dobbiamo pensare a quando ci abbracceremo di nuovo, a quando fare la spesa tutti insieme ci sembrerà una festa, a quando torneranno i caffè al bar, le chiacchiere, le foto stretti l’uno all’altro. A quando sarà tutto un ricordo e la normalità ci sembrerà un regalo inaspettato e bellissimo. Ameremo tutto quello che fino ad oggi ci è sembrato futile. Ogni secondo sarà prezioso. Le nuotate al mare, il sole fino a tardi, i tramonti, i brindisi, le risate. Torneremo a ridere insieme. “Forza e coraggio!”.

Alessandra Ferrara S. Sec. I Gr. Classe 3D

 

Quello che solo 15 giorni fa mi sembrava quasi una festa, visto che dopo Carnevale abbiamo avuto tre giorni di vacanza in più, oggi mi sembra un sacrificio. Con il passare dei giorni la situazione è diventata sempre più surreale, prima hanno chiuso le scuole per una settimana, poi hanno dichiarato tutta la Lombardia  e altre 14 province “Zona rossa”, chiudendo tutti i negozi, tranne gli alimentari e le farmacie, e i centri culturali-ricreativi. Il 9 marzo la zona rossa è stata estesa a tutta l’Italia fino ad arrivare all’11 marzo, giorno in cui questa epidemia è stata dichiarata Pandemia: il virus è diventato incontenibile e si è diffuso in tutto il mondo. Non avrei mai pensato che il Covid-19 potesse essere così invasivo e così duraturo. Ma tralasciando gli aspetti negativi vorrei, invece, ricordare che questa situazione di disagio, di costrizione e sacrificio ha anche dei risvolti positivi. Queste lunghe giornate a casa ci fanno scoprire nuovi passatempi e interessi. Io e miei genitori abbiamo impegnato i pomeriggi e le serate a sperimentare nuove ricette, anche quelle più complicate che richiedono procedure lunghe; stasera , ad esempio, prepareremo gli arancini.  Questi periodi di ritiro forzato possono essere un’occasione per chi ha poco tempo da trascorrere con i propri cari. Sono momenti per confrontarsi e condividere pensieri e sensazioni. Qualcuno può decidere di portare a termine qualcosa lasciato in sospeso, come lo studio di una lingua, la lettura di uno o più libri che non si è mai avuto il tempo di leggere, guardarsi un’intera serie Tv, spostare i mobili di tutta la casa, portare finalmente a termine gli esami di laurea lasciati a metà. Personalmente sfrutto il tempo per riflettere su me stesso, sulla mia vita e sui miei progetti futuri. Sono felice che la didattica a distanza mi tenga impegnata la mattinata dandomi una parvenza di normalità. Fortunatamente i social e le nuove tecnologie ci danno la possibilità di restare in contatto non solo con i nostri prof., ma anche con i nostri amici. Tutto questo mi aiuta a condividere giochi e lunghe chat divertenti e, quindi, non mi fanno mai sentire né solo nè triste,  anzi fiducioso che tutto finirà presto. Infatti, se vengono rispettate tutte le regole e le misure restrittive che sono state imposte e consigliate, il contagio sarà più contenuto e non costringerà i medici a dover scegliere chi salvare. Perché il problema di questo virus non è tanto la mortalità, ma la facilità con cui si diffonde tra le persone. Molte non hanno nessun sintomo o sono curabili tranquillamente a casa, per altre invece è necessaria la terapia intensiva in ospedale e l’Italia, a quanto pare, non avrebbe abbastanza posti per tutti. Quindi il nostro sacrificio è solo a scopo preventivo e, poi, non è nulla se paragonato a quello che stanno ora facendo medici e infermieri in tutta Italia. Voglio quindi sperare insieme a voi che si avvicini presto il giorno in cui ci libereremo da quel virus. Non sappiamo se sarà primavera o già estate, ce ne accorgeremo dai fiori o dai frutti perché la natura, nonostante il virus, non si ferma mai.

La vita vince sempre!

Stefano Scalia S. Sec. I Gr. Classe 3D