Modernità: sviluppo fondato sui valori

 Giuseppe Lembo

Quali gli effetti della globalizzazione? Che ne sarà del capitalismo del Terzo Millennio? Si tratta di situazioni nuove a cui il mondo globale deve trovare risposte giuste che al momento non ha. La globalizzazione produrrà nel futuro effetti devastanti per l’umanità o ricreerà scenari globali di un umanesimo solidale da grande civiltà globale?Siamo nella più assoluta incertezza nel pensare come possibile un futuro globale e con esso il capitalismo del Terzo Millennio. Oggi viviamo situazioni di cambiamento accelerato che mettono in discussione certezze epocali, sulla via del tramonto da un giorno all’altro. Che fare?Ricercare per l’umanità del terzo Millennio momenti di etica condivisa che, dal locale possono assumere dimensioni e valori globali. Si tratta di grandi sfide, a cui l’uomo deve saper guardare, facendosi coinvolgere e dando il proprio contributo da “protagonista”. Oggi più che mai è dannoso il silenzio dei più; serve il confronto ed il dialogo. Serve una democrazia reale; vanno cambiati i modelli di partecipazione. Ogni cittadino del mondo deve essere capace di considerare l’altro e di rapportarsi all’altro dialogando, confrontandosi. Un vero processo democratico (è quello che necessita alla società del nostro tempo); deve saper garantire pari ed adeguate opportunità a tutti i cittadini; deve permettere a ciascuno di esprimere il proprio parere. Purtroppo sono i poteri forti, le rappresentanze del benessere ad avere voce e capacità di decisioni; migliaia di cittadini anche se bene organizzati non riusciranno mai a superare le distanze che ci separano dal mondo dei potenti. Occorre un grande rispetto reciproco; occorrono attivi processi di inclusione; occorre non ignorare l’altro. Occorre raggiungere condizioni di reciproco rispetto, anche in situazioni di forte avversione politica e/o sociale. Occorre non parlarsi addosso, ma promuovere attraverso il dialogo, scelte condivise. Occorre, per vivere meglio insieme, per affrontare le grandi e difficili sfide del nostro tempo, un processo deliberativo d’insieme che aiuti a trasformare i conflitti, in valori condivisi. Bisogna fare un’attiva e condivisa riflessione sul quadro politico-economico della crisi che sta vivendo il mondo. Occorre, ridare valore e forza alla cultura con gli opportuni richiami all’etica del sapere e della conoscenza. L’egoismo feroce che ha caratterizzato l’economia dell’ultimo trentennio ha purtroppo sottovalutato la cattiveria degli uomini nei confronti degli altri uomini. Gli effetti di totale e generalizzata cattiveria sono stati devastanti per l’umanità intera che ha visto crescere le distanze tra chi ha e chi non ha, tra i ricchi ed i poveri. L’egoismo ha prodotto il consumismo sfrenato ed una diffusa condizione di solitudine umana che ha cancellato i valori a base dei rapporti dell’uomo con l’altro uomo.Ai valori, all’etica si è andata sempre più sostituendo una condizione individuale basata sull’orgoglio del “moderno imbecille”.Abbiamo avuto ovunque nel mondo, il diffondersi di una modernità sempre più povera di conoscenza e saggezza.Si è diffuso nelle coscienze degli uomini indifferenza mista ad odio per il sapere, per il passato e quindi per la storia, non più maestra di vita, ma palcoscenico ingombrante di eventi che si possono anche dimenticare. Siamo nella follia pericolosa che accomuna irresponsabilmente l’agire umano, ubriaco di un “cretinismo globale” che è parte integrante del mondo. Occorre cambiare; per cambiare, occorre riscoprire e ridare il giusto peso ai “valori”.La crisi del nostro tempo rappresenta una crepa da terremoto violento e distruttivo. Oggi sembra che ad avere valore sia solo ciò che ha grande capacità di movimento e velocità. È assolutamente necessario recuperare i valori. Un obiettivo possibile? E’possibile, se si ha l’intelligenza e la volontà di aprirsi al sapere ed alla conoscenza, porre la giusta attenzione al comunicare autentico e saper guardare alla cultura come forza antropica globale, capace di promuovere i valori eticamente condivisi ed utili al vivere dell’uomo sulla Terra che, per non morire, ha bisogno del dialogo e del confronto.