Nella festa della Conversione di San Paolo Apostolo

Padre Giuliano Di Renzo    

Guardando indietro su queste ultime settimane troviamo ancora molti motivi per meditare e soprattutto per preoccuparci. Abbiamo sempre bisogno di rinnovare non solo la nostra preghiera, ma il nostro spirito di preghiera. Il quale deve affondare e porre radici nelle profondità della nostra coscienza, là dove abita la Verità, dove ci troviamo di fronte ad essa e a noi stessi e quindi al mondo che tuttavia continua a scuotere le fondamenta del nostro interiore.

Ci troviamo come immersi in un mare agitato e scosso da burrascose forti correnti tanto in superficie come in profondità, che nulla lasciano presagire di sereno e mettono in serio pericolo la nostra tenuta di fronte ad esse.

Ossia di fronte alle necessarie naturali conseguenze dei nostri atti e alla Santità di Dio che li vede troppo ampiamente difformi dal modello giustizia che Egli è e molti vorrebbero sottrarsi ad essa con la scrollatina di spalle e assicurandosi l’irresponsabile silenzio della propria coscienza volendo convincere sé ed altri che Dio non c’è e si atei. Non si nasconde la verità fingendo di chiudere i propri occhi aggravando con più grave responsabilità il dato della propria cecità.

Quante volte capita di leggere o sentire sgomenti come la massima indifferenza e boria e superficialità che Dio non c’è. Ciò permetterebbe di far tacere la paura che darebbero gli sconvolgimenti dei marosi della vita fingendo di non vederli e fingendo a noi stessi che tutto essendo pacifico e nulla potrà toccarci.

Al modo di chi è stato colpito da una necrosi che nulla di visibile lascia sulla pelle e nella carne ha spenta ogni sensibilità per noi si crede di scoppiare di salute. Dimenticando nel che non si tratta soltanto di semplice insensibilità che in fondo è male della singola persona ed è invece, per il fatto che la vita esiste in quanto ognuno di noi comunica con gli altri, così come le cellule del nostro corpo esistono in quanto connesse con le altre formano un’unità.

Così nel vivere insieme delle amicizie, delle conoscenze e della società la moralità o l’immoralità di uno non è un fatto solo personale ma pervade e magari infetta glia altri e con essi tutto il corpo sociale. La nostra e le altrui libertà interagiscono nel bene e nel male tra loro e nessuno di noi è una monade che vaga nel vuoto. Secondo la fisica della relatività una particella o un corpo modifica lo spazio e il tempo suoi propri e i campi delle une cose interagiscono con il campo delle altre.

La mano del Signore disgustato dalla pervicace stupidità della nostra alterigia e caparbietà nell’agire contro la sua volontà pesa su di noi non più come mano che benefica soccorre e si volta a noi con misericordia, ma come tremendo giudizio di pesante Giustizia.

La volontà di Dio non è duro invisibile Fatum, non la legge dura e severa di un Allah insindacabile, capriccioso, inavvicinabile e non dà luogo a dialogo. Dio essendo somma Verità e sommo Bene non può che volere il bene. Pertanto la sua volontà, per quanto a noi appaia spesso incomprensibile, è sempre volontà di bene e di amore. Chiudersi a questa santissima volontà è aprirsi al male, è violare la giustizia quale santità del bene.

Dio non si diletta e trastulla a comandare in modo sconsiderato e ottuso e insopportabilmente autoritario ma ama amare, di diffondere e comunicare la vita, che è la luce dell’amore.

E si sa che amore e vita, così come la giustizia che le contiene ambedue, ambedue rivela come sante. Cioè intoccabili per troppa bellezza e delicatezza di inarrivabile perfezione morale e spirituale.

La Santità è la natura di Dio, Dio è Santo per natura, è il Santo e ha come leggi le leggi dell’amore, ed essendo perciò Egli stesso Santità e Amore è Egli stesso la Legge, il fuoco metafisico e geometrico intorno a cui volge ogni valore ricevendo il suo valore. Egli è quindi la Norma, di cui parla Confucio, il Verbo di cui dicono le nostre Sacre Scritture, il Logos, la Ragione a tutte le ragioni superiore e tutte illumina. Il vero illuminati non sono coloro che accecano la ragione isolandola dal Logos divino, negando la Luce della Verità e il Verbo della Vita. L’amore suprema Lex esto. Non legge senz’anima, che svuota la legge del suo essere legge e fa di essa una crisalide della giustizia ormai fuggita da essa riducendola ad abilità giurisprudenziale di Pandette umane.

Sì perché il Signore essendo somma e infinita bontà e altrettanto somma infinita verità non può più resistere all’insolenza di tutti gli omo e osannate nevrastenie di quanto di omicida follia viene quotidianamente eruttato dal cono vulcanico senza fondo della malvagità umana.

La misericordia non è la bonarietà imbecille che accarezza schifandoti, ma è la serietà dell’amore. Il quale per sua natura è forza che si oppone fortemente al Male e statuisce l’amore stesso come giustizia.

No, la Giustizia esiste alta nei cieli e non vi è forza umana che possa costringerla nelle maglie o burqa dei nostri giudizi e volgari voluttà dei sensi, dell’intelligenza, della volontà.

