Fisciano: Penta, monumento caduti Grande Guerra nel degrado

Anna Maria Noia

I residenti della frazione Penta stigmatizzano le condizioni di incuria e degrado in cui versa – a loro parere – il monumento ai caduti della prima guerra mondiale: la “grande guerra”! Un manufatto, quello in piazza  Giacomo Matteotti, risalente agli anni ’20  e protagonista di una lunga e gloriosa storia; la struttura è datata 24 maggio 1921 (la guerra è iniziata nel 1915 e si è conclusa nel 1918) e ricorda i Fiscianesi deceduti per servire la Patria. I Pentani lamentano – sono proprie parole – il fatto che i nomi sulle lapidi sono ormai illeggibili, corrosi dal tempo, e che le lampade votive sono perennemente spente. Il pensionato Matteo Picarella costituisce un esempio di cittadinanza attiva, nel prendersi cura del giardinetto adiacente l’area; anche Vincenzo Sica, medico internista vicino alle esigenze della comunità pentana, ha garantito il suo impegno per la risoluzione della criticità. È nelle intenzioni di Sica contattare il commissario prefettizio Giuseppe Forlenza – alla guida del Comune di Fisciano – affinché prenda atto di tali istanze. Curiosa è la nascita dell’opera; come emerge dalle ricerche effettuate – anni fa – dal circolo “Incontro” di Penta, in collaborazione con lo scomparso storico Gino Noia, essa opera è stata progettata dal generale dell’esercito ed ingegnere pentano Raffaele Ianniello. Costui si occupò anche di realizzare, proprio materialmente, il monumento, numerandone i pezzi e dando disposizione su come assemblare gli stessi blocchi di pietra poiché egli si trovava al fronte. Il complesso possedeva delle rocce con il sangue sparso dai soldati nei combattimenti; vi era anche la statua della Vittoria alata, scolpita da Coulotte, ormai mutilata e vandalizzata. Il circolo “Incontro” propose in quell’occasione un “referendum” per sondare l’opinione – non solo dei Pentani, ma anche di cittadini irnini e/o di zone limitrofe – in merito al rifacimento della piazza. I più si schierarono a favore dell’assetto tradizionale, ma ciò non bastò e si decise per il restyling. Ora emergono più che mai le criticità del caso, che si acuiscono quando i monumenti sembrano (o sono realmente) abbandonati (a sé stessi e dalle istituzioni) e vituperati dalla frenetica vita quotidiana. È il caso, anche, della tomba di Ovidio Serino – garibaldino di Mercato S. Severino, nato nella frazione Carifi – che pure è male in arnese al civico cimitero dell’altra frazione Costa. Uno “sfregio” al senso del dovere di questo illustre concittadino, che le cronache locali pare non ricordino mai adeguatamente.