Bergoglio e Bagnasco: volti opposti della Chiesa

Amedeo Tesauro

Papa Francesco, si sa, non è uomo che si tira indietro di fronte alle questioni scottanti. Più interessato alla situazione reale che ai dogmi, Bergoglio ha disseminato in questi tre anni di pontificato opinioni forti con cui la politica internazionale ha dovuto fare i conti. Solo pochi mesi fa le sue posizioni sui migranti lo avevano condotto allo scontro frontale col candidato repubblicano Donald Trump, punzecchiato dalla dura massima per cui «chi vuole muri non è cristiano»; il magnate aveva accusato il Papa di fare politica, salvo poi fare marcia indietro ritenendo che uno scontro col pontefice fosse troppo perfino per lui. Pochi giorni fa Bergoglio è tornato a parlare a ruota libera in un’intervista al quotidiano francese La Croix, esprimendosi sui temi di politica internazionale, Islam e laicità nello stato. Ancora una volta porte aperte ai migranti e all’integrazione, denuncia delle situazioni critiche nei paesi più poveri, perfino una notevolissima critica dell’imposizione forzata del modello di democrazia occidentale in luoghi come l’Iraq, lì dove sarebbe stata necessaria una maggiore accortezza. Parole poi per il rapporto tra Stato e Chiesa, con riferimento in particolare allo stato francese “troppo laico” a suo dire. Dichiarazioni interessanti dato chi le pronuncia, segno di una precisa volontà di rapportare l’istituzione che presenta al mondo reale evitando una chiusura totale. Del resto il pontificato di Bergoglio, fin dai primissimi momenti, è stato da un lato incentrato a riconquistare l’affetto dei fedeli reduci dal papato di un teologo poco incline a scaldare i cuori come Joseph Ratzinger, dall’altro mirato a restituire un volto più umano anche all’esterno, meno dogmatico e più in linea con la Chiesa delle origini (quella dei poveri e dei bisognosi) che con quella ricca e avida di potere che ha attraversato i secoli. Buoni propositi che il Papa manda avanti con sagacia, la stessa che non supporta evidentemente il cardinal Bagnasco, tutto preso in una fervida battaglia ideologica che mette in luce proprio quel lato austero e fuori dal mondo contro cui cozza l’operazione di Francesco. Bergoglio sulle unioni civili si è mosso con cautela, chiedendo sì l’obbligo di coscienza per i sindaci ma non lanciandosi in sparate politiche, e anzi pare stia studiando (secondo quanto riferito dal cardinale americano Timothy Dolan) i motivi e le ragioni che hanno portato alcuni stati a riconoscerle piuttosto che liquidarle velocemente con un rifiuto. Il Papa vuole quantomeno capire, e se ci aggiungiamo altre dichiarazioni passate (tra cui la celebre “se una persona è gay e cerca il Signore e ha buona volontà, ma chi sono io per giudicarla?” che fece il giro del mondo), va riconosciuta al pontefice la volontà di evitare un muro contro muro sul tema. Bergoglio vuole il dialogo, Bagnasco lo scontro aperto, Bergoglio rappresenta una tendenza nella Chiesa che tenta di vivere nel suo tempo e desidera comprendere le ragioni di tanto astio nei confronti dell’istituzione, Bagnasco è invece la perfetta incarnazione del membro del clero più interessato al potere di incidere nella sfera pubblica che ai fedeli.