Mercato San Severino: Fontanelle a Lombardi e S. Martino, tra sacro e profano, anzi pagano

Anna Maria Noia

Nonostante la pioggia battente, che ha sferzato il cielo e il suolo di Mercato S. Severino, domenica 18 settembre la Vergine addolorata venerata nella chiesa di S. Martino-Lombardi ha addirittura – sembra – “preteso” la propria commemorazione nell’ambito dell’antichissima ritualità, lustrale ed apotropaica – cioè di allontanamento scaramantico, superstizioso, degli spiriti cattivi – delle Fontanelle. In seguito ad altre preziose occasioni di degne celebrazioni in suo onore, quali il pellegrinaggio al santuario mariano di S. Vittorino Romano, domenica 11 settembre, e alle celebrazioni eucaristiche delle 8.30 e delle 11 (quest’ultima officiata dal presule Luigi Moretti), ecco che alle 19 la Madonna “delle lacrime” si è vestita “a festa” per essere portata in processione – come detto, noncurante del tempo meteorologico che – anzi – pareva essersi placato. A metà di detta processione, il saluto di Maria agli astanti e la kermesse. Ci ha creduto, la Madre di Cristo – come ci ha creduto il parroco, padre Carmine Ascoli; la fede del popolo “santo” di Dio, poi, ha fatto il resto Come gli altri anni e durante le varie “edizioni” delle Fontanelle – sempre trepidanti, attese, vissute tra S. Martino, Priscoli e soprattutto Lombardi (frazioni alte di S. Severino) – anche stavolta la manifestazione non ha deluso nessuno; nelle località sopra citate, infatti, la preparazione all’evento è particolarmente curata e nulla è mai lasciato al caso. Tra gli… “amici di Lombardi” (così si definiscono, scherzosamente, coloro che tengono alla buona riuscita della kermesse di origine pagana) che offrono un po’ del proprio tempo da dedicare alle Fontanelle, ricordiamo Andrea Coppola, Donato Gentile e Mimmo Rega. Poi ci sono i giovani, incuriositi dal rito. Come ogni volta, la “torre” da dove zampillano fiotti d’acqua – colorata con tinte cromatiche arcobaleno disposti in apposite cannule – è alta circa sette metri; al di sotto dell’apparato – ricchissimo – è disposta la botte (o le botti), con i colori: tre quelli principali, come la bandiera italiana (al centro ci sono il bianco, il rosso e il verde) e poi ai lati i coloranti gialli. Vi è anche il blu. Così dunque è avvenuto anche lo scorso 18 settembre. La torre con le fronde, verdi come a simboleggiare la fertilità della terra e della donna, è rivestita e ammantata di elementi arborei e in mezzo a tutto questo verde spiccano, reali o in plastica, i frutti tipici dell’autunno: zucca, uva, melenzane, pannocchie a volontà, pomodori, zucchine, cachi (o loti, detti anche legnasanti, perché il periodo di maturazione avviene in genere a novembre, mese di Ognissanti) e soprattutto melograni o granati – donde la Madonna del Granato. Il melograno in particolare è il simbolo di vita e morte, ricordando il trucco con cui il dio greco Plutone o Ade porta con sé negli inferi Proserpina mentre la madre, Cerere, la piange sulla terra. Altra pianta “magica”, oltre al vischio, è il mirto – che si trova anche sulla collina del castello medievale. È – quella delle Fontanelle – una tradizione etnografica, retaggio di tempi ancestrali, che nessuno vuol perdere. Così, dall’impegno dei residenti nelle frazioni che la ospitano, vengono fatti giungere da zone limitrofe moltissimi curiosi. In fondo, Lombardi e S. Martino sono borghi di 300-400 anime, legate al passato – un periodo in cui la saggezza contadina imperava sul costume e sulle virtù popolari. E insieme allo spettacolo, di per sé molto suggestivo, delle Fontanelle – che veicolano per una decina di minuti zampilli di acqua colorata che sale dagli ugelli per capillarità (una legge, un principio della fisica) – concorre al prestigio della manifestazione lo spettacolo di fuochi pirotecnici. Come sempre. Per il 2016, lo show di botti è stato organizzato a cura della ditta Celestino De Simone – Pellezzano. Da ricordare che la location (o cornice) delle Fontanelle da qualche anno è in piazza, il largo principale delle frazioni; dapprima, con l’ausilio di canne di bambù, si teneva più vicino al circolo frequentato dai residenti di Lombardi e S. Martino. Un momento tutto da vivere, quindi: in conclusione ricordiamo che l’acqua, metafora iconografica e iconologica del pianto e delle lacrime, purifica le azioni e i raccolti (indizione bizantina per il rinnovo dei contratti agrari) della collettività; il mito pagano, però, è stato assimilato dall’agire religioso che fa capo all’Addolorata. Quella di Lombardi, speculare al simulacro della Madonna celebrata a Spiano a Pasqua.