Fisciano: Ateneo, presentazione ultimi diari di Pietro Nenni (1973-1979)

Socialista, libertario, giacobino. Nessun altro capo della Sinistra come Pietro Nenni ha saputo rappresentare un ponte tra le principali culture progressiste europee degli ultimi tre secoli. Il titolo che Paolo Franchi e Maria Vittoria Tomassi hanno dato agli ultimi diari (1973-1979) dello storico leader socialista inquadra a tutto tondo un’originalissima vicenda umana e politica che si è sviluppata a cavallo tra l’Ottocento, a cui Nenni appartiene per formazione, carattere e cultura, e il Novecento, secolo del quale è stato tra i protagonisti assoluti, in Italia, in Europa e nel mondo. Amato, senza mai scadere nell’idolatria o nel culto della personalità, da intere generazioni di militanti del movimento socialista e operaio, stimato e rispettato dagli avversari. Da quei comunisti dei quali fu alleato per più di 20 anni, fino al drammatico ’56, quando maturò irreversibilmente la scelta autonomista (ma tale, cioè autonomista, come scrive Franchi nella bella e documentata prefazione, Nenni lo era stato fin dall’inizio: al punto di beccarsi l’etichetta di socialfascista, stoicamente sopportata per non incrinare l’unità di classe), ai democristiani, a tutto quel mondo laico per il quale l’antico combattente di estrazione repubblicana restò sempre un punto di riferimento. I diari curati da Franchi e la Tomassi, nipote di Nenni, e pubblicati da Marsilio riguardano gli ultimi sette anni di vita del patriarca socialista: dal drammatico 1973 (il golpe in Cile che depone il presidente socialista Salvador Allende, il compromesso storico in Italia), al 1979, punto di svolta per il Psi, che nel frattempo si è affidato, per evitare di scomparire, a un vecchio pupillo di Nenni: Bettino Craxi. In mezzo, ci sono lo choc petrolifero e la crisi economica che interrompe drasticamente il ventennio del benessere italiano, gli anni di piombo, le stragi fasciste, il referendum sul divorzio (ultima, grande battaglia condotta in prima persona nonostante l’età avanzata, e vinta), i giorni drammatici del sequestro e dell’assassinio di Aldo Moro, del quale Nenni era stato vice nel primo governo di centro-sinistra. Sul piano politico, in quel lasso di tempo nasce e si esaurisce il compromesso storico, l’abbraccio tra Dc e Pci che stringe in una tenaglia mortale i socialisti. Nenni, ultraottantenne e malato ma mai domo, cavalca l’attualità con lo spirito e il vigore di sempre, tra speranze e delusioni. Il Partito, scritto sempre con la maiuscola resta perennemente al centro delle sue riflessioni. Il volume curato da Paolo Franchi e Maria Vittoria Tomassi sarà presentato domani mattina, martedì 22 novembre, alle 10, nell’aula Imbucci dell’Università di Salerno, nel campus di Fisciano, su iniziativa del Circec, della Scuola di Giornalismo, del Dottorato di Studi Letterari, Linguistici e Storici, del Seminario permanente di Storia e Storiografia e della Fondazione Nenni. Introdurrà e modererà il dibattito Massimiliano Amato, della Scuola di Giornalismo dell’Università di Salerno. Discuteranno con gli autori Carmine Pinto, storico dell’età contemporanea, docente dell’ateneo salernitano, Andrea Manzi, direttore del quotidiano La Città, Massimo Di Menna, membro del comitato di presidenza della Fondazione Nenni. Interverrà Gennaro Sangiuliano, direttore della Scuola di Giornalismo dell’Università di Salerno.