Referendum bocciato, senza quorum!

di Rita Occidente Lupo

Una febbrile nottata, per lo spoglio referendario sulle trivelle, in cui richiesta l’abrogazione parziale di norme relative alla durata delle trivellazioni in mare, abrogazione art. 6, comma 17, terzo periodo, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 (Norme in materia ambientale). Un’unica giornata per esprimere il proprio assenso o dissenso, dalle ore 7,00 alle 23,00 di ieri. Chiamati al voto circa 47 milioni di italiani, che hanno guardato volentieri alla splendida giornata primaverile, ammiccante gite fuori porta ed escursioni,. La paura dell’astensionismo, alla luce già delle prime proiezioni della tarda mattinata, sovrana! Infatti, al di là della Basilicata e della Puglia, regioni con maggior afflusso alle urne, il Referendum bocciato perchè non partecipato! Per la validità del suffragio, oltre il 50% dei votanti più uno, flop: solo 15 milioni, il 32% ha votato, perchè i cittadini non si son recati alle urne sia per il contenuto farraginoso del testo, sia perchè insistente l’invito a disertare le urne, sia perchè discussa la durata delle concessioni,  non compresa, per un’errata e superficiale informazione.  Voluto da nove regioni (Basilicata, Calabria, Campania, Liguria, Marche, Molise, Puglia, Sardegna, Veneto) preoccupate degli effetti climatici negativi, in termini di ricadute,  su ambiente e  turismo, il quesito interrogante sull’abrogazione normativa, introdotta con l’ultima legge di Stabilità, che consente alle società petrolifere di cercare ed estrarre gas e petrolio, entro le 12 miglia marine dalla costa, senza limiti di tempo alla durata delle concessioni, cioè sino all’esaurimento del giacimento. Comunemente appellato delle trivelle, sintetizzando con tale termine il complesso di operazioni dalla perforazione dei pozzi di ricerca, a quelle dei pozzi di produzione, dalla realizzazione di gasdotti e oleodotti, all’installazione di piattaforme petrolifere, il quesito referendario, inerente  alla durata di vita utile del giacimento, nel rispetto degli standard di sicurezza e di salvaguardia ambientale.  Il SI, per l’approvazione, una volta superato il quorum. In campo, numerose associazioni ambientaliste e schieramenti politici, dimidiati sulle posizioni, per alcuni: per alcuni, progresso identificato con sviluppo e pertanto contrari, contrariamente ai fautori del SI, assertori della coerenza con gli impegni assunti alla recente Conferenza sui Cambiamenti Climatici di Parigi. Ora, con un’altra notevole spesa dell’erario nazionale, impazza la polemica sul perchè del fallimento e sul da farsi a riguardo, per tutelare l’ambiente, che sta a cuore tanti, che alle urne hanno crociato la scheda gialla, per esprimere il proprio parere democratico.