Salerno: Radicali, Salzano su legalizzazione droga

Mi capita ancora spesso di leggere titoli su giornali locali e nazionali, sevizi nei notiziari, approfondimenti in trasmissioni e talk show, con titoli roboanti del tipo: “Noooooooooooo alla droga in discoteca”, così da lasciarla liberamente proibita per la libera vendita di quelli onestissimi imprenditori calabresi, soci di altrettanti galantuomini colombiani, per i quali diventa sempre molto più facile reinvestire esentasse in tutti i settori dell’economia cosiddetta legale …Il caso ha voluto che proprio quando abbiamo presentato in città la nostra proposta di legge per legalizzare “La Maria”,contemporaneamente si procedeva a Roma al sequestro di società finanziate da proventi di attività illecite: la prostituzione, lo spaccio di droga, comprese quelle cosiddette leggere, cioè le non-droghe, così come classificate dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, contrariamente a quello che prevede una legislazione italiana proibizionista, che punisce il possesso dei derivati della “cannabis indica”anche e persino con il carcere, quando sono note da sempre le proprietà terapeutiche e curative. Chi sa che non ve né siano d’imprenditori con questo “know how” di cui sopra nella nostra città…Un’idea, suggerirei un’inchiesta al tuo giornale, certo che a Salerno si aprono e si chiudono attività con troppa rapidità…Quali le provenienze dei finanziamenti di queste aperture? Perché mai poi le rapide chiusure? Lavanderie forse? Quando poi compaiono sulla scena i professionisti del proibizionismo, quelli che pensano bene e sono gente per bene, appunto i cosiddetti seri professionisti del “Noooooooooo alle droghe”, lì diventa fertile quella complicità spesso indiretta, dettata da un perbenismo fallimentare, spesso gonfio di un fariseo moralismo becero, che rende il terreno pronto a queste operazioni di criminali senza scrupoli. Quando poi invece ti trovi di fronte a due relazioni annuali pressoché identiche (2015 e 2016) della Direzione Nazionale Antimafia, entrambe chi sa come sconfessate dal suo Procuratore Nazionale, in cui si fa appello appunto al legislatore, affinché possa intervenire urgentemente con politiche antiproibizioniste, non solo perché il proibizionismo ha fallito da decenni il suo obiettivo, ma perché ha prodotto altresì l’aumento esponenziale del fatturato delle cosche calabresi, le più potenti e spietate, capaci con la conseguente attività di riciclaggio di condizionare e asservire in questo momento di crisi asfissiante intere e fiorenti economie legali sia in Europa che nel resto del mondo. Allora è evidente che ti trovi davanti complicità attive e partecipate, di un legislatore sordo e di una classe dirigente compiacente, se non addirittura in alcuni casi socia in affari, che insieme ai seri professionisti di sopra, costituiscono quella griglia di effettiva e fattiva complicità, che il nostro Leonardo Sciascia definì nel suo famoso editoriale comparso più di trent’anni sul Corriere della Sera:  “ i professionisti dell’antimafia”. Da allora di tutto è cambiato, affinché nulla realmente possa veramente cambiare, come sosteneva un altro grande siciliano. La speranza invece è in una legge d’iniziativa del corpo elettorale, storicamente più avanzato di questa classe dirigente corrotta e partitocratica, come ci ha sempre dimostrato Marco Pannella. Che possa appunto iniziare a regolamentare la produzione, consumo e commercio della cannabis e dei suoi derivati, così da dividerne il mercato con le droghe, da sempre pericolosamente in commistione, su cui cocciutamente noi radicali per l’ennesima volta dallo scorso 20 aprile abbiamo iniziato a raccogliere le firme.

Donato Salzano