Napoli: Certosa e Museo di San Martino, inaugurazione mostra Sam Havadtoy _ Memory of Love

Apertura al pubblico venerdì 19 ottobre 2018, ore 9.30

La Certosa e Museo di San Martino di Napoli, diretta da Rita Pastorelli presenta, nei suggestivi ambienti del Ninfeo, la mostra Memory of Love di Sam Havadtoy, realizzata dal Polo museale della Campania, diretto da Anna Imponente, in collaborazione con Piero Addis, Direzione Generale della Reggia di Monza.

Sam Havadtoy, nato a Londra nel 1952, cresciuto nell’Ungheria post 1956, trasferitosi negli Stati Uniti nel 1972, dove ha iniziato a lavorare come arredatore d’interni, ha vissuto da protagonista sul palcoscenico di quella straordinaria stagione creativa, sviluppatasi nella seconda metà del Novecento a New York. In questi anni ebbe modo di conoscere e diventare intimo amico di John Lennon, Yoko Ono – di cui divenne compagno, dopo la tragica scomparsa del musicista inglese – e di altre personalità quali Andy Warhol, Keith Haring, Jean-Michel Basquiat, Jasper Johns, Robert Rauschenberg, John Cage e molti altri.

L’esposizione ripercorre, attraverso 25 opere, tra dipinti e sculture, la produzione recente di uno degli artisti più interessanti e originali della scena newyorkese, tra gli anni Settanta e Ottanta.

La cifra espressiva più caratteristica del lavoro di Sam Havadtoy risiede nell’utilizzo del merletto, materiale insolito per l’arte contemporanea, ma il cui impiego trova riscontro nella memoria dei popoli dell’est Europa dove proprio il merletto rappresenta complessi riferimenti a classe, religione, storia e moda.

Nella sua pratica artistica Havadtoy incolla frammenti di leggero pizzo su diversi supporti; quindi, strato dopo strato, li ricopre di colore, in modo che il gioco di vuoto e pieno che si crea, diventi l’elemento strutturale dell’immagine che ne risulta.

I suoi lavori si manifestano attraverso un processo di occultamento – che ricorda la formula di Paul Klee di “rendere visibile l’invisibile” – e inizia spesso con un testo personale scritto direttamente sul supporto, poi cancellato con strisce di merletto, colore e con una successiva sovrapittura che dona tridimensionalità alla struttura stessa. Quello che ne consegue è una composizione stratificata che ricorda quei manoscritti di papiro o pergamena, di epoca antica o medievale, dove il testo originario veniva lavato per fare spazio a un altro scritto.

L’esposizione testimonia il forte legame di Havadtoy con l’Italia, “il mio paese di adozione”, com’ebbe modo di affermare. È proprio in Italia, nel 2008, che il suo lavoro subisce una decisa trasformazione, che si traduce in una tavolozza di colori fino ad allora sconosciuta. Invitato da amici a trasferirsi in una casa affacciata sul mar Mediterraneo, Havadtoy seppe cogliere le suggestioni che gli provenivano dal paesaggio circostante. La tecnica divisionista che caratterizzava la sua opera si arricchisce di una luminosità più gioiosa e serena. Lo stesso artista ricorda come “Dipingere sul mare, attorniato dai miei nuovi amici mi ha fatto comprendere che il prezzo della mia nuova vita doveva essere la perdita o eventualmente la trasformazione di quella vecchia. Tutti i ricordi del passato, evocati da quei puntini che mi hanno aiutato ad arrivare a questo momento della mia esistenza, mi hanno dato una nuova direzione. Non significavano più perdita, piuttosto crescita e realizzazione”.

Anche dal punto di vista tematico, l’Italia è molto presente nelle opere di Sam Havadtoy: non è un caso che sia una vera Fiat 500 d’epoca, decorata con la sua caratteristica tecnica a merletto, a accogliere il visitatore. Così come la scultura di Pinocchio concentra la sua attenzione su un personaggio di fantasia della letteratura italiana che ha saputo farsi conoscere ben oltre i confini della nazione.

Il luogo che accoglie la mostra, il Ninfeo della Certosa e Museo di San Martino, racchiude, inoltre, un significato altamente simbolico per Havadtoy, in quanto esso si trova lungo il percorso della cosiddetta “Passeggiata dei Monaci”, ossia il desertum  della Certosa, lo spazio deputato alla meditazione e alla preghiera. Viene qui esposta la serie inedita Doors. Sono porte dipinte, 14 come le stazioni della Via crucis, che simboleggiano i momenti di passaggio e di sofferenza che ogni uomo esperimenta lungo tutto il corso della sua vita.