Campania: ricerca Indire per monitorare dispersione scolastica

 L’Indire (Istituto  Nazionale di Documentazione, Innovazione e Ricerca  Educativa)  ha  presentato giovedì 26  maggio,  al Centro Congressi di Roma  Eventi, il “Rapporto di monitoraggio e analisi dei  prototipi di intervento territoriale”,  in  occasione dell’ultimo  Comitato di  Sorveglianza del  Programma Operativo Nazionale “Competenze per  lo Sviluppo” e “Ambienti per  l’apprendimento”. La ricerca prende in esame l’azione di contrasto alla dispersione scolastica precoce in aree territoriali a elevato rischio,  che  è stata realizzata  negli  anni  scolastici  dal  2013   al  2015   nelle  quattro  Regioni  dell’Obiettivo   Convergenza (Calabria,  Campania,  Puglia  e  Sicilia).  La  dispersione scolastica  da  anni  è  un  tema al  centro  delle politiche di  istruzione e  formazione promosse dall’Unione Europea. L’attività fa  parte del  “Piano di Azione  Coesione  per   il  miglioramento  dei  servizi  pubblici  collettivi  al  Sud”  ed  è  nata per   volontà dell’Agenzia per  la Coesione territoriale, in accordo con  la Commissione Europea e  in sinergia con  il MIUR, le Regioni coinvolte,  il Ministero dello  Sviluppo Economico, il Ministero del Lavoro  e il Ministero dell’Economia.

I DATI IN CAMPANIA : Nel triennio 2013-2015 i progetti autorizzati contro la dispersione sono 64 (su 207  in tutto il Sud), 237 istituti  scolastici  partecipanti  (162  della  scuola dell’infanzia  e del  primo  ciclo,  75  del  secondo ciclo),  il 28,6% sul totale del Sud. Oltre  alle scuole hanno partecipato alle azioni  enti  del territorio, associazioni no  profit  e cooperative. Il numero dei percorsi attivati  in Campania sono 398  (il 26% di tutti  i percorsi attivati al Sud). Nella  regione campana le  attività  hanno coinvolto  complessivamente  14.476 studenti (il  28,31%  sul totale degli  alunni  monitorati  al  sud),  di  cui  6.959  femmine  e  7.517  maschi.  Sul  totale degli  alunni campani considerati, 13.589 (il 94% circa) hanno completato le attività (6.539 femmine e 7.050  maschi), mentre 887 (il 6% circa) hanno abbandonato tutti i percorsi dei progetti. Alle iniziative  sono stati coinvolti  anche “target strumentali”, soggetti a  cui indirizzare formazione o interventi dedicati per  facilitare il raggiungimento degli obiettivi fissati dall’Europa contro la dispersione scolastica. Tra  questi,  in  Campania sono stati  individuati  2.102  genitori  (86,3%  madri,  13,7%  padri),1.602  docenti e 13 operatori del personale non  docente. Le reti  di scuole coinvolte hanno scelto come elementi principali su  cui intervenire la riduzione della disaffezione  scolastica,  delle  ripetenze e  il  miglioramento  delle  competenze  di  base in  italiano   e matematica.  Per  rilevare   il  miglioramento  raggiunto  nei  percorsi  formativi   sono stati  scelti  quindi indicatori quantitativi, come la percentuale di assenza, il passaggio alla classe successiva, la votazione curricolare in italiano e in matematica.I  miglioramenti più  evidenti si sono verificati sul versante della  frequenza scolastica. Il  94,5%  degli studenti monitorati, infatti, non  ha  interrotto la frequenza scolastica e  l’88,1% è  passato alla  classe successiva, rilevando una  forte  riduzione del  rischio  di abbandono  scolastico dei  ragazzi che  hanno partecipato ai percorsi. Hanno mostrato minor  successo gli indicatori relativi alla valutazione nelle varie discipline; all’ultimo posto quelli riguardanti il  coinvolgimento delle  famiglie.  Se  gli interventi hanno contribuito al  raggiungimento,  nelle scuole monitorate,  dell’obiettivo  europeo di  ridurre il  tasso  di abbandono  scolastico precoce sotto il  10%,  è  evidente la  difficoltà  a  intervenire  con  successo  sul miglioramento  delle  competenze di  base degli  studenti. Un  dato,   questo, che  nel  tempo inciderà inevitabilmente  sul  conseguimento di  uno  dei  parametri  previsti  dalla  Commissione Europea per  il settore Istruzione, ossia  l’aumento al 40%  della  soglia  dei  giovani  30-34enni in possesso di un  titolo universitario.  Per  innalzare questa quota percentuale sarà dunque necessario intervenire  con  azioni specifiche  sul   sistema  della  scuola  primaria  e   secondaria,  oltre   che   sulla   qualità  dell’istruzione superiore. Il “Rapporto di monitoraggio e analisi dei prototipi di intervento territoriale” è stato curato da Patrizia Lotti e Valentina  Pedani dell’Indire.