Campagna: tappa progetto “Università di Strada”

Il progetto “Università di Strada” promosso dalla rete nazionale Unieda, Upter e UPBeduca in collaborazione con l’Arvuc, Centro Antiviolenza, Upter Solidarietà, Ti Amo da Morire Onlus, Corviale Domani, CNA, Rete Sicurezza Attiva, Museo della Pace di Campagna e Comitato Italiano per l’Unicef è risultato vincitore del bando indetto dal Ministero del Lavoro per il finanziamento di iniziative e progetti di rilevanza nazionale e coinvolgerà tutte e 20 le regioni italiane con oltre 30 città coinvolte. In Campania ha raccolto l’adesione dei Comuni di Campagna, Padula, Sassano e Salerno.

Domenica 20 maggio 2018 alle ore 12:00 presso il Corso Umberto I di Campagna (SA), alla presenza del Presidente nazionale di Unieda e dell’Università Popolare di Roma (Upter) Francesco Florenzano, del Presidente dell’Università Popolare Interculturale Walter Iannotti, la responsabile formazione di UPI Silvana Magali Rocco, il Direttore del Museo della Pace Marcello Naimoli e il Sindaco di Campagna Roberto Monaco, vi sarà una prima presentazione del progetto. L’evento sarà un’occasione per conoscere le iniziative formative e culturali che interesseranno la comunità di Campagna. L’Università di Strada è una iniziativa di cultura per la gente che passa, che si ritrova in un luogo per una visita, un acquisto, un servizio. L’Università di Strada è il nostro modo di dichiarare l’amore per i luoghi dove viviamo e che contribuiamo a far crescere. Una piazza, una via, una strada più grande, un giardino, una piazzola, uno spazio abitato da esercizi, spesso solo commerciali, a volte culturali, rappresentano i luoghi deputati a svolgere lezioni, conferenze, corsi, seminari, laboratori, tutto quanto è sinonimo di riappropriazione della città dove viviamo.

L’Università di Strada è anche il recupero della cultura popolare attraverso un processo di cultura dal basso dove il destinatario dell’offerta formativa diviene protagonista e divulgatore delle sue conoscenze, della sua storia, delle sue esperienze, “dalla microstoria alla storia”.

L’Italia occupa il 20° posto in UE 28 nella graduatoria degli adulti che sono impegnati in attività formative (Istat 2016). La Strategia di Lisbona aveva posto tra i cinque benchmark da raggiungere entro il 2010 nel campo dell’istruzione e della formazione quello di una quota di adulti impegnati in attività formative pari al 12,5 per cento. Negli anni più recenti l’Italia non manifesta significativi progressi in questo ambito. Con valori che oscillano intorno al 6 per cento e con solo lievi variazioni, l’indicatore, che nel 2012 aveva raggiunto il 6,6 per cento, nel 2013 registra una flessione e si attesta al 6,2 per cento. In Italia sono 2 milioni 57 mila gli adulti impegnati in attività formative. Tuttavia questi dati escludono dal computo le persone con un’età di 65 anni e più, rilevando il fenomeno solo nella fascia 25-64 anni. Una realtà che invece è rilevata dall’UNIEDA (Unione Italiana di Educazione degli Adulti), federazione proponente il presente progetto, e recentemente pubblicata (L’altra scuola, Esperienze di educazione permanente in Italia, Edup, 2017).

L’esigenza di portare nelle città, nelle loro periferie e nei centri storici (dove si concentrano molti anziani soli) quelle grandi iniziative di apprendimento permanente nasce dall’esperienza maturata in circa 30 anni di attività da parte dell’UNIEDA, da sempre attenta a coinvolgere pubblici in stato di bisogno culturale per farli riscattare socialmente ed economicamente. Pubblici costituiti da anziani soli, donne single (a volte oggetto di violenza) adulti fuoriusciti dal lavoro a causa della crisi economica. Il loro bisogno di riscatto sociale è solo in piccola parte intercettato dai programmi della formazione professionale e di sostegno sociale, in quanto questi applicano parametri troppo restrittivi e a volte burocraticamente incomprensibili a questa fascia di popolazione.

Attraverso la realizzazione del progetto Università di Strada l’obiettivo generale è quello di contrastare le solitudini involontarie nelle fasce più deboli della popolazione attraverso iniziative formative e culturali capaci di avvicinarle al “piacere” di apprendere e di far parte di una comunità, creando occasioni di coinvolgimento diretto, senza aspettare o pretendere che siano queste stesse persone a rivolgersi alle istituzioni, spesso asettiche e poco inclini ai bisogni di inclusione sociale, poiché proiettate a fornire una formazione tradizionali.

E’ esperienza di questi anni che questa fascia di popolazione trae un duplice vantaggio dalla frequentazione di corsi, workshop, presentazioni di libri, ecc..: il primo è tipicamente di inclusione sociale (più parole si conoscono e più alta è la possibilità di migliorare la propria condizione socio-economica, come don Milani ci ha fatto notare con “la lettera ad una professoressa”); il secondo è di riscatto culturale (a volte anche scolastico), combattendo il “danno educativo” subito e rappresentando una esperienza positiva dalla quale possono scaturire percorsi di apprendimento futuri e superiori. Dalle nostre osservazioni ed esperienze questa realtà è diffusa in tutto il territorio nazionale, per cui l’Università di Strada può diventare un “brand”, un servizio che “scova” bisogni e risponde all’esigenza di innalzare culturalmente il contesto di vita dei partecipanti e dei luoghi ove vivono.