Diritto alla Salute: quale verità?

Giuseppe Lembo

Il “diritto alla salute”, da diritto garantito, sta sempre più diventando nel Bel Paese, ormai da tanti definito il Paese della “pessima Italia”, un “diritto” sempre più negato; un diritto di carta, di fatto cancellato. Tanto, soprattutto al Sud dove, a vista d’occhio, cresce disumanamente anche la dismissione del fondamentale “diritto alla salute”; dove aumentano i viaggi della speranza con una crescente migrazione verso il Nord, essendo i territori meridionali, sempre più territori di malasanità per cui in forte crisi di salute garantita, essendo ormai sempre più incapaci per mali endemici da sistema di tutelare la salute di tutti i cittadini, anche nelle più diverse situazioni emergenziali di vita; tanto, per tutti, senza differenza di età e/o di provenienza censuale, umana e territoriale. La sanità-diritto nel nostro Paese è legata al welfare di un benessere italiano che oggi non c’è più; oggi, come non mai prima, il sistema sanitario di funzionamento sull’intero territorio nazionale, è in una grave crisi; coinvolge, prima di tutto e soprattutto, il mondo meridionale, dove cresce il disagio umano e dove crescono altrettanto ed in modo preoccupante, i rischi per la salute dei cittadini, non più garantiti e tutelati nel loro diritto alla salute, un diritto italiano sempre più di carta. Un diritto sempre più negato da un sistema sanitario che, in maniera crescente, si va collassando e non riesce a dare le dovute ed umane risposte di salute al cittadino ammalato, tra l’altro, disumanamente sempre più indifferente al mondo della sanità come sistema di cura che, quando va proprio bene riesce a dare le frettolose risposte medico – farmacologiche ed ospedaliere per le sole cure delle malattie,contravvenendo, così facendo, in termini concreti, al mancato diritto alla salute ed a quanto stabilito dalla Costituzione italiana, approvata dall’Assemblea Costituente il 22 dicembre 1947 ed entrata in vigore il 1 gennaio 1948, che nei rapporti fra lo Stato ed i cittadini, a questi ultimi, oltre al fondamentale diritto alla libertà, venivano riconosciuti in maniera altrettanto concreta anche i fondamentali diritti sociali propri della vita dell’uomo; tanto, prima di tutto a tutela della persona umana e della salute. I primi 12 articoli della Costituzione (la dignità della persona, il diritto al lavoro, l’eguaglianza nella libertà di culto tra tutte le religioni, il ripudio della guerre ed altri ancora), oggi sono articoli ormai dismessi, in quanto non più concretamente attenti al cittadino; sono, purtroppo, sempre più, gli articoli di una Costituzione di fatto ammalata e sempre più cancellata; di una Costituzione mortalmente di carta, indifferente al cittadino italiano, sempre più abbandonato a se stesso; sempre più, dai diritti negati. Non serve, purtroppo, a niente il rendersi protagonista di un augurium salutis, per la propria salute, un bene considerato come diritto della persona ed ancor meno serve fare proprio l’augurium  maximum a favore di tutta la collettività o più oltre, l’invocazione della salus generis humanis. L’Italia dismessa, soprattutto nelle sue parti più deboli e del Sud in particolare, una parte sempre più indifferente all’Italia che conta, non si sente assolutamente garante della vita degli italiani; non si sente, come dovuto, di garantire un sistema con il massimo dell’efficienza per la salute di tutti i cittadini, nessuno escluso, garantendogli così, tra l’altro ed in senso pieno, la dignità e le nobili caratteristiche di uomo della Terra. Al Sud, ma anche in gran parte d’Italia, si dà poco, assolutamente poco peso, alla prevenzione ed al suo importante ruolo per evitare i danni della malattia degenerativa. Il caos sanità o ancora peggio le tante scene disumanamente apocalittiche, al Nord come al Sud, proprio non fanno bene ad una società, fondata sui diritti della persona e prima di tutto, sul sacro diritto umano della vita dell’uomo; se trascurato, come avviene sempre più spesso nel nostro Paese, non aiuta il cammino dell’uomo che in Italia e soprattutto al Sud, vive in crescenti condizioni di grave e diffuso disagio umano. Vive, come ci ricorda la studiosa Chiara Saraceno, in una condizione di povertà diffusa. La povertà italiana per la Saraceno rappresenta una vera e propria emergenza sociale; un’emergenza ben visibile soprattutto nel mondo meridionale e nel mondo dei tanti giovani italiani sempre più in crisi; sempre più disorientati di fronte al futuro che è visto senza speranza; che da tanti è considerato un futuro negato.