Roma: DC, Fardella “All’Italia serve politica solutiva, non per cercare solo consensi!”

La politica è un’attività professionale con uno scopo ben preciso, quello di risolvere problemi collettivi. Chi fa leggi, chi prende decisioni politiche, deve avere una forte componente di competenza.

Intendo riferirmi non solo agli aspetti tecnici nel pensare e scrivere testi di legge ben fatti, ma anche alla conoscenza dei problemi su cui quelle leggi sono chiamate a dare risposte.

Fare politica oggi richiede sempre più capacità di comprensione dei contesti e delle differenze che animano le comunità, gli Stati, l’Europa. Che politici abbiamo intorno a noi e, se gli stati fossero aziende, questi politici avrebbero i requisiti per essere assunti?

Pensare che si possa fare politica e prendere decisioni che hanno un impatto sociale senza la necessaria capacità è ingenuo se non irresponsabile.

Proprio perché la politica produce decisioni sotto forma di leggi che non possono essere non rispettate, contrariamente all’imprenditore che produce beni di consumo per cui un cittadino può decidere di non comprarli, è evidente che chi prende quelle decisioni dovrà avere non solo la competenza necessaria ma anche una sensibilità, una vocazione, una empatia verso gli altri, che dovranno rispettare quelle leggi.

La politica democratica (che consiste nel governo attraverso le leggi) colpisce il cuore e il corpo dei cittadini; una legge sbagliata può fare danni enormi proprio perché non è un bene di consumo che se non soddisfacente può essere sostituito a proprio volere. Chi legifera deve sapere quali reazioni e quali effetti avrà sulla vita sociale.

Da noi invece la politica cerca consensi, non cerca soluzioni. Soltanto formando politici capaci e disposti a competere, la collettività migliora. Solo così la politica diventa un servizio.

Va evidenziato che non c’è più fiducia nelle élite perché finora le stesse élite hanno spesso privilegiato loro stesse, piuttosto che pensare ai cittadini. E soprattutto perché sono diventate élite attraverso relazioni sociali e non competenze politiche.

Siamo di fronte a una questione nazionale: nei momenti di crisi gli italiani cercano l’uomo forte, ma non si preoccupano di avere una classe dirigente preparata che li sappia portare fuori dalla crisi nel rispetto delle regole costituzionali.

La parola chiave è una sola: Europa. Se l’Italia non guarda a un contesto più ampio, sarà sempre più marginalizzata e decadente. Così com’è l’Europa ha tanti difetti, ma permette a noi italiani di fare i conti con un contesto molto più ampio,
ragazzi italiani che lavorano o che stanno studiando anche per migliorare la cultura del loro Paese, giovani che per fortuna vanno fuori casa con coraggio (come alcuni di noi fecero molti anni fa) senza mai perdere il senso alto delle proprie radici e della propria cultura nazionale.

Il fine è quello di fare dell’Italia uno Stato più moderno, più efficiente ma anche più inclusivo. Questo però non vuol dire copiare gli altri, bensì portare la nostra storia al confronto con gli altri. Dobbiamo guardare gli altri Paesi negli occhi, senza inferiorità e senza abbassare lo sguardo.

L’ITALIA è un grande Paese che può confrontarsi, competere se non addirittura insegnare. Ovviamente secondo il mio modesto parere, tutto ciò può essere concretizzato solo se si riuscirà a presentare una classe politica degna di essere chiamata tale.

Gabriella Fardella

Segretario nazionale Vicario Movimento femminile e per le Pari Opportunità della DEMOCRAZIA CRISTIANA.