Svegliati Italia! Svegliati Sud!

Giuseppe Lembo

La gente italiana è in allarme rosso; tanto, per il lavoro che non c’è; tanto, per una diffusa dismissione italiana; tanto, per una delocalizzazione delle attività produttive italiane, non più industrialmente compatibili con il sistema Italia, un sistema dominato dalle amare caratteristiche dei sepolcri imbiancati. Gli italiani non sono assolutamente campioni di futuro; tanto non per capriccio, ma perché mancano le condizioni per esserlo. Gli italiani sempre più avvitati su se stessi, soffrono di solitudine per la loro triste e disumana condizione, purtroppo, destinata ad aggravarsi nel tempo. Tanto, per il lavoro che non c’è; tanto e soprattutto, per una sofferta crisi giovanile, un mondo sempre più abbandonato a se stesso; tanto, per una crescita diffusa delle povertà, in tutte le diverse realtà italiane e tragicamente al Sud, dove manca anche la sola speranza di un futuro possibile. Tanto, tra l’altro, per una crescente crisi di valori nella società, nella famiglia e da ultimo, nella persona che, in solitudine, è sempre più indifferente a tutto ed a tutti, del proprio vivere sociale. Scenari tristi quelli che caratterizzano l’Italia, un Paese dove non si crede più a niente; dove c’è un profondo vuoto umano, culturale e politico. Purtroppo non esistono aggregazioni utili al buon funzionamento del sociale italiano; tutto e sempre più, si va cancellando, con un fare di grande simpatia per l’Italia dismessa; per un’Italia tragicamente dismessa sul piano economico-sociale oltre che politico. Siamo ad un’Italia che invecchia; ad un’Italia dalle culle vuote; ad un’Italia confusa che, con falso buonismo a parole e solo a parole, si assume le responsabilità per tutto e per tutti, tradendo di fatto tutto e tutti, con un accanimento fortemente disumano soprattutto nei confronti dei più deboli che, pur non facendocela più a campare, vengono comunque tartassati da tasse e balzelli, dal centro alla periferia e vengono sempre meno garantiti nei servizi alla persona che, a parte il lavoro, riguardano sempre più da vicino il sociale italiano e la salute, un diritto ormai sempre più negato, soprattutto agli anziani d’Italia, considerati, per essere andati oltre le attese di vita, un peso insopportabile per il futuro italiano. La pesante croce italiana di tagli, nuove tasse, nuove povertà e di una crescente e diffusa condizione di non lavoro, è il concreto simbolo del “calvario” di un Paese che, ormai stanco, grida a se stesso, basta. Grida basta alla sopportazione delle tante disumane ingiustizie italiane che fanno male, tanto male all’insieme italiano, un insieme ormai incapace di agire e reagire, al fine di cambiare rotta e di pensare positivamente al bene comune, un bene italiano, assolutamente negato agli italiani onesti, da parte di chi pensa all’Italia, come solo mondo del “potere” e dei “privilegi” italiani dei più forti sui più deboli. Per cambiare, prima di tutto, dobbiamo saperci conoscere a fondo; dobbiamo pensare intelligentemente ad un IO italiano capace di diventare NOI, per un insieme capace di diventare, così come necessario, insieme italiano solidale ed attento agli altri. Dobbiamo saper guardare la nostra bella Italia allo specchio; non può assolutamente riflettere un’immagine di bellezza italiana con un mondo di gravi sofferenze umane fatte di povertà diffuse (sono ben 7 su cento gli italiani poveri; la metà viene dal Sud). Nel 2014 il pianeta povertà d’Italia ha registrato  una popolazione, come da dati ISTAT, di 1 milione 470 mila famiglie povere; tanto, per un totale di 4 milioni e 102 mila cittadini italiani. Il fenomeno, in modo crescente, è diffuso soprattutto nel Mezzogiorno, dove le famiglie in povertà assoluta, per endemica mancanza di lavoro, aggravata da un grave malessere italiano umano, sociale ed economico, sono ben 704 mila (dati 2014) pari all’8,6% del totale. Al Sud i livelli più elevati ed aggressivi di povertà assoluta, con una popolazione di 1,9% di individui poveri, si registrano tra le famiglie con cinque o più componenti (16,4%) e soprattutto se coppie con tre o più figli (16%). L’incidenza della povertà assoluta diminuisce con l’aumento del titolo di studio; l’incidenza è quasi un terzo tra chi è diplomato e chi ha solo la licenza elementare. La povertà assoluta, così come dai dati ISTAT 2014 è assolutamente marginale nelle famiglie ad alta istruzione. Il 9,7% è l’indice di povertà che riguarda le famiglie di operai; il valore più alto in assoluto (16,2%) è tra le persone senza lavoro. La mancata occupazione va cancellando, soprattutto al Sud, il futuro di tanti che, cammin facendo, disperati e soli con se stessi, perdono anche la speranza di un mondo migliore; di un mondo umanamente migliore e più giusto. In questo quadro di sofferto malessere italiano, c’è una povertà fortemente diffusa soprattutto tra le famiglie composte di soli stranieri. Nel Paese Italia, il sofferto mondo della povertà diffusa, ben 571 mila nuclei familiari, appartengono a famiglie con minori (8,4%). I minori tragicamente coinvolti dal mondo della crescente povertà italiana, sono 1 milione e 45 mila (il 10% di quelli residenti nel nostro Paese). Sono 50 mila, tra l’altro, le persone senza fissa dimora; oltre la metà (56%) vive al Nord. Il triste popolo dei senza fissa dimora è formato soprattutto da uomini (85,7%) e da stranieri (58,2%). Si tratta di umanità sofferenti abbandonate a se stesse, prevalentemente con un basso titolo di studio. Scenari italiani di sofferta tristezza! Scenari che, purtroppo, non promettono niente, ma proprio niente di buono!