Vallo di Diano: Senoq, lettera aperta ad assessori regionali Bonavitacola e Matera

La Corte Costituzionale con la pronuncia del 12 luglio scorso ha sancito che la normativa inerente al d.l. n. 133/2014, relativamente alla mancata previsione di un congruo coinvolgimento delle Regioni, è incostituzionale. L’effetto secondario di tale sentenza è che il disciplinare tipo del Ministero dello Sviluppo Economico, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il passato 3 aprile e preposto alla regolamentazione del rilascio dei titoli per la prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi, potrebbe essere annullato se entro il 1 agosto la Regione interessata lo impugni con ricorso straordinario dinnanzi al Presidente della Repubblica. Hanno già proposto ricorso, o comunque si accingono a farlo, il Veneto, l’Abruzzo, la Puglia, la Basilicata, la Calabria.
La correlazione tra la suindicata pronuncia costituzionale e tale disciplinare si ritroverebbe nella circostanza indicata dalla prima che “le modalità di esercizio delle attività rientranti nelle materie di competenza concorrente non prevede un’intesa con la Regione”.  Ente istituzionale che viene trattato alla maniera di un semplice passacarte, quando invece l’intesa Stato-Regioni, acquisibile in Conferenza di Servizi, è “un atto autonomo e con contenuto politico”( Enzo Salvatore, costituzionalista), che qualora venga denegato come tale dal Ministero dello Sviluppo Economico intacca gravemente il bilanciamento dei poteri tra governo e tale enti territoriale. L’eventuale annullamento del disciplinare del Mise, in conseguenza del ricorso presentato dalle Regioni interessate, consentirebbe ad esse di sedersi al tavolo con il Governo e di partecipare, per la prima volta, alla definizione delle modalità sulla ricerca e l’estrazione di gas e petrolio nel nostro Paese.
Come cartello di comitati civici e di associazioni valdianesi a tutela e salvaguardia dell’ambiente nello scorso febbraio ci siamo prodigati a che la Regione Campania approntasse le idonee strategie ad evitare nel nostro comprensorio territoriale le ispezioni e le ricerche di idrocarburi, correlate al permesso di ricerca denominato Monte Cavallo. Ragione per la quale somma fu la soddisfazione allorquando nella legge di bilancio regionale si inserì la norma che vieta l’estrazione degli idrocarburi e tutela la conservazione delle acque superficiali e sotterranee esistenti sul territorio regionale destinate al consumo umano.
Nel contempo per evitare che le paventate trivellazioni mettessero a rischio l’acquifero valdianese di importanza socio-economica insostituibile, perché alimentante vari acquedotti e sistemi irrigui della Piana del Sele e del Metapontino, sollecitammo i nostri rappresentanti istituzionali a mettere in pratica l’ipotesi progettuale di istituzione del Santuario dell’acqua potabile dei Monti della Maddalena quale un’area protetta o una riserva naturale. L’occasione fu un partecipato confronto pubblico in cui tutti i sindaci del comprensorio valdianese presenti si dichiararono favorevoli ad avallare tale ipotesi progettuale.
Ci congratulammo conseguentemente con gli assessori regionali della Campania Fulvio Bonavitacola (Ambiente ed Urbanistica) e Corrado Matera (Turismo), allorchè presentarono le loro osservazioni critiche nell’ambito della consultazione avviata dal Ministero dell’ambiente per il rilascio della Valutazione d’impatto ambientale sulla richiesta di ricerca per idrocarburi liquidi e gassosi denominato “Monte Cavallo”, nel Vallo di Diano, proposto da Shell Italia E&P.  Osservazioni che avrebbero anticipato il parere di netta contrarietà che la Regione Campania formulò nel corso dello stesso procedimento di valutazione ambientale curato dal Ministero dell’Ambiente.
Chiediamo, in conclusione, che i suindicati assessori si adoperino, conseguentemente, a che la Regione Campania presenti entro i termini previsti il ricorso straordinario al Presidente della Repubblica avverso il disciplinare del Ministero dello Sviluppo economico per il rilascio dei titoli per la prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi, pubblicato in Gazzetta Ufficiale lo scorso 3 aprile. Per continuare ad onorare il loro impegno contro le paventate trivellazioni petrolifere nel Vallo di Diano, ma più in generale per concorrere alla richiesta di reintrodurre il Piano delle aree, lo strumento di concertazione che obbliga governo e Regioni a stilare una mappa condivisa delle trivellazioni. Richiesta avvallata dall’appello di 148 organizzazioni e 135 personalità motivate nella loro missione civile unicamente dalla responsabilità di onorare il motto per il quale “Questo mondo non l’abbiamo in eredità dai nostri padri, ma in prestito dai nostri figli”.
 
Comitato Se non ora quando-Vallo di Diano