L’Europa e con l’Europa, l’Italia in primo piano, rinuncia al suo sistema valoriale di riferimento

Giuseppe Lembo

In questo nostro mondo globale fatto di umanità separate, assolutamente indifferenti le une alle altre, non c’è possibilità alcuna di un futuro d’insieme; di un futuro umanamente integrato e solidale con le triste diversità-ricchezza, un patrimonio comune che, se saggiamente usato, può garantire all’uomo della Terra, un mondo umanamente nuovo; un mondo solidale fortemente condiviso da un IO/NOI, per affrontare e vincere le grandi sfide del futuro possibile che ha sempre più bisogno di un insieme solidale, fatto di rispetto dell’uno per l’altro. L’Italia, l’Europa, nel più generale contesto del mondo occidentale devono saggiamente sapere pensare al vivere insieme con caratteristiche da umanità condivise; con caratteristiche di società aperte al confronto e non solo. Con caratteristiche di forte umana solidarietà verso gli altri del mondo nel reciproco rispetto delle proprie appartenenze. Una “società aperta”, non è assolutamente una “società dismessa”. In una “società aperta”, così come siamo Noi, l’Europa e l’Occidente, devono saper camminare insieme, gli uni con gli altri in quanto parte di Noi; in quanto “diversità/ricchezza” con cui vivere e con cui camminare insieme, senza avere assolutamente paura dell’altro. Tanto nel reciproco e saggio rispetto di un saggio vivere insieme; di un insieme fatto di multiculturalismo e di meticciato umano che deve, come pensato da Zygmunt Bauman, di recente scomparso nel suo testamento al mondo ispirato al principio del welfare universale, un percorso di umanità d’insieme che serve all’Uomo della Terra, per un nuovo cammino umano finalizzato ad un mondo nuovo. Occorrono i controlli necessari per evitare confusione e rischi del vivere senza regole; facendo questo, non si deve cedere a chiudersi negando l’altro che viene da Noi e che, per il diritto alla vita, negatogli altrove, chiede solidarietà ed aiuto. La società aperta, non deve né può trasformarsi in società dismessa con la prevalenza degli uni sugli altri; con la prevalenza soprattutto valoriale di chi venendo da Noi, si fa il libero convincimento del “tutto è possibile”; del “tutto si può” nel Paese ospite che non si sa far valere nel rispetto delle sue regole di vita. Un rispetto che deve essere considerato atto dovuto da chi chiede l’aiuto della mano tesa per uscire dalle tristi condizioni di una grave e disumana sofferenza, sempre più da vita negata. L’aiuto che si dà da parte delle società aperte, come quella del nostro Paese, è un aiuto solidale di profonda solidarietà umana; non deve suscitare in chi lo riceve indifferenza e/o addirittura ostilità e prevaricazioni valoriali irriguardose da un vero e proprio remare contro. Occorre un grande rispetto umano reciproco con il confronto intelligentemente attivo delle proprie diversità/ricchezza; tanto, attivando un modello di integrazione basato, prima di tutto, sul valore della persona umana e sui valori fondanti dell’uomo della Terra. Tanto, partendo dai diritti fondamentali dell’uomo e dal reciproco impegno di protagonismo attivo delle diversità in cammino che devono imparare a volersi bene ed a camminare insieme per il raggiungimento di comuni obiettivi, primo dei quali quello della Pace, contro il terrore violento, nemico dell’uomo che, spesso muore di morte violenta, senza una ragione. Muore disumanamente per mani assassine, sporche del sangue umano che sta e sempre più, ferocemente minacciando e contaminando il saggiamente pulito delle strade del mondo, con tanti morti innocenti senza una ragione. Tanto, il frutto di umanità disumane che non sanno vivere in Pace; che rifiutano l’altro, organizzando contro, solo atti di violenza e/o di morte. L’Italia, l’Europa e l’Occidente più in generale, è una parte del mondo pacifica e dalle umane e sagge caratteristiche di società aperta. Non può, per questo dimostrarsi indifferente al remare contro degli altri; degli altri che, anche quando vengono da Noi, non sanno spogliarsi della loro disumana umanità d’insieme, manifestando atteggiamenti opportunamente di disponibilità solidale verso gli altri. È triste che chi riceve disponibilità umana, non riesce a comprenderne i suoi buoni frutti e tanto meno a dare altrettanto, disponibilità nei confronti degli altri (italiani, europei e/o occidentali). Una Terra che, nel suo cammino da insieme universale, non può, anzi non deve esimersi dal punire i comportamenti sbagliati, annullandosi nel proprio fare da società aperta a cui, sempre più spesso, varcando i confini degli altri, considerati sacri, si risponde con un fare gravemente ostile e poco o per niente rispettoso dell’umanità dell’altro. Tanto è nel comportamento della Turchia e non solo. In occasione del referendum costituzionale, con pesanti irregolarità segnalate dall’OSCE (Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa) e con l’UE fortemente critica, il presidente Erdogan, in nome della sua sovranità territoriale, ha replicato “Gli osservatori internazionali stiano al loro posto”. Siamo di fronte ad una sovranità assolutamente intoccabile; di fronte ad una sovranità che tutto può, in assoluta ed autoritaria autonomia d’azione anche contro gli stranieri. Anche contro l’italiano regista e giornalista Gabriele Del Grande, fermato in Turchia ai confini della Siria, mentre intervistava profughi siriani per il suo libro “Un partigiano mi disse”, dal 10 aprile, rimasto per più giorni in isolamento in un centro per immigrati clandestini. Un fermo/detenzione questo, in grave violazione dei diritti umani, con protagonista un cittadino del mondo libero, impegnato ad esercitare la libera stampa,  un valore assolutamente irrinunciabile da Noi, mentre in Turchia ed altri Paesi poco liberi, è assolutamente negato, in quanto è violentemente repressa ogni forma di Libertà di Stampa e di libera espressione del pensiero umano.