La decadenza dell’Occidente

Giuseppe Lembo

Dalla lettura di due pagine dell’allegato del “Corriere della Sera”, “La Lettura” di domenica 29 ottobre, nella rubrica “il dibattito delle idee”, a firma di Stefano Montefiori da Parigi, c’è un’interessante intervista a Michel Onfray, filosofo, autore del libro “Decadenza” tradotto in italiano da Michele Zaffarano, Edizione Ponte alle Grazie.

Il titolo dell’intervista è “La decadenza dell’Occidente”. Nella presentazione del personaggio viene detto che si tratta di uno degli intellettuali più celebri e controversi di Francia, umanamente capace di grandi slanci e di antipatie senza appello.

Viene, come esempio detto dall’autore dell’intervista che, mentre ama Hovellebecq, “specchio del nichilismo”, detesta con pari forza Emmanuel Macron, definito “piccolo narciso”.

Il filosofo Onfray, ponendo lo sguardo sulle triste rovine di Cartagine, manifesta il suo convincimento che “la rovina è veramente la legge di tutto quel che esiste: dal più umile degli uomini alla più maestosa delle civiltà”.

Gli esempi, in tal senso sono numerosi. Onfray è convinto che la civiltà giudaico – cristiana che ha provocato rovine, prima di sgretolarsi e diventare rovina, così come Stonehenge , Babilonia, Atene, Roma ed in tempi, vicini a noi, Palmira.

Tutto questo è parte del libro “Decadenza”. Un libro che non ho ancora letto, ma che lo cercherò in libreria per leggerlo al più presto e così approfondire il pensiero del filosofo Onfray, contenuto in ben 700 pagine.

La civiltà giudaico – cristiana nella visione di Onfray, è una civiltà che oltre ad essere profondamente in crisi manifesta in sé sintomi di un’inarrestabile decadenza. Siamo, a suo dire, sempre più vicini al fallimento; siamo, ci dice, ormai, al crollo. Tanto, mentre l’ISLAM nella sua dimensione planetaria è in crescente, grande salute, disponendo, come scrive Onfray nel suo libro, di un “popolo reso unito da una trascendenza”.

Tutto questo succede nel nostro mondo, con la Chiesa in una mortale crisi delle vocazioni religiose e con i sacerdoti, suoi ministri, sempre più attenti all’immanenza rispetto alla trascendenza che ne ha caratterizzato il suo passato.

Anche Papa Francesco è visto come il nuovo della Chiesa di Roma, sempre più attento alla celebrazione della globalizzazione, all’ecumenismo con l’Islam, all’abolizione delle frontiere, manifestandosi, secondo le numerose pagine di “Decadenza” poco attento alle questioni dogmatiche.

Dal Concilio Vaticano II, il cattolicesimo visto dal filosofo Onfray, è diventato una fabbrica “del vivere insieme”, con la morale cristiana non più attraente, in un mondo di post-verità (post-umanesimo, post-storia), traguardi indiscutibili a cui tendere a tutta velocità.

Onfray è convinto che, con la decadenza della civiltà giudaico – cristiana, si avvicini a passi accelerati, anche la decadenza dell’Occidente.

Una decadenza rovinosa e senza appello per una civiltà con la sua anima viva nella spiritualità, in avanzata fase di esaurimento del suo tempo e quindi sempre più prossima a crollare.

Tanto, con un assoluto, “niente da fare”. Dice Onfray nel corso della richiamata intervista che “la fine del senso prodotto dal cristianesimo ha generato la fine di qualsiasi senso”.

Già, altri hanno scritto sulla fine dell’Occidente. È utile ricordare anche Oswald Spengler, con il suo libro “Il tramonto dell’Occidente”, il cui fortemente presente idealismo tedesco, si differenzia molto sostanzialmente dalla visione di Onfray, secondo cui “una civiltà, istanza vivente, obbedisce alla legge di ciò che vive”, con un percorso che, partendo dalla nascita, ha la sua crescita, il suo culmine, per poi subire l’inevitabile rovina, con percorsi accelerati di decrescita e quindi scomparsa.

L’inizio della fine della nostra civiltà, Onfray lo vede nel Rinascimento. Dopo il suo lungo percorso, siamo ormai e sempre più, ad un processo che sta rovinando; ad un processo che è sempre più vicino ad una fine assolutamente inevitabile.

La Bibbia, non è più il solo libro della verità per un Mondo universalmente inteso.

Il principio da cui parte il pensiero filosofico di Onfray è che il nostro Mondo si sta tragicamente spegnendo perché ormai si sono diffusamente esaurite le risorse spirituali ed intellettuali che nel tempo, lo avevano reso una civiltà.

Una grande civiltà! Oggi, purtroppo, non è più tale! Tanto, per la decadenza rovinosa delle sue risorse sia spirituali che intellettuali.

Il nostro mondo, per questa decadenza è, dice Onfray, ormai prossimo alla sua rovinosa fine.

In Michel Onfray, c’è una saggia difesa dell’arte contemporanea. Sostiene, tra l’altro che, la civiltà cristiana deve tanto all’arte, sempre al suo servizio.

Considera l’arte, “il veicolo dell’ideologia che rende possibile la civiltà”. Considera altresì, l’attuale permanenza del cristianesimo, identica in tutto alla permanenza del corpo del moribondo. Tanto per dire che, “anche se non è ancora la morte, ma è ben presto la morte”.

Secondo l’autore di “Decadenza”, la nostra civiltà crolla mentre l’Islam planetario si dimostra in grande salute, perché dispone di un popolo reso unito da una grande decadenza.

Tanto, purtroppo, non è per la nostra civiltà che, indifferente alla trascendenza ed alla immanenza, vivendo in un insieme dell’avere-apparire, con il fine umanamente diffuso del consumismo, sempre più divinizzato; sempre più, assurto a valore unico della vita.

Nel mondo occidentale c’è indifferenza per il tutto umano; nessuno è disposto a sacrificare qualcosa di sé. Nessuno è disposto a sacrificare la vita.