Il debito pubblico

Daniele Imparato*

Quando le entrate finali non sono sufficienti a coprire il totale della spesa pubblica, come sta accadendo oggi, il pareggio finanziario si ottiene mediante l’accensione di prestiti sul mercato del risparmio. Le somme incassate mediante l’accensione di prestiti devono essere restituite e comunque vanno compensate mediante la corresponsione di un interesse; l’indebitamento è una forma di entrata particolarmente rischiosa per l’equilibrio della finanza pubblica, perché è fonte di nuove spese che alimentano il deficit di bilancio e possono portarlo a livelli difficilmente controllabili. L’indebitamento oggi è ricorrente per fronteggiare l’incremento della spesa pubblica. Come per la pressione tributaria, anche per l’indebitamento ci si chiede qual è il limite sostenibile. Tale limite non è determinabile in assoluto ma va considerato in relazione a vari fattori: principalmente il reddito nazionale e il tipo di spesa finanziata in deficit.  Il limite oltre il quale l’indebitamento costituisce un grave ostacolo alla stabilità e alla crescita economica è stato individuato dal Trattato di Maastricht. La principale causa del deficit è costituita ormai dalla spesa per il pagamento degli interessi. Il ricorso all’accensione di prestiti non desta particolari preoccupazioni se serve a finanziare spese di investimento per far si che si incrementi il reddito nazionale. Detto ciò, le politiche economiche adottate nell’ultimo decennio sono state disastrose. Per risanare il bilancio dello Stato bisognerebbe investire nel mondo del Lavoro e aumentare, così, il reddito nazionale.

*consulente del lavoro