Sopravvivere al di là dell’egoismo

Giuseppe Lembo

In questo particolare momento storico, l’uomo, il povero uomo della Terra, complice e vittima di se stesso, si fa male, facendo così male agli altri e facendo altrettanto male alla natura di cui diventa nemico ad un punto tale da doverla considerare ammalata grave di uomo. Nella sempre più diffusa pazzia del nostro tempo, si fa sempre più strada il libero convincimento di dover concentrare le risorse di cui ha bisogno l’uomo della Terra, nelle mani dei pochi che egoisticamente ne possono disporre l’uso per propri fini materiali di arricchimento fatto sulla pelle dei più deboli; degli esclusi, soprattutto per il rifiuto del cibo che ancora oggi interessa ben circa un miliardo di uomini, a cui viene innaturalmente negato il naturale diritto alla sopravvivenza, così garantendo a tutti il “pane della vita”; purtroppo, nelle mani violente degli sfruttatori dell’umanità, non è più un diritto, ma un solo privilegio di chi ha; di chi ha risorse e può egoisticamente pensare a spenderle, pensando sempre più, solo a se stesso. La materialità del mondo, assunta come valore unico, è basata sulla centralità del denaro; ha in sé un valore universalmente condiviso e per il quale si accentuano i contrasti umani ed i conflitti, individuali e tra i popoli della Terra che, purtroppo, diventano sempre più conflitti insanabili; conflitti sempre più, aggressivi e violenti. Bisogna che l’uomo della Terra, la smetta di imporre il suo egocentrismo deviante e deviato; la smetta con la centralità egoistica del tutto per sé, assumendo, per questo disumano ed inopportuno obiettivo, atteggiamenti di grande indifferenza per la vita ed il mondo degli altri. Non è più tollerabile che tanto succeda nella più assoluta indifferenza umana; l’uomo della Terra non è nato per vivere egoisticamente solo per sé; deve vivere e saper vivere rapportandosi opportunamente agli altri; aprendosi e collaborando con gli altri, nel cui insieme c’è anche una parte di sé che rappresenta quell’insieme sociale a cui, dobbiamo, tutti noi della Terra, ricordarci di appartenere. Tanto, al fine di creare le condizioni umane per garantire la vita a tutti gli esseri umani, nessuno escluso, permettendo a ciascuno l’accesso al pane della vita ed a quei diritti umani da garantire, al fine da evitare che una parte dell’umanità, sia umanità esclusa e senza diritti; sia, inopportunamente, una parte di umanità dai diritti negati, contravvenendo così alle leggi naturali che vogliono l’uomo portatore di pari dignità e di pari cittadinanza, universalmente intesa, di fronte alla dignità umana dei diritti dell’uomo che, altri uomini, padri-padroni, si sentono autorizzati a negare; si sentono autorizzati a cancellare, per effetto della sola forza di una prepotenza cieca e disumana che, oggi più che mai, non si ferma di fronte a niente ed a nessuno. Ma in che mondo viviamo? Perché l’uomo della Terra sa sempre meno rispettare i suoi simili e la Terra che usa, abusandone? Così facendo non fa forse male prima di tutto a se stesso? Non riduce la propria vita ad un vero e proprio inferno terreno da cui non uscirà vincitore, ma vittima sacrificale di un disastro senza ritorno, con vinti senza vincitori? L’uomo, soprattutto i potenti che si sentono padroni del mondo, devono fermarsi a riflettere; non possono pensare di andare avanti sfidando sempre più, l’impossibile; così facendo, non fanno altro che compromettere irrimediabilmente la vita sulla Terra e quindi la loro stessa vita. Siamo ad un punto senza ritorno; se ci si affida alla saggezza e si sa guardare all’umanità dei sapienti, ricchi dei saperi della Terra, ci si può anche salvare; se non si farà questo, così come da tempo annunciato, sarà la fine di tutto e per tutti. Tanto, per quella profonda crisi del pensiero e dei valori; tanto, per quel disastroso vuoto di idee; tanto, per quel rapporto sempre più rovinoso uomo-ambiente, uomo-natura, uomo-Terra. Tutto quanto sopra è determinato dal sempre più insufficiente e basso livello di cultura che caratterizza l’uomo del nostro tempo, soprattutto in determinate aree critiche del mondo, dove, purtroppo, in modo sempre più prevalente, avanza quel rovinoso vuoto di cultura e dei saperi che non promette niente di buono per l’umanità, oggi in condizioni di forte crisi, perché è fortemente in crisi l’uomo del nostro tempo. C’è, negli scenari del mondo, un rapporto sempre più squilibrato tra il passato con il suo carico di tradizioni ed il presente, con la sua crescente ed a volte eccessiva domanda di modernità.