Salerno: al via SalerNoir Festival, partenza dall’Ateneo

Il bianco e nero angosciante di certi film di Fritz Lang, ma anche la Sicilia assolata e pigra di Andrea Camilleri. O la Napoli degli anni Trenta di Maurizio de Giovanni, misteriosa e intrigante. Passando per la Milano borderline di Giorgio Scerbanenco, la Marsiglia delle banlieue disperanti di Jean Claude Izzo, la Los Angeles di James Ellroy, la New York di Dashiel Hammet, la California di Raymond Chandler, e si potrebbe continuare ancora a lungo. Il noir è uno spazio aperto, non comprimibile. Non ha confini, né spaziali, né temporali. E’ questa sua universalità, intimamente legata alle dimensioni del crimine e della violenza, che restano uguali a qualsiasi latitudine geografica ma anche di senso, a farne un genere trasversale. Il genere intermediale per eccellenza, che dalla letteratura ha tracimato abbondantemente nel cinema, nel fumetto, nella musica, negli ultimi 50 anni nella televisione, ora sul web.

Per investigare tutte le potenzialità di un “genere” che ha solo adepti, non tiepidi simpatizzanti o appassionati, “Porto delle Nebbie”, in collaborazione con l’Osservatorio Partecipazione Comunicazione e Culture Giovanili dell’Università di Salerno ha chiamato a raccolta docenti universitari, studiosi e addetti ai lavori e, in occasione della prima giornata della quarta edizione del “SalerNoir Festival le Notti di Barliario”, li mette intorno un tavolo a discutere.

Giovedì, 1 marzo, a partire dalle 10.30, l’aula Vittorio Foa del Dipartimento di Scienze Politiche, Sociali e della Comunicazione dell’ateneo di Fisciano, ospiterà un seminario su “Tutti i linguaggi del noir, per una lettura trasversale della modernità criminale”. Perché il noir, più di altri generi letterari, cinematografici, televisivi, ha proprio questa capacità: di fotografare ed elaborare istantaneamente quello che avviene nelle viscere della modernità. Rappresentandone, alla fine, una delle narrazioni più credibili: una sorta di “termometro” delle alte temperature della società.

Il seminario sarà introdotto da due docenti di Scienze della Comunicazione: i professori Gino Frezza e Stefania Leone. Poi, coordinati da Massimiliano Amato, della Scuola di Giornalismo d’ateneo, sul tema si confronteranno il professor Alfonso Amendola, i dottori di ricerca Mario Tirino e Leonardo Cantone, lo scrittore e giornalista Elio Goka, l’editor della Sergio Bonelli editore Luca Crovi, lo sceneggiatore dell’ultimo albo a fumetti del Commissario Ricciardi (che sarà presentato in anteprima nazionale sempre domani all’Augusteo, nel corso della serata inaugurale del festival) Sergio Brancato. L’ultima parola, però, sotto forma di autorevole testimonianza, spetterà a un pezzo di storia della televisione di Stato italiana: Biagio Proietti, autore di famosi sceneggiati Rai, da “Dov’è Anna” a “Ho incontrato un’ombra” e molti altri.

Quello di domani è il secondo atto di una riflessione sui linguaggi del noir avviata a novembre, a Bracigliano, nel corso della rassegna (organizzata dall’associazione Khorakhané in collaborazione con Porto delle Nebbie”) “Le Chat Noir”. Gli atti di quel primo seminario sono diventati un volume, “Rendez vous in black. Fenomenologia del noir come cultura intermediale”, pubblicato dalla D&P Editori. Il libro sarà presentato nel corso dell’incontro.

Ma l’esplorazione a tutto campo del noir non si fermerà al seminario di domani. I libri restano, è vero, il piatto forte (e prevalente) della IV edizione di SalerNoir. Ma la rassegna, oltre al fumetto, con l’anteprima dell’albo della Bonelli tratto dai romanzi di Maurizio de Giovanni, riserva uno spazio anche al cinema, con CineNoir di notte, venerdì 2 marzo alle 22.00.  Al teatro del Giullare, in via M. Incagliati (una traversa di via Vernieri), i professori Alfonso Amendola e Marcello Ravveduto si confronteranno sul “Cinema in nero, dai classici americani al poliziottesco italiano” nel corso di un talk show che precederà la proiezione di “Milano Calibro 9”, film cult tratto da un’antologia di racconti di Giorgio Scerbanenco, diretto dal maestro Fernando Di Leo e interpretato da un monumentale Gastone Moschin, con Mario Adorf e Barbara Bouchet.