L’intelligenza non può stabilire la sua verità, deve semmai riconoscerla se vuole mantenere se stessa. in quanto giustizia è santità dell’Amore e la Giustizia è difesa dell’integrità e santità dell’Amore che viva ed così tanto Amore da essere io di Amore, Amore che essendo pienamente sommo sussiste in condizione di Persona.

Noi uomini, persone, società e istituzioni pensiamo di poter trattare la giustizia come giocattolo a nostro uso e consumo e cambiare natura mettendo ai voti di improvvidi rumorosi parlamenti detti democratici le nostre scelleratezze illudendoci che assurgano a giustizia. Legalità e giustizia non sono la stessa cosa, inutile illuderci.

Può illudersi di aver trovata una sua pietra filosofale che al modo del mitico re Mida trasformi in valori i non valori delle pazzie delle sue avidità.

L’esperienza della storia umana e la voce della Verità ci avvisano che l’inferno lo si prepara da quaggiù e da quaggiù stesso lo si inizi a vivere. Se siamo onesti dobbiamo convenire che l’inferno lo abbiamo intorno e ce lo costituiamo da noi stessi ogni giorno. Ma l’inferno veramente più tremendo lo viviamo dentro di noi nel ginepraio delle più o meno nascoste nostre angosce, nella disperazione delle nostre malattie dell’anima e della mente e del corpo. Per queste ultime infatti c’è una continua ricerca di nuovi farmaci che non ha soste.

Le Sacre Scritture sono quel potente raggio laser che dovremo tutti avere per guardare nel fondo del mondo e di noi stessi e capire noi, il perché e il come stare nel mondo e non invece arrabbiarci indispettiti quando ci vengono ricordate Sodoma e Gomorra e il castigo rovente con cui la somma Giustizia brucia le nostre scomposte avidità quando infrangono il patto della vita con l’Amore.

Dimentichiamo il vecchio catechismo, denso di saggezza e noi abbiamo spesso disprezzato come libretto da bambini perché a vanitoso nostro orgoglioso modo di vedere la Verità deve essere paludata di complicati irrisolvibili sofismi di falliti accademici e dimentichiamo che delle cose sublime bellezza è la loro semplicità.

Somma semplicità di somma bellezza è Dio e un riflesso lo vediamo nello sguardo stupefacente dei bambini. Si può intendere anche da ciò l’orrore di quell’assassinio dato ormai come diritto che è l’aborto. Aborto non è uccisione di essere vivente, ma anche uccisione dell’innocenza, dilagante e pure essa tanta praticata: nella scuola, nella cosiddetta informazione. Le nostre società non sono democrazie che ci vantiamo che siano, sono braccio sinistro della menzogna nel regno del Male.

La bellezza della verità è la sua semplicità, così come la bellezza del Bonum, così anche la bellezza dell’anima è il suo candore. Quante volte si rimane incantati dagli occhi dei bimbi come stelle più belli che qualsiasi cosa e attraversi di essi si intravvede un mondo a noi che è ignoto e noto insieme e ha lo spazio dell’infinito. E così è di un fiore e di tutto ciò che è riflesso di Dio.

Ma le opere dell’uomo? Come di un artista a cui imprudentemente o per cattiveria si offusca l’opera, in cui è lo sforzo di tutto se stesso al fine di raggiungere per quanto possibile le vette incontaminate del pulchrum e del bonum e con la sua opera dialoga, come due sposi con il loro bimbo, ed è tutto il mondo e non ce n’è altri, così il Signore si lacera di sdegno e dolore quando con ossuta adunca mano laceriamo il suo riflesso nel mondo, la bellezza in esso della sua Santità.

Il mondo è riflesso di Dio, così come nell’Inno alla gioia è viva l’anima di Beethoven quasi più che nella sua anima stessa. Possiamo da ciò dedurre quanto grande sia la paziente misericordia di Dio verso il turpe agire umano e quanto dura sarà la sua giustizia offesa da tanto ostinato vile umano oltraggio.

“Disse allora il Signore: Il grido contro Sodoma e Gomorra è troppo grande e il loro peccato è molto grave. Il Signore fece piovere dal cielo sopra Sodoma e Gomorra fuoco e zolfo. Distrusse le città e tutta la valle con i suoi abitanti.” (Genesi 18,30; 19,23-25 e 29).

La preghiera di Abramo non poté salvare Sodoma e Gomorra, ma il mondo di oggi se continua ancora lo deve al sacrificio di Gesù sulla croce, che continua a ripresentarsi nel mistico mistero del sacrificio della Santa Messa, alla Vergine Sua Madre che corre dovunque per richiamarci. Ella sa della minaccia che pesa su di noi. Lo si deve alle nascoste preghiere e offerte di sé dei Padre Pio e di anime che consumano se stesse come torce di penitenza e di amore accanto al Crocifisso davanti a Dio ogni giorno. Come San Pio, come Luigina, come mamma Luisa, come tutti i santi noti e a noi conosciuti

Eppure noi facciamo fatica anche solo a partecipare alla Santa Messa una volta alla settimana e stracciamo abitualmente il comandamento di Dio che invita a riservare a Lui almeno il giorno festivo. E così lasciamo la preghiera del mattino e della sera, come hanno messo in noi nel cuore di bambini i nostri amati genitori e nostri nonni, le nostre maestre tanto a scuola che al catechismo.

E’ giusto quindi che piangiamo l’angoscia quotidiana dei nostri inferni.