Salerno: esportabile Mostra-modello su Castelcivita al Convitto Nazionale, approccio geo-cartografico per ricerca “identità territoriale”

Questa Mostra, già esposta per cinque mesi nel piazzale antistante le Grotte di Castelcivita (SA) col titolo <<Il territorio di Castelcivita “alla carta”. Misure di un’identità plurale>>, viene riproposta nei locali del Convitto Nazionale Statale di Salerno con l’arricchimento dei due ultimi pannelli (commenti al <<Regolamento urbano>> e a quello per gli <<usi civici>>, unitamente al testo integrale degli stessi) e con un nuovo titolo che – fermo restante come oggetto di studio il citato territorio comunale – intende riproporne il significato emblematico, come esperimento scientifico-didattico-applicativo finalizzato alla ricerca e valorizzazione dell’<<identità territoriale>>, valevole per ogni comune, salernitano ed extra-locale. Lo speciale menu servito al visitatore evidenzia prima di tutto la particolarissima identità, sia urbana che comunale, di Castelcivita. Infatti, per un verso essa è stata una città greco-lucana – con antecedenti addirittura micenei-monoici, calcidesi e sumeri – legata a Posidonia e divenuta poi romana, caratterizzata da molti piccoli fortini o torri: di qui il nome medioevale di Castelluccia (i castelli), neutro plurale di Castelluccium e nient’affatto femminile, come per errore si è pensato fino a oggi; per altro verso essa fu centro di un vasto spazio indiviso, a disposizione di tutti senza essere proprietà di nessuno: una caratteristica dell’intero territorio del Monte detto <<alburno>>, un aggettivo il cui più probabile significato vale <<bene territoriale comune>> e che venne applicato anche al centro urbano (Oppidum alburnum) e al porto (Portus alburnus). La Mostra, curata dal Prof. Vincenzo Aversano in collaborazione con l’Archivio di Stato di Salerno, sotto l’egida del Laboratorio di Cartografia e Toponomastica Storica (LA.CAR.TOPON.ST.) dell’Ateneo salernitano, con vari  patrocini (tra cui i Comuni di C. Civita e di Salerno), nel  dettaglio evidenzia, con una serie di reperti cartografici e documentali opportunamente selezionati, soprattutto le vicende conflittuali della spartizione e assegnazione a privati cittadini, tra Ottocento e primo Novecento, delle terre demaniali, un tempo comunitarie e soggette a “più tranquilli” <<usi civici>>. Nell’ottica “glo-cale” proposta in questa seconda fase, il metodo, le tecniche e le fonti di base utilizzate (carte antiche reperibili in tutti gli archivi, pubblici e privati, da comparare con geo-foto-cartografia successiva) costituiscono un esempio che può essere assunto come <<modello procedurale>>, fatta salva l’autonomia investigativa (peraltro auspicabile) dei singoli studiosi, a fronte della inevitabile variabilità geostorica e fontuale dei nuovi eventuali casi di studio. Su tali premesse, il curatore dell’esposizione e quanti (persone ed enti) hanno collaborato a vari livelli per la sua realizzazione, auspicano che docenti e studenti di tutte le scuole, specialisti, semplici studiosi-curiosi, responsabili del governo territoriale traggano stimolo e “pista” da  questa esperienza per analoghe indagini sulle proprie realtà comunali o sovracomunali